La crepa: viaggio ai confini dell'Europa
Il reportage narrativo del giornalista Guillermo Abril e del fotografo Carlos Spottorno racconta le ferite dell'Europa a partire dalle sue frontiere
Foto, grandi, a tutta o a mezza pagina, e un racconto fitto di parole ad accompagnarle: è la forma più comune del reportage. Ma cosa succede quando si scardina il confine tra generi (e “confine” in questo caso non è termine solo metaforico) e si mescola il reportage con il graphic novel e con una forma narrativa che non ha mai goduto dignità alcuna come il fotoromanzo? Si ottiene La crepa, sbalorditivo ibrido narrativo creato dal giornalista Guillermo Abril e dal fotografo Carlos Spottorno, dopo due anni trascorsi viaggiando ai confini dell’Europa per un giornale spagnolo.
Da Lampedusa a Kaliningrad
Abril e Spottorno partono verso le frontiere dell’Europa per conto del Paìs Semanal; cominciano da Melilla, enclave spagnola in Marocco. Si trovano in una città blindata, stretta tra alti muri ricoperti di filo spinato, che i migranti, accampati in un bosco poco distante, sperano di superare: al di là è già Europa. Se quella di Mellila sembra una situazione disperata, gli altri confini sono in realtà ben peggiori, soprattutto andando avanti nei mesi, con l’acuirsi della crisi migratoria e la progressiva chiusura delle frontiere.
C’è il confine tra Turchia, Grecia e Bulgaria, ad esempio, puntellato da campi per i profughi inespugnabili fosse anche solo da una macchina fotografica. Oppure quello tra Croazia, Ungheria e Serbia, dove i migranti si accalcano attorno alle stazioni. C’è Lampedusa e c’è il Mar Mediterraneo, una frontiera naturale che è diventata un enorme e terrificante cimitero. Qui Guillermo e Abril riescono a partecipare a un’operazione di salvataggio di Mare Nostrum (è il 2014) a bordo di una fregata. Quella che vedono è un’azione di successo, ma sappiamo che le cose non vanno sempre così, soprattutto da quando, alla fine dello stesso anno, Mare Nostrum è stato abolito.
La seconda parte della Crepa, invece, è dedicata a un altro tipo di frontiere. Quelle del nord, dove sono in atto una serie di mobilitazioni militari – tutte volte a proteggersi dalla forza bellica russa – delle cui conseguenze forse non siamo così pienamente consapevoli. Sono le frontiere di Lituania e Polonia, che confinano con Kaliningrad, sbocco russo sul Baltico nel cuore dell’Europa, un tempo città universitaria e terra di filosofi e ora aggressiva fortezza ultra militarizzata. Abril e Spottorno partecipano alle esercitazioni militari della NATO; esercitazioni simili a quelle che avvengono ancora più al nord, oltre il circolo polare artico, in Finlandia. Qui, tra i ghiacci, convivono l’accoglienza delle ONG che si occupano dei numerosi profughi arrivati nella speranza di trovare una nuova casa, e gli addestramenti militari in condizioni estreme, a -30 gradi.
Di cosa parliamo quando parliamo di Europa
È questa, insomma, la “crepa” del titolo, una metafora che Spottorno e Abril ricompongono di confine in confine, a sud, dove profughi e migranti tentano di superare i muri e il mare per entrare in Europa, e a nord, dove la minaccia militare della Russia è qualcosa di estremamente tangibile. Più nascosto, forse, ma sempre presente nelle righe dei dialoghi e la scelta delle foto, è il tema del lavoro giornalistico. L’avventura di frontiera di Spottorno e Abril è puntellata di divieti, di fotografie scattate di nascosto (eppure fondamentali tasselli interpretativi), di permessi negati e centri di accoglienza in cui non si può neppure entrare. Quello che il lettore respira è la costante e sottile diffidenza che Abril e Spottorno incontrano all’interno delle stesse istituzioni dell’Unione.
Trovare delle risposte, in queste condizioni, non è semplice, ma è fondamentale per capire l’Europa, capire l’Unione Europea e le sue responsabilità nella crisi dei migranti, i suoi sogni infranti e la ferita che si sta aprendo nel cuore del continente.
La crepa, così la definisce Fabio Geda nella prefazione, è un’esperienza estetica, umana ed etica. E, mi sembra, anche la proposta di un nuovo giornalismo, che pur nella ricerca di un nuovo tipo di fruizione non rinunci per questo alla complessità del racconto.
C. Spottorno, G. Abril
La crepa
Add Editore, 2017
171 pp., 28 euro