L’ateneo a distanza avvicina al lavoro
Lezioni ed esami online uniti all'esperienza nelle aziende. Con questa formula l'Università Mercatorum facilita l'ingresso nel mondo delle professioni. «E i numeri ci stanno premiando» dice il suo presidente Danilo Iervolino.
Il collegamento diretto con il mondo del lavoro, con le reali necessità del mercato, s'intuisce già dal nome di uno qualsiasi dei 26 corsi di laurea: si va da «Design del prodotto e della moda» a «Gastronomia, ospitalità e territori», dal sempreverde «Management» fino al più sperimentale «Scienze e tecnologie delle arti, dello spettacolo e del cinema».
L'obiettivo, d'altronde, è aiutare gli studenti ad acquisire gli strumenti necessari per trovare agilmente un'occupazione o far crescere i professionisti avviati, aggiornando le loro competenze. In ogni caso, ciascuno degli iscritti riesce a studiare quando e da dove vuole, grazie alla flessibilità di un'offerta formativa telematica di qualità. Può iniziare a seguire le lezioni in qualunque momento dell'anno e sostenere gli esami secondo i suoi ritmi, accedendo ad appelli mensili online.
È questa, in estrema sintesi, la formula di Mercatorum, l'università delle Camere di commercio italiane, il primo e unico esempio di ateneo pubblico-privato nazionale (è partecipata per il 67% dal gruppo Pegaso e per il 33% da Unioncamere). Una proposta accademica che, per la sua accessibilità e la sua versatilità, continua a guadagnare consensi: negli ultimi due mesi ha registrato una crescita del 150% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
«In parte dipende dal fatto che, improvvisamente, a causa della pandemia, in tantissimi hanno scoperto l'azione salvifica del web. Il Paese, da tecnofobo, è diventato tecnoentusiasta. E ha capito che la nuova metodologia a distanza è in grado di affiancare o sostituire con efficacia la vecchia didattica in aula» ragiona Danilo Iervolino, presidente dell'università Mercatorum.
Ma un'offerta telematica non rischia di risultare lontana dal funzionamento di una professione, che è innanzitutto esperienza
sul campo?
«Per quel che ci riguarda è l'esatto contrario: ogni nostro corso prevede un momento vissuto all'interno di un'azienda, a cui corrispondono gli opportuni crediti formativi. Il nostro metodo è alternare studio e lavoro, il traguardo è attrezzare manager
e imprenditori per l'industria 4.0 e l'universo delle start-up».
Nello studio teorico l'approccio pratico comunque si perde.
«Non sempre. Accanto a professori universitari di chiara fama, tra i docenti della Mercatorum ci sono specialisti dei vari settori oggetto d'insegnamento. Nel food, per esempio, abbiamo Heinz Beck, chef con tre stelle Michelin; nel cinema registi e personalità come Paolo Del Brocco, amministratore delegato di Rai Cinema. Eccellenti garanzie per trasferire conoscenze attuali, mirate, utili».
Quali sono i corsi più apprezzati al momento?
«C'è una grande riscoperta del made in Italy. L'attenzione si sta spostando parecchio sui settori del food, della musica, della creatività, ambiti in cui il nostro Paese eccelle».
Approfondirli con una didattica a distanza non rischia di generare un distacco, una maggiore freddezza rispetto a un percorso canonico?
«In verità quello che noi assicuriamo è un coinvolgimento travolgente. Lo studente può decidere il tutor dal quale ricevere un supporto costante, scegliere la classe virtuale e interagire con gli altri iscritti, con i quali crea un team di studio che rafforza il senso di comunità. Gli strumenti non mancano: ci sono le chat, le videoconferenze con i docenti. Lo studente, in definitiva, non è mai solo».
Come si fa a dare per certa l'affidabilità di un esame sostenuto da remoto?
«Attraverso la tecnologia, che garantisce trasparenza e veridicità: tramite un'analisi biometrica facciale, un sistema riconosce lo studente, che ha un lasso di tempo predeterminato per svolgere la sua prova. Tutto viene registrato e monitorato dalla commissione, infine conservato sul cloud».
Chi vi sceglie?
«Prima in Italia vigeva un retropensiero, un pregiudizio: chiunque non riusciva a prendere la laurea entro i 25 anni diventava uno studente che si era accontentato di un ripiego. Oggi l'università è il luogo del «lifelong learning», viene frequentata per tutta la vita. Magari da chi ha dovuto iniziare a lavorare per necessità economiche e poi, crescendo, ha deciso di rimettersi in gioco con gli studi. La Mercatorum si rivolge in particolare a futuri manager e imprenditori. Non è mai troppo tardi o troppo presto
per tentare di riuscirci».
L'università telematica è una scorciatoia?
«L'università telematica è come un abito su misura. Crea una formazione ad hoc per ogni persona in base alle sue esigenze, gli garantisce una flessibilità totale. Il nostro paradigma di trasferimento del sapere prevede che un iscritto possa decidere il luogo dal quale studiare: da casa, in una pausa in ufficio, sul treno. E l'orario: al mattino, al pomeriggio, persino di notte. L'università è sempre aperta, è questa la vera innovazione. Ma per il resto non esiste alcuna facilitazione, nessuna semplificazione
o banalizzazione sul piano dei contenuti».
Come vi assicurate che quei contenuti restino allineati ai singoli mercati ai quali vi rivolgete?
«Siamo i primi a studiare molto perché le competenze richieste sono in continua evoluzione e vanno arricchite affinché siano spendibili nel mondo del lavoro. Ogni semestre valutiamo i singoli moduli per accertarci siano attuali. Lo facciamo attraverso una specifica commissione di certificazione dei materiali didattici».
L'università telematica è un'altra via verso la formazione oppure pensa potrà diventare la strada maestra?
«Quando è scoppiata l'emergenza legata alla pandemia, noi eravamo già pronti e questo ci ha dato senza dubbio un vantaggio. Ma non siamo rimasti i soli: molte università statali sono state in grado di offrire risposte adeguate ai loro studenti, di proporre un'ampia offerta formativa online. Mi auguro si muova in questa direzione chi ancora non lo ha fatto. Non vogliamo restare sul mercato da soli, la competizione aguzza l'ingegno e spinge in avanti l'innovazione. La didattica a distanza ha vantaggi innegabili. C'è una frase non mia, che però mi affascina molto. L'età della Pietra non è finita perché sono finite le pietre. È finita perché qualcuno ha avuto un'idea migliore».