La Turandot di Puccini con la regia di Alfonso Signorini
Al 63esimo Festival Puccini di Torre del Lago il direttore di Chi, re dei salotti televisivi, si cimenta nella sua grande passione: la lirica
Se la sindrome di Stendhal può colpire l’udito, Alfonso Signorini l’ha avuta e per lui è stata una manna dal cielo. C'è un trauma iniziale, infatti, alla base del motivo per cui, a 53 anni, è diventato regista per la Turandot. “Era il 7 dicembre 1983, ho assistito a quell’opera la prima volta e mi ha steso”, racconta: “Letteralmente: sono svenuto durante il primo atto. Non ho mai superato il trauma, non ho più avuto il coraggio di ascoltarla. Ecco perché, dopo 34 anni, questa regia per me è una doppia sfida: stavolta o muoio o vinco”.
Alfonso Signorini regista d’opera è “quel” Alfonso Signorini, direttore di Chi, con la mano destra re dei salotti televisivi e con la sinistra autore di libri sulla lirica, come “Troppo fiera, troppo fragile”, dedicato a Maria Callas e quello in uscita sulla vita del compositore polacco Fryderyk Chopin accanto alla scrittrice George Sand: “Fryderyk e George, storia di due anime”.
Il bel canto, dice lui, è un’eredità dei nonni: “Si sono conosciuti in sanatorio, appena sono usciti lui ha portato lei a teatro e subito dopo le ha chiesto di sposarlo”. E così il 14 luglio, Signorini comincerà la sua carriera da regista d’opera, e che sia solo l’inizio di una carriera è la speranza del direttore d’orchestra Alberto Veronesi, esperto pucciniano (ha diretto tutte le opere del compositore lucchese e ha inciso per Deutsche Grammophon il disco “Puccini ritrovato”, con Placido Domingo e i Wiener Philharmoniker). Insieme, Signorini e Veronesi, inaugureranno il 63esimo festival Puccini di Torre del Lago (di cui Veronesi è anche direttore musicale), con repliche il 23 luglio, 4 e il 12 agosto.
Accanto a loro, per i costumi, ci sarà lo stilista Fausto Puglisi, classe 1976, siciliano, celebre per aver vestito pop star come Madonna, Jennifer Lopez, Kylie Minogue, e che arriva a un momento fondamentale per ogni stilista: “Fare teatro è il sogno di qualunque designer. Mischierò il pop con la musica classica, perché è l’unico modo per raggiungere il pubblico per intero”.
Lo spirito di servizio verso il pubblico di cui parla Puglisi è lo stesso spirito di servizio con cui Signorini dice di essersi avvicinato alla sua impresa da regista: “Bisogna entrare nell’opera in punta di piedi. Non amo quelle regie avanguardistiche in cui Violetta, in Traviata, muore di aids o overdose: sono riletture irrispettose. Per rendere grande il melodramma, per una remise en force dell’opera, bisogna fare uno spettacolo all’altezza di Puccini e della sua musica”. Vedremo cosa saprà regalare al pubblico pucciniano.