Al Manzoni va in scena l'Iliade
Filippo Manzini
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Al Manzoni va in scena l'Iliade

Dal 25 marzo a Milano una rappresentazione tratrale racconta come il poema omerico sia perfettamente adattabile al momento attuale

750 a.C. - 2025 (d.C.): è il periodo trascorso dal poema epico Iliade di Omero a oggi. Quasi tremila anni, in cui, forse, non siamo cambiati poi così tanto.

Da martedì 25 marzo, al Teatro Manzoni va in scena “Iliade - il gioco degli dei”, un progetto corale nato da un’idea di Alessio Boni e sviluppato in collaborazione con il resto del suo quadrivio: Roberto Aldorasi, Francesco Niccolini e Marcello Prayer, liberamente ispirato al racconto del grande poeta greco.

Com’è nata l’idea?

Nel 2019 Alessio Boni osservava un momento di decadentismo, di energia negativa, un Occidente prepotente e arrogante; osservava l’assenza di un senso di “pace pulita e pura”, ma solamente una pace politica, tant’è che dopo qualche anno sarebbero scoppiate due grandi guerre (oltre alle altre “minori” già esistenti e sparse per il globo).

“In realtà abbiamo semplicemente estrapolato quello che Omero aveva scritto prima di noi duemilaottocento anni fa; - afferma Alessio Boni, sceneggiatore, interprete e regista dello spettacolo - trasportando l’Iliade vicino a noi, con tutta la sua intensità, con tutte le peculiarità, vediamo che ci appartiene, che è molto più affine a questo tempo di quello che si potrebbe pensare.”

Si dice che “il classico” è moderno, ma in realtà è il mondo attuale che è tornato là, si è catapultato ai tempi in cui un genio di nome Omero ha descritto una realtà prendendo in giro gli dei, descrivendoli come capricciosi, esseri che per sviare alla noia dell’immortalità, semplicemente “giocavano” con gli esseri umani, scatenando delle guerre.

Siamo convinti che quel modo di fare non ci appartenga più, che non ci appartenga più quel mondo troglodita, quella ferocia, ma in realtà è dentro di noi, ancora. Nelle corde interiori, non siamo cambiati.

“Pensiamo solamente a quante navi si dispiegarono per aiutare Agamennone, dichiarando guerra a Troia, più di 50.000 - spiega il protagonista - Troia era una città ricchissima, soprattutto era crocevia del commercio internazionale, posta all’entrata dello Stretto dei Dardanelli e a cui bisognava pagare il dazio di passaggio. Sarebbe stato lo stesso se Elena fosse stata rapita, per dirne una, da un uomo di Frosinone? Non è cambiato nulla, ed è imbarazzante come osservando la realtà, si ritrovino le medesime modalità, gli stessi identici comportamenti.”

Parafrasando gli scritti di Omero, i capricci degli dei, si ritrovano negli atteggiamenti di alcuni “capi” e “padroni”, che con i loro comportamenti al limite del grottesco fanno ridere amaramente, c’è una tragicomicità oggi, come tremila anni fa.

E anche in questo spettacolo, si mescolano tragedia e commedia, uno spettacolo messo in scena con una compagnia multietnica, utilizzando delle maschere, delle “marotte” per l’interpretazione dei diversi ruoli, che ha comportato un enorme lavoro fisico e psicologico, con l’aggiunta di citazioni che vanno da Fra Cristoforo a Eschilo, senza però tradire lo spirito di Omero.

lo spettacolo sarà una “sciabolata” di un’ora e mezza senza pause, per non dar modo agli spettatori di distaccarsi dalla storia, per far sì che l’ astante rimanga incollato al flusso che si crea in scena; un’ora e mezza per far pensare al pubblico che non conosce la storia, “domani vado a leggere l’Iliade”.

“E se anche uno solo degli spettatori deciderà di sfogliare o rileggere il poema - conclude Antonella Attili a nome di tutta la compagnia - noi avremo già raggiunto il successo”.

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Alessandra Giussani