Ha il tocco magico della vera popstar Bruno Mars, che non incide un album a suo nome da otto anni, ma che è sempre e comunque ai vertici delle classifiche mondiali. Ci riesce grazie ad una strategia che finora si è rivelata infallibile: pubblica un duetto che sbanca le piattaforme e streaming e sull’onda di questo successo riporta nelle chart i suoi tre album e le hit del decennio scorso. In un mercato musicale fatto da artisti o presunti tali che evaporano con la stessa rapidità con cui sono diventati virali, Peter Gene Hernandez (il vero nome) da Honolulu, Hawaii, svetta su tutti per almeno due motivi: il talento del songwriter che non sbaglia un colpo e l’attitudine da performer consumato.
Mars è un abilissimo surfista del pentagramma che adatta la sua voce e la sua scrittura ad ogni genere musicale. Ce lo dicono le classiche di questi giorni in cui svetta con tre duetti di tre generi musicali diversi: Die with a stile, la canzone interpretata con Lady Gaga fresca vincitrice di un Grammy Award è una power ballad 70’s con tutti gli ingredienti per diventare un classico senza tempo. Il trionfo del vintage, sublimato da un videoclip che per il look country western e l’ambientazione (uno studio televisivo old school) sembra uscito da una televisione locale di Nashville alla fine degli anni Sessanta. A chiudere la collaborazione con Gaga (un miliardo e settecento milioni di clic in streaming), la trionfale esibizione ai Grammy sulle note di California Dreamin’, l’evergreen dei Mamas and Papas uscito nel 1965.
Flirta con la musica come solo lui sa fare il Golden boy del pop a stelle e strisce. E allora perché non cavalcare l’onda lunga del K-Pop duettando con Rosé delle Blackpink. Detto, fatto: annunciato con un post su Instagram, arriva Apt, ispirato al gioco alcolico sudcoreano, Apartment, che anima le serate dei ragazzi a Seoul e dintorni. Un altro trionfo, questa volta nel segno del pop più commerciale con qualche reminiscenza punk.
Si reinventa e cambia pelle di continuo Bruno Mars, che all’inizio della sua carriera si era ispirato ai Police per conquistare le radio di tutto il mondo con Locked Out Of Heaven. A mettere il sigillo “Police” al pezzo, ci penserà poi Sting, sul palco con Mars alla cerimonia dei Grammy nel 2013.
Ma torniamo ad oggi: il King of Pop di Honolulu ha fatto dell’arte della collaborazione vincente un meccanismo perfetto, un congegno a orologeria sincronizzato e studiato nei dettagli. E così, dopo i miliardi di ascolti streaming con Die With A Smile e Apt, arriva a sorpresa l’inno da strip club, Fat Juicy And Wet, con la rapper americana Sexyy Red. Guarda caso, nel videoclip che accompagna la canzone, compaiono Lady Gaga e Rosè. La chiusura perfetta del cerchio.
Da un punto di vista strategico e commerciale l’operazione “Bruno From Mars” si muove su lungo tre linee guida: incidere pochi album ma memorabili, fatti di poche canzoni (il primo ne conteneva undici, il secondo dieci e il terzo nove), rimanere in bilico tra l’adesione alle sonorità di questo millennio e le incursioni nostalgiche nel repertorio degli anni Settanta, duettare solo e soltanto quando le chance di successo sono molto alte. Ci vogliono talento, professionalità impeccabile e un po’ di fortuna. E anche un istinto micidiale, quello che spinge alle scelte giuste nel momento giusto. Era il 2021 quando Mars e il collega Anderson Peak decisero di dare il via alle registrazioni di An Evening with Silk Sonic, un album che per il suo approccio sfacciatamente vintage avrebbe potuto diventare un disco di culto per pochi e che invece si è rivelato una delle mosse più azzeccate della carriera di entrambi. L’obiettivo, pienamente centrato, era incidere un album intriso del soul di Philadelphia degli anni Sessanta, di funk, rhythm and blues e qualche citazione rap. Il suono di un’altra era della musica registrato su nastri e bobine ma con la tecnologia di oggi. Risultato: un disco lontano anni luce da qualsiasi altra produzione degli ultimi decenni e un singolo spacca classifiche come Leave The Door Open, un lento che avrebbe stipato di coppie il dancefloor ai tempi d’oro della disco music, diventato quarant’anni più tardi una ballad per tutte le generazioni premiata con quattro Grammy Award.
Che Mars avesse ambizioni da palcoscenico fin da piccolo è una certezza: a quattro anni anni era il più giovane impersonator di Elvis Presley mai apparso sulle scene, tanto da venir scritturato per un cameo in una scena del film Honeymoon in Vegas (1992), mentre si esibisce vestito di tutto punto come il Re del Rock And Roll. “I compagni di scuola che assistevano alle mie esibizioni agghindato da Elvis con costume e mantello mi trattavano come un supereroe. Per loro ero come Batman” ricorda. Altri tempi, oggi Sin City è diventata casa sua: lì, da anni si esibisce al Dolby Live Theater, davanti a decine di migliaia di fan che arrivano da tutto il mondo. Ed è su quel palco che a sorpresa prendono vita i duetti che lo hanno reso la più grande popstar contemporanea. L’ultima volta è toccato a Lady Gaga per una versione a due voci di Die With A Smile: cinque minuti di magia e complicità artistica totale. «Quando un collega ti coinvolge in un suo brano, la speranza è che ti chieda soltanto di essere te stessa. Bruno, dall’alto del suo impressionante talento, lo ha fatto» Parola di Gaga.