A Venezia Almodóvar con un film a favore dell'eutanasia: «Non capisco la morte»
Tilda Swinton, Pedro Almodóvar e Julianne Moore a Venezia (Foto Ansa/Fabio Frustaci)
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A Venezia Almodóvar con un film a favore dell'eutanasia: «Non capisco la morte»

La morte, l’eutanasia, l’amicizia tra donne. Pedro Almodóvar riflette su tematiche forti, affidando alle magnifiche Tilda Swinton e Julianne Moore il suo primo film in lingua inglese, The room next door (La stanza accanto), in una sorta di tentativo di esorcizzare il suo rapporto non risolto con la morte. «Non la capisco, non capisco perché qualcosa di vivo debba morire. È difficile per me. Sotto questo aspetto sono infantile», si racconta il regista e sceneggiatore spagnolo alla Mostra del cinema di Venezia 2024.

Dopo aver affrontato la malattia nel film molto personale Dolor y gloria (2019), a 74 anni - che diventeranno 75 il 25 settembre - Almodóvar guarda in faccia la morte. Lo fa indagando la guerra, la vita, i rapporti tra madre e figlia e tra amiche, in un film sicuramente coraggioso ma fatto più di spiegazioni che di emozioni. Tra narcisi gialli e tulipani arancioni, tra divani e lettini rossi e verdi intensi, nell’estetica cromatica pulsante di Almodóvar The room next door non pulsa.

Applausi in Sala Grande alla prima proiezione per la stampa. E in conferenza, all’ingresso, Pedro è stato accolto dall’applauso al momento più caldo, in onore a una carriera sublime, mentre intanto Tilda e Julianne avanzavano mano nella mano.

Una donna morente in un mondo in declino

Tilda Swinton ha già lavorato con Pedro Almodóvar al cortometraggio presentato sempre al Lido The human voice (2020). «Pedro è sempre stato al centro del cambiamento culturale. Non avrei mai pensato un giorno di poter far parte del suo spazio», dice l’attrice britannica. «In passato gli dissi: “Io per te imparerei lo spagnolo”. Ed eccoci, oggi:, ha vestito noi due rosse dei suoi colori», con riferimento a lei e Julianne Moore. «È stato un grande privilegio».

Swinton interpreta Martha, una reporter di guerra che ha un rapporto quasi inesistente con la figlia. Ha un tumore e decide che determinerà lei la sua vita, o la sua morte, senza restare in balia della malattia. Chiede all’amica scrittrice Ingrid, incarnata da Moore, di accompagnarla in questo tragitto. Intanto, attorno a questa donna agonizzante, si muove un mondo agonizzante, percosso dal cambiamento climatico e dai conflitti.

Tra flashback e dialoghi spesso troppo didascalici, la sceneggiatura è raramente illuminante. Pedro, autore strepitoso del capolavoro Tutto su mia madre (1999), lavora sul contenimento, stando felicemente alla larga dal melodramma, ma la sua composizione sa di asfittico.

Sono ridotta a pochissimo di me stessa”, la frase da conservare di The room next door, che fa decantare anche la bella prosa di James Joyce in Gente di Dublino, mentre la neve cade sui vivi e sui morti.

Un film a favore dell’eutanasia

«La cosa che mi piace di più di questo film è che mostra l’amicizia femminile tra donne mature», afferma Julianne Moore, alla prima volta sul set con Swinton e alla regia di Almodóvar. «Il modo in cui Pedro ci rappresenta è così inusuale e profondo. È una storia d’amore speciale».

Perché a 74 anni un film in lingua inglese? «Per me è come cominciare una nuova era, come un film di fantascienza», spiega Almodóvar. «Ho trovato lo stimolo tra le pagine del libro Attraverso la vita di Sigrid Nunez. Mi sono molto legato al capitolo in cui il personaggio di Julianne va in ospedale a trovare la sua amica. Pensavo che avrei trovato più difficoltà a girare in inglese invece la lingua non è stato un problema. Vedere Tilda e Julianne insieme è un festival nel festival».

Ingrid/Moore ha un pessimo rapporto con la morte, ma man mano che il film evolve sembra acquisire forza e consapevolezze da Martha/Swinton. Sul finale deve relazionarsi anche con Michelle, la figlia di Martha, che, a sorpresa, è interpretata anche lei da Tilda Swinton. Una scelta spiazzante e quasi disturbante, che traduce la volontà del regista di creare una sorta di paradosso: madre e figlia hanno problemi così forti eppure sono identiche.

«È difficile parlare di morte. Sono nato nella Mancia, dove c’è una grande cultura della morte, ma più tra le donne che tra gli uomini», riflette Almodóvar. «Per me ogni giorno che passa è un giorno in meno da vivere. Quando giravamo nella casa nella foresta ho sentito che vicino a noi tre c'era la morte».

E poi un appello accorato: «Questo è un film a favore dell’eutanasia. Per non lasciar che vinca il cancro, Martha e Ingrid sono costrette a comportarsi come delinquenti. In Spagna abbiamo una legge che la legalizza: dovrebbe esistere in tutto il mondo».

La stanza accanto uscirà al cinema in Italia il 5 dicembre 2024.

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Simona Santoni

Giornalista marchigiana, da oltre un decennio a Milano, dal 2005 collaboro per Panorama.it, oltre che per altri siti di testate Mondadori. Appassionata di cinema, il mio ordine del giorno sono recensioni, trailer, anteprime e festival cinematografici.

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