Kraftwerk, una storia contemporanea
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Musica

Kraftwerk, una storia contemporanea

La biografia del gruppo musicale tedesco. Sperimentale, avanguardista, attuale. Forse, eterno

Si intitola Kraftwerk Publikation. Una biografia di David Buckley il libro sul gruppo tedesco uscito per Arcana. Raccoglie interviste esclusive con gli ex membri del gruppo e con altri artisti, designer, scrittori, artisti e persone del music business che raccontano di quanto i Kraftwerk siano stati originali e avanguardisti. Ma soprattutto di quanto lo siano ancora oggi. Influenze sui musicisti successivi inclusi. Tanto da potersi considerare (quasi) eterni.

Ecco un estratto dal libro (capitolo 8.8)

Tanta parte di questa musica moderna che esiste in questo continuum decontestualizzato di suono mostra la mano nascosta dei Kraftwerk. È presente nei robot spaziali che marciano nel video dei Daft Punk Around The World del 1997; nei ritmi di synth dei Röyksopp con Robyn nella loro canzone d’amore The Girl And The Robot del 2009; nella gioia di restare nello stesso punto del classico dance di Little Boots del 2008 Stuck On Repeat; e nei ritmi tesi e le voci al vocoder del singolo del 1999 dei Chemical Brothers Music: Response. Alcuni gruppi prendono in prestito tematiche, altri direttamente le melodie. Chris Martin dei Coldplay scrisse una lettera a Ralf Hutter nel suo miglior tedesco da liceo per chiedere, molto gentilmente, il permesso di usare la melodia di Computer Love in una canzone intitolata Talk sul loro album X & Y. Ralf accettò, una delle poche volte che si sia convinto a farlo. L’appropriazione dei Coldplay è significativa. Dimostra che la statura dei Kraftwerk si estende ben oltre i generi della dance e della techno. Si ritrova l’eco dei Kraftwerk (oltre che dei Can, degli Harmonia, dei Cluster e dei Neu!) nella musica di molti artisti rock.

Perché? Perché è musica che non ha ancora esaurito il suo potenziale. Suona ancora strana e, ancor più importante, flessibile. La pulsazione del ritmo “motorik”, o la purezza delle melodie dei Kraftwerk, esprimono ancora una credibilità e un prestigio che significano avventura e modernismo. È musica che non suona completa (al contrario di tanto rock, blues, folk e country che sembrano la fine, non l’inizio di una storia) e così è facile connettersi, usarla come base di partenza e condurla in nuove stimolanti direzioni. I Primal Scream l’hanno fatto con Autobahn ’66 sul loro album del 2002 EVIL HEAT. Anche Auf Achse dei Franz Ferdinand dal loro debutto del 2004 possiede lo spirito del “motorik”. Le melodie e i ritmi inconsueti che si trovano in OK COMPUTER, KID A e AMNESIAC dei Radiohead proseguono in questa tradizione di prendersi dei rischi. (...)

La musica dei Kraftwerk è sempre piaciuta anche ai bambini, non solo per la sua semplicità e la  purezza delle sue melodie, ma anche nei temi. Con canzoni che parlano di robot, treni, macchine, biciclette e computer, per non parlare dei laboratori spaziali, delle elencazioni dei numeri e dei “Boing!”, il repertorio dei Kraftwerk è affascinante per chi ha meno di cinque anni.

(...) Un servizio di Mtv sosteneva che il 92 per cento di tutte le canzoni passate dalla Top 10 americana di «Billboard» nel 2009 conteneva quelli che chiamavano “messaggi riproduttivi”. Il pop e il rock sono sempre stati tradizionalmente ossessionati da amore, romanticismo, corteggiamento e sesso. Non è così con i Kraftwerk. “Anche quando sono a briglia sciolta, c’è una delicatezza, persino un’ingenuità nella musica dei Kraftwerk(...)”, scrive Kiran Sande. “Per tutta la loro carriera sono stati eletti a cantare i piaceri più innocenti e francamente più da nerd: viaggi in treno, ciclismo, sintonizzazioni sulle onde radio, cose di questo tipo. (...) Se si guarda alle loro prime registrazioni, è come se avessero aiutato l’era digitale a plasmarsi, con l’annessa incorporeità e anonimità”. (...)

I Kraftwerk, ora ridotti a un solo membro originale, sono diventati sempre meno una band e sempre più un’idea. Va detto che il concettualista, il genio dietro gran parte dei Kraftwerk, la persona di Ralf Hütter, è stato un unico individuo che ha continuato a far avanzare la storia dei Kraftwerk. (...) «Un aspetto centrale mi colpì a Manchester, all’inizio della performance al Festival quando ho visto quattro ombre dietro a uno schermo. Ho pensato: “Chi sono queste persone?”. Perché sapevo che Ralf fosse l’unico membro originale, ma poi ho pensato: importa veramente? Non potrebbe esserci sempre qualcuno che è i Kraftwerk? (...)». Nel 2003 fu chiesto a Ralf se i Kraftwerk fossero diventati immortali. La sua risposta fu chiara, e, forse anche un po’ agghiacciante. «In un certo senso, . In Germania c’è un detto: Ewig währt am längsten, l’eternità dura di più».

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Micol De Pas