La verità, vi spiego, sull'amore. Il film - La recensione
Commedia sentimentale agrodolce con Ambra Angiolini e Carolina Crescentini, si ispira a blog e romanzo di Enrica Tesio, "guru" delle mamme italiane
Mamme single alla riscossa. Donne in crisi di nervi e uomini alla deriva. C’è tutto questo – e altro ancora – in La verità, vi spiego, sull’amore (nelle sale dal 30 marzo) di Max Croci, direttamente generato dal celebrato blog TiAsmo e dalla sua diramazione letteraria col romanzo che porta lo stesso titolo del film (ed. Mondadori). Entrambi frutto della creatività di Enrica Tesio, torinese che ha trasferito su internet e sulla pagina scritta i frammenti della sua vita ingarbugliata di madre che deve vedersela da sola, non solo con i figli da preservare ma anche col suo ex, con gli amici, coi genitori, con gli animali. Gestione complicata ma dinamica, (auto)ironica e corrosiva, capace di conquistare fama e seguaci (è stata definita “la blogger più letta dalle mamme italiane”). Portando adesso anche al cinema il suo rumoroso carico d’esistenza.
Primo: non rassegnarsi
La figura centrale la interpreta Dora (Ambra Angiolini), lasciata dal suo compagno Davide (Massimo Poggio) dopo un settennato di vita in comune e due figli sulle spalle, Pietro di cinque anni e Anna di uno. Ribaltone. Lavoro, scuola, corse di qua e di là, in un turbine che, sulle prime, sembra sopraffarla. Poi, a poco a poco, Dora decide, semplicemente, di non rassegnarsi alla débacle dei sentimenti . E con l’aiuto e la verve dell’amica Sara (Carolina Crescentini) arriva a chiarire a se stessa e agli altri, figli e genitori compresi (la mamma di lei, Mimi, è Pia Engleberth, quella di lui, Roberta, è Giuliana De Sio) la novità del suo ruolo rigenerato. A darle una mano c’è anche Simone (Edoardo Pesce), compagno di Sara – anche lì, però, rapporto abbastanza perturbato – assunto come desueto ma efficacissimo babysitter per i due ragazzini che con lui e con il ritrovato, pugnace equilibrio di Dora, possono prendere le distanze (specie il più consapevole Pietro) dai guasti di una relazione andata a male.
I sentimenti sempre al centro
Nel finale agrodolce e certo non risolutivo si configura il concetto che l’amore, tutto sommato e anche quando sembra arrivare in modo speciale, è una fregatura. L’amore, però, pure quando ha connotazione calamitosa, resta centrale nel film (così come nelle sue fonti ispiratrici), dettato da un titolo che un po’ sardonicamente parafrasa quello dei versi di Wystan Auden, il poeta inglese di York padre del famoso La verità, vi prego, sull’amore. D’altra parte questa Dora Story è un commedia sentimentale. Né blog né libro (Enrica Tesio collabora comunque con Corrado Trioni alla sceneggiatura di Federico Sperindei cui si deve anche il soggetto), ma cinema con la necessaria applicazione delle sue leggi.
Uno stile esuberante
Prima di tutto quella applicata da un regista come Croci, vivace ed eclettico autore di corti, documentari, animazione e illustrazione oltre le due precedenti - e recenti - prove dietro alla macchina da presa, Poli opposti del 2015 e Al posto tuo del 2016. Una personalità che ritroviamo interamente nel racconto, nell’esuberanza di un montaggio e di una rappresentazione a tratti derivati dallo stile graphic novel , in qualche omaggio al cinema d’una volta come quello alla Theda Bara della Cleopatra di J. Gordon Edwards (1917), nell’andatura sincopata dell’azione, nei baci improvvisi e vertiginosi, negli amori che finiscono e rinvigoriscono, nell’assunto che “la maternità è come l’amore: ti spezza le ossa”.
Molte di queste intenzioni vengono affidate agli attori e da loro realizzate con una certa efficacia. Specie nella recitazione di Ambra Angiolini, mobile, brillante e densa nelle successive evoluzioni dei suoi casi esistenziali. Accanto a lei l’amica Sara di Carolina Crescentini è presenza inquieta e persuasiva, caratteristiche riprodotte al meglio da questa brava artista, anche con propaggini di sorprendente dolcezza.