Laetitia Casta: «Recitare tira fuori il meglio di me»
Dal passato come modella all’apparizione a Sanremo, le storie d’amore che le hanno dato quattro figli e la vita lontano dai riflettori, in Corsica. L’attrice francese si racconta a Panorama e utilizza il suo nuovo film La crociata come metafora della vita. Sul set, infatti, ha lavorato con il marito regista e co-protagonista Louis Garrell. «Con lui mi sento una scolaretta con il maestro. Anche se poi, alla fine, mi ascolta molto».
Se facessimo un sondaggio, in Italia, scopriremmo con molte probabilità che i più si ricordano di lei come la magnifica donna accanto a Fabio Fazio in abito rosso tutto boccioli e fiori, firmato Yves Saint Laurent. Era il Festival di Sanremo del 1999, e poco dopo un grande amore con Stefano Accorsi avrebbe di nuovo legato Laetitia Casta al nostro Paese. Una favola coronata dalla nascita di due figli (uno lo aveva già avuto dal fidanzato precedente, Stéphane Sednaoui, ndr).
Quella ragazza che arrossiva molto e parlava poco, ma quando lo faceva incantava per il marcato accento francese, è stata una top model finita su almeno un centinaio di copertine fra cui quella di Sports Illustrated. E da allora ha fatto moltissima strada, arrivando addirittura a girare un cortometraggio En Moi, con cui è andata a Cannes. Diventata famosa grazie a un paio di jeans, ha posato per il busto della Marianna nazionale francese e oggi che è madre di quattro figli ha ancora un fisico bestiale, soprattutto se si considera che l’ultimo, Azel, è nato l’anno scorso e il padre è il fascinoso collega d’Oltralpe Louis Garrell, sposato nel 2017. Non un uomo a caso, ma un regista blasonato che l’ha già diretta in due film. L’ultimo, La crociata, ha attirato l’attenzione nella nuova sezione del Festival di Cannes, «Cinema per il clima», prima di uscire nelle nostre sale qualche giorno fa.
È una favola ecologica che racconta di un figlio che viene scoperto a rubare in casa dai genitori (lei e Garrel), ma si scoprirà che lo fa per una buona causa: finanziare un progetto green mirato a salvare la Terra. Intanto Casta sta lavorando a due film, ancora inediti in Italia: Lui e Selon la police.
Da attrice apprezzata si sente più rispettata di quando faceva la top model?
Essere modella non è il problema, lo è lo sguardo delle persone su di te. Quando ti guardano come un oggetto la situazione è complicata. Ho dovuto tirare fuori il mio carattere da molto giovane, a 15 anni, per proteggermi.
Allora posava per l’obiettivo di Herb Ritts, oggi è davanti a una macchina da presa…
E non sono la stessa donna, se è questo che mi sta chiedendo. Quando devo creare un personaggio lotto per lui, e nessuno può fermarmi!
Ha lottato anche con suo marito?
La prima volta che mi ha chiesto di fare un film insieme gli ho risposto che non volevo e lui mi ha chiesto perché, molto stupito. Non aveva nemmeno ipotizzato che potessi dirgli di no.
Com’è lavorare con il proprio marito?
Una vera sfida. Per tanto tempo mi sono sentita come una scolaretta con il maestro, è stato intenso. Ma il cinema mi piace molto, ne vale la pena. E non la vedo come una guerra di potere, ma come una relazione creativa. Ho una mia linea di pensiero, e quando leggo una sceneggiatura non ho problemi a dire a Louis «questo non è buono, sento che ci devi lavorare di più…». Girando La crociata si è fidato molto di me, è stato più facile della prima volta.
A casa dirige lei?
Non credo in questa visione, è arcaica. Credo più nella parità, nel dire «facciamo questa cosa insieme, vuoi?».
Da qualche anno lei sembra più ritirata, rispetto al passato.
Non sono mai stata mondana in vita mia, ma l’apparire meno forse deriva dal fatto che sono più concentrata sulla recitazione, e non sono «esposta» ovunque, come ero un tempo. Il cambiamento è stato naturale, ed è passato anche attraverso il teatro. Soprattutto, oggi ho la maturità per scegliere quello che voglio fare davvero. È un lusso per una ragazza che a 15 anni lavorava già.
Oggi la sua danza fra vita privata e immagine pubblica assomiglia più un valzer o alla techno music?
Non ci penso, quando cammino per strada semplicemente cammino, se sono a casa è lo stesso, non ci penso. E quando sono su un set per un film non penso a casa, sono completamente concentrata su quello che faccio e lavoro sentendomi libera. Allo stesso tempo ho la fortuna di avere anche molto spazio libero per la mia famiglia.
Tornando al suo ultimo film, La crociata, crede che la generazione dei suoi figli, cresciuti con Greta Thunberg, sia più ribelle e radicale di quanto non lo fosse lei all’epoca?
I ragazzi di oggi sono più preoccupati di quello che accade perché pensano maggiormente al loro futuro. Quando ero giovane io ero più naïve, non consideravo il futuro, semmai l’unica domanda che avevo era «cosa faccio più tardi?». Certo non avevo il problema di riflettere su cosa ne sarebbe stato del pianeta, o se avrei avuto la possibilità di fare figli, di essere in buona salute o mangiare cibo sano. Non mi facevo queste domande così importanti, e non avevo nessuna urgenza di trovare soluzioni. Oggi i ragazzi fanno scioperi della fame per il climate change o per come viene trattata l’emergenza Covid. Le cose sono molto cambiate, la vita delle nuove generazioni è complicata.
Anni fa nelle interviste dichiarava che non avrebbe mai vissuto in Corsica, la sua terra, o che ci sarebbe andata solo da anziana. La pensa ancora così, mette tutta quella distanza fra lei e l’isola dov’è nata?
Tornare in Corsica mi piace, durante il lockdown ci ho passato lunghi periodi. Ma io ho una personalità che non si sposa bene con l’isola. Diciamo che mi piace avere la possibilità di scappare, di andare e venire quando voglio. E poi su un’isola tutti conoscono tutti, e sanno tutto, a me piace l’idea di essere libera.
È una donna più forte di quanto non fosse un tempo?
Direi di sì, e la ragione è da attribuire a quello che raccontavo prima. Ho dovuto lottare molto nella mia vita, come donna, come attrice, per diversi motivi. E ciò mi ha portata a comprendere molte cose. È stato questo processo a rafforzarmi.
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