Kiss: il rock'n'roll circus a Torino - La recensione del concerto
Coriandoli, botti, giochi di luce megaschermi e hit: la band americana conquista ancora una volta i fan italiani
Quello dei Kiss è uno spettacolo senza tempo. E, a onor del vero, anche senza cambiamenti epocali tra un tour e l'altro. Un dettaglio che non scoraggia lo zoccolo duro degli appassionati (a Torino però non c'era il sold out).
La frase di rito, You want the best you got the best... The hottest band in the world, Kiss, è come sempre l'incipit dello spettacolo che ancora una volta inizia con Deuce uno dei classici della band tratto dal primo disco. Segue Shout it ut loud da Destroyer e poi ancora, in ordine sparso, Lick it up, I Love it loud, Say Yeah da Sonic Boom, Firehouse, Crazy crazy night.
Conoscono bene l'arte del rock show e i suoi riti, i Kiss. Peccato che la voce di Paul Stanley non graffi più come un tempo. Detto questo, lo spettacolo viaggia come un treno nel segno di un sound che è diventato un marchio di fabbrica. Tutto l'apparato scenografico è come sempre spettacolare e grandioso. Gene fa il mangiafuoco, poi sputa sangue e infine viene issato sul tetto del palco prima di God of Thunder. Paul Stanley vola sopra il pubblico sulle note di Psycho Circus e Tommy Thayer spara razzi dalla sua chitarra dopo Shock me. I presenti gradiscono, cantano e applaudono. Pochi fan sono fedeli nei secoli come quelli della Kiss Army.
Resta un unico rammarico, quello per la scaletta che sostanzialmente non si rinnova (fatta eccezione per qualche minima variante). Unica vera novità, una vibrante versione di Flaming Youth, un gran pezzo eseguito raramente in concerto. Basterebbe inserire qualche chicca come Plaster Caster, Hide your heart, I da The Elder o anche qualche pezzo dagli album solisti di Simmons e Stanley (Radioactive, Tonight you belong to me, per esempio) e lo show perderebbe quel sapore di deja vu. Chiudono trionfalmenteI was made for lovin'you e Detroit Rock City. Immancabili...