La «bufala» del divorzio online
Tra le fake news nell'epoca del Covid c'è anche quella della possibilità di divorziare dal computer. Ma non è così
E' possibile in epoca Covid, separarsi on-line?
E' un quesito che mi hanno posto alcune persone. Ammetto di avere avuto un sussulto paralizzante prima di rispondere che ovviamente non era possibile. Vuoi che nelle migliaia di pagine di decreti e protocolli di Tribunali e Ordini professionali che in poco più di due mesi ci hanno sommerso con mille dubbi interpretativi e di coordinamento, mi sia persa qualcosa?
Ma, compulsando il cellulare, subito si è svelato l'arcano: "In tempo di coronavirus la separazione è anche on-line", recita un articolo rimbalzato su più siti di divulgazione generalisti.
Facciamo una premessa: leggere solo il titolo delle notizie è garanzia di fraintendimento. I titoli sono elaborati con il fine studiato di catturare l'attenzione, fornire uno 'spot' al lettore, invogliarlo ad andare fino in fondo dell'articolo.
A loro volta le notizie pubblicate su siti o giornali condensano - il più delle volte - la sostanza alla fine, per creare una sorta di suspense e indurre il lettore ad arrivare fino alla conclusione.
Chi si ferma al titolo è perduto e fa un danno doppio, quello di diffondere una fake-news che non ha minimamente costrutto, creando leggende metropolitane di cui si abbeverano i creduloni.
In tempi di coronavirus sia i singoli Tribunali sia il Consiglio Nazionale Forense hanno emanato protocolli e linee guida che prescrivono l'utilizzo di strumenti telematici per il deposito degli atti di separazione, divorzio ed altri ricorsi del diritto di famiglia.
Strumenti che già c'erano, che già venivano utilizzati dagli avvocati, che già regolavano il processo solo che, di questi tempi, eliminando il contatto tra legale e cancelleria, lo spostamento in città e tra città per il deposito degli atti, queste modalità appaiono di gran lunga preferibili, se non addirittura obbligatorie per non favorire i contagi.
Cambia solo la modalità di tenere le udienze, non più connotate dalla presenza dell'avvocato (magari accompagnato da praticanti e tirocinanti) e della parte dinnanzi al Giudice in carne ed ossa, ma virtuali, più spesso in forma scritta (attraverso l'invio delle conclusioni d'udienza) o anche - per quelle realtà che lo prevedono - in conference call.
Certo che se però il distratto lettore si ferma al titolo e già prefigura di inviare alla moglie un modulo che sigli la rottura e dia ufficialità alla separazione, di cosa vogliamo parlare?
Sarebbe come prendere la nostra millenaria tradizione di diritto romano e farne combustibile per il camino, una riedizione occidentale del ripudio islamico, con il marito che pronuncia tre volte "talaq" (io divorzio da te) ed è bell'è fatta.
Spiace, ma qui, grazie al Cielo, non funziona così e non esiste uno smart-working della separazione e del divorzio, che continuano a seguire procedure complesse filtrate e monitorate dall'Autorità Giudiziaria, non da Windows o Google.
Info: Avvocati divorzisti Milano
Per richieste: segreteria@danielamissaglia.com
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