After Earth, il film post-apocalittico con Will Smith e figlio: pregi e difetti
M. Night Shyamalan, il regista de Il sesto senso, ci porta sulla Terra mille anni dopo che la razza umana l'ha abbandonata. Ma non convince
Sì, lo riconosco: chi già ha consegnato al cinema una pellicola memorabile come Il sesto senso difficilmente potrà ripetersi. Eppure non riesco a non trattenere un'aspettativa emozionata ogni volta che vedo un nuovo prodotto di M. Night Shyamalan. La delusione, poi, è consapevole rassegnazione.
Ecco che ora il regista americano di origine indiane ci presenta After Earth (dal 6 giugno), nuovo film che, dopo Signs e E venne il giorno, gioca col futuro, con la fantascienza, con la natura che si ribella e con conseguenze apocalittiche. Traino del progetto è quella calamita di pubblico e soldoni di Will Smith, che ormai ha deciso di essere il principale agente di suo figlio Jaden e ce lo propina al suo fianco come protagonista assoluto. I due avevano già fatto coppia in La ricerca della felicità, ma fu un binomio più... felice. Il piccolo è già comparso in Ultimatum alla Terra, mentre è stato pennellato su di lui The Karate Kid - La leggenda continua, dove non fece male.
Ormai quattordicenne, viene lanciato nel cinema d'azione con un titolo costato 130 milioni di dollari, che però in America finora non ha dato grandi risultati al box office e non ha ricevuto buone critiche. Ovviamente a produrre il film ci sono papà Will e mamma attrice Jada Pinkett Smith. Il soggetto? Un'idea dello stesso Jaden, sviluppata da Will. Quel che si dice "un'impresa di famiglia".
Il risultato però è un post-apocalittico abbastanza piatto, senza lampi.
Ecco i suoi pregi e i suoi difetti.
Pregi:
- La paura è una scelta
Mille anni dopo che l'umanità è fuggita dalla Terra per rifugiarsi sul pianeta Nova Prime, Will Smith è Cypher Raige, un generale dei Ranger che si occupano di difendere la razza umana. Questa è minacciata da alieni che hanno lanciato contro gli Ursa, dei mostri che fiutano gli uomini attraverso la loro paura. Ma ci sono rari Ranger che hanno acquisito una capacità, la "spettralità": non hanno paura e pertanto sono invisibili agli Ursa. "Il pericolo è reale, ma la paura è una scelta", insegna Cypher a suo figlio Kitai (Jaden). Un bel concetto: la paura di quello che sarà è un blocco sul presente. E si può scegliere di non farsi condizionare da questa.
- Paesaggi verdi e sterminati sulla Terra
La Terra senza gli uomini non è affatto un suolo arido, anzi. La natura sembra essersi ripresa il pianeta, che è diventato per noi il più pericoloso dei pianeti visto che ogni cosa si è evoluta per uccidere gli umani: un messaggio ambientalista abbastanza palese, anche se viene poco elaborato. I paesaggi non sono particolarmente fantasiosi e strabilianti, come era la flora di Pandora di Avatar, ma sono abbastanza realistici: tanto verde, radure sterminate, animali adattasi al nuovo corso.
- Qualche visione intrigante
Il futuro presenta delle scenografie abbastanza mininal, firmate da Tom Sanders. Il bianco regna. È abbastanza affascinante il look dell'astronave anche se all'interno ci sono degli elementi che lasciano un po' perplessi, come una tenda da ossigeno-terapia e maschere per l'ossigeno che forse anche in E.R. - Medici in prima linea sembrerebbero antiquate. È invece accattivante la sciabola, l'arma dei Ranger, che è leggera ed elegante e può aprirsi in lancia, falce, pugnale, lama lunga o corta... E non è meno intrigante la tuta spaziale, che cambia colore a seconda delle condizioni fisiche o di pericolo circostante.
Difetti:
- Jaden non riesce a portare sulle spalle tutto il film
In The Karate Kid il bimbetto Jaden non era stato male. Ma ora, adolescente, gli si chiede un ruolo più impegnativo. Una volta che l'astronave della missione guidata dal padre precipita sulla Terra, lui diventa l'unico che può salvare entrambi: Cypher è gravemente ferito a una gamba e non può muoversi. Come in un videogioco, il padre guiderà il figlio a distanza, facendogli superare ostacoli e difficoltà, perché giunga a recuperare uno strumento vitale, rimasto nella coda della navicella spezzata in due, a 100 km. Seppur Smith junior svolga la sua parte abbastanza bene, le sue spalle sono ancora troppo gracili per supportare tutto il film. E Smith senior, tutto concentrato a reprimere ogni emotività come ruolo chiede, di certo non lo aiuta: è proprio la sua grande energia espressiva ad aver fatto il successo di Will.
- Poco ritmo
Il coinvolgimento è sempre piuttosto basso e si fatica a trovare empatia coi personaggi, probabilmente anche per una loro troppo veloce caratterizzazione. A parte la teoria sulla paura, la sceneggiatura ad opera di Shyamalan e Gary Whitta è poco brillante, come il ritmo, che mai decolla.
- Struttura narrativa poco efficace
L'astronave parte per una missione. L'equipaggio è super attrezzato, il generale Cypher Raige è un super generale che raramente sbaglia, eppure basta una tempesta di asteroidi per mettere tutto fuori gioco. Alla base della narrazione post-apocalittica c'è il rapporto padre-figlio (che sono padre e figlio anche nella realtà), il percorso di formazione che Kitai intraprende per conquistarsi la fiducia del padre e l'avvicinamento emotivo che Cypher tenta verso il ragazzo. Tanto di già visto, sviluppato in maniera abbastanza elementare e prevedibile. Una piccola sferzata ironica la dà la battuta finale: "Papà, voglio lavorare con la mamma".