Lady Gaga: i mille volti di "Joanne" - Recensione
La cantante italoamericana è tornata con un album sorprendente e ricco di anima
Da anni Madonna, da oltre sei lustri indiscussa regina del pop, assiste divertita alla caduta delle sue rivali vere e presunte. Britney Spears ha deluso con un album di rara brutezza come Glory ed è da anni confinata nei suoi ricchi concerti a Las Vegas, mentre Christina Aguilera, che ha dalla sua una voce prodigiosa, è uscita un po' fuori dai radar della musica mainstream, anche se nell'eccellente Telepathy della colonna sonora della serie The Get Down (dove c'è lo zampino di Nile Rodgers) ha dimostrato di avere ancora numerose frecce al suo arco. In netta ascesa, invece, le quotazioni di Beyoncé che però, con un album innovativo come Lemonade, si è allonatanata dall'agone strettamente pop per abbracciare un sound più black e innovativo.
Se c'è un'artista che potrebbe gareggiare e, perchè no, superare Madonna, soprattutto nella sfida più difficile, cioè quella di durare negli anni in un mercato musicale atomizzato e volubile, quella è certamente Lady Gaga, che ieri ha pubblicato il nuovo,attessissimo album Joanne, già primo nelle classifiche iTunes di 61 paesi.
Andiamo subito al punto, dopo aver ascoltato ripetutamente il disco per oltre un giorno:Joanne è un album sorprendente, ricco di anima, bellezza e verità, destinato a rimanere nel tempo e a segnare uno spartiacque artistico nella carriera di Lady Gaga.
Undici canzoni assai diverse l'una dall'altra (un pregio più che un difetto nell'era degli album pop con canzoni-fotocopia) che hanno come comune denominatore la sincerità artistica, il desiderio di instaurare un dialogo franco e diretto con il suo pubblico senza ricorrere alle sovrastutture kitsch dei precedenti album.
E' probabile che i fan della Gaga più commerciale ed electropop strorcano un po' il naso, mentre è auspicabile che, grazie a Joanne, un nuovo pubblico si accosti alla sua musica.
Per produrre l'album è stato chiamato a raccolta un dream-team formato da Mark Ronson, Kevin Parker, BloodPop, Jeff Bhasker, Emilie Haynie, a cui si aggiunge la stessa Lady Gaga in cabina di regia.
Joanne è il nome della zia della cantante, scomparsa a soli 19 anni a causa del lupus, oltre che il secondo nome di Gaga, al secolo Stefani Joanne Germanotta. L'eponimo brano è una ballad minimalista, dal sapore country, in cui la nostalgia per la mancanza della zia viene sublimata dall'accettazione di un destino duro da accettare, nella speranza di un incontro futuro con la sua anima.
L'album parte subito in quarta con l'uno-due di Diamond heart, energico invito ad andare sempre avanti sorretto da una cassa dritta, e A-YO, un brano caratterizzato dalla produzione illuminata di Mark Ronson, in perfetto equilibrio tra modernità e tradizione, quasi una Faith 3.0.
Onestamente non capiamo perchè sia stata scelta come singolo di lancio la pur piacevole Perfect Illusion e non la travolgente John Wayne, una bomba pop che, se sarà estratta come singolo, siamo sicuri che farà sfaceli sia in radio che nei concerti di Gaga.
L'onirica Dancin' in circles ricorda il sound cadenzato degli Ace of Base, gli wannabe Abba degli anni Novanta, ma anche il pop mondialista di M.I.A.
Il country blues di Come to mama, arricchito da cori femminili in stile Supremes, è deliziosamente vintage. In esso è evidente il contributo del talentuoso cantautore indie Father John Misty, che ha messo il suo zampino anche nella morriconiana Sinner's prayer, un tuffo nel profondo West.
Il brano migliore dell'album, a nostro giudizio, è la sensuale Hey Girl, un duetto stellare tra Stefani Germanotta e Florence Welsh dei Florence and the Machine, anche autrice del brano, uno slow tempo che strizza l'occhio al Prince degli anni Ottanta o al Lenny Kravitz languido di It ain't over till it's over. Una canzone che, da sola, vale il prezzo dell'album.
Million Reasons e Angel Down sono ballad classiche, essenziali e intense, che permettono alla voce di Gaga di dispiegarsi in tutta la sua potenza ed estensione, conferendo un pathos raro da trovare in una produzione pop del 2016.
In conclusione, Joanne è un disco maturo, sfaccettato, ricco di influenze eterogenee, che necessita di più di un ascolto per essere apprezzato compiutamente, ma che regala inaspettati tesori.
Parafrasando un eccellente disco di George Michael del 1991, "Listen without prejudice" ("Ascolta senza pregiudizi"). Lady Gaga ha qualcosa da dire, sa come dirlo e potrebbe piacervi parecchio.