Bundesliga e Ligue 1: i segreti del successo
Federico Casotti (Sportitalia) spiega perché il Campionato tedesco e quello francese piacciono sempre di più agli appassionati. Italiani inclusi
Campionato, si parte. Bundesliga e Ligue 1 tornano a popolare gli stadi e a far sognare i tifosi prima di Ferragosto. Se volete assistere al calcio che conta, accendete il televisore e mettetevi comodi sul divano, perchè per vedere la serie A scendere in campo dovremo attendere il 24 agosto per l'anticipo Verona-Milan.
La sensazione è tutta nuova. Pensiamo alla Bundesliga del Bayern di Guardiola o del sorprendente Borussia Dortmund di Klopp e viene in mente un calcio spettacolare, probabilmente il migliore d'Europa. Pensi alla Ligue 1 che perde Ancelotti ma che guadagna in un colpo solo Cavani e Falcao oltre ai già presenti Ibra e Thiago Silva: di anno in anno il tasso tecnico cresce esponenzialmente. Guardiola parte col Borussia Mönchengladbach mentre Laurent Blanc col temibile Montpellier. Il mondo sembra essersi ribaltato, perchè fino a un paio d'anni fa l'interesse suscitato altrove dal calcio tedesco e francese era mite come le serate d'autunno.Dunque bisogna chiedersi: il calcio che conta ha trovato nuovi poli? Liga e serie A finiranno eclissate definitivamente dalla grandezza sempre crescente di questi due campionati?L'abbiamo chiesto a Federico Casotti, che l'anno scorso ha commentato il campionato francese in esclusiva per Sportitalia.
È stato un successo?"Gli ascolti del Psg andavano molto bene, non ho i numeri precisi ma col Paris Saint Germain abbiamo avuto ottimi ascolti, anche perchè giocava il sabato alle 17:00 ed era un orario molto buono. La sfortuna è stata che alcuni partite tra le più importanti siano cadute la domenica sera, in concomitanza con i nostri big match come il derby di Milano".Un grande consenso quello riscosso da un campionato che fino a un paio d'anni fa, diciamolo, era seguito da una manciata di tifosi nostrani, molto più attratti dalla Premier League.
Cos'è cambiato?"Beh, i tifosi del Napoli hanno iniziato a seguire la Ligue 1 per Lavezzi, quelli del Milan per vedere come va Ibra, quelli della Roma Menez e così via. Le altre partite senza il Psg hanno però avuto meno appeal", prosegue Federico Casotti. Che poi spiega la crescita tecnico-tattica di un campionato sempre "arretrato" sotto quell'aspetto rispetto all'agguerrita concorrenza: "È un campionato in crescita sotto tanti aspetti. Leonardo punzecchiò i tecnici francesi dicendo che erano poco preparati tatticamente e si scatenò una polemica. Rudi Garcia se la prese perchè si riteneva già di un livello superiore rispetto agli altri. Prima era un campionato monotono: giocavano tutti col 4-2-3-1. L'arrivo di Ancelotti e del suo 4-4-2 ha spinto tutti a migliorarsi anche nel modo di tenere le conferenze stampa. Oggi ci sono anche Ranieri col Monaco e Ravanelli con l'Ajaccio... Certo, è un campionato in cui viene data molta importanza alla forza fisica. Ma è anche perfetto per la formazione dei giovani dai 20 ai 23 anni, la fascia d'età più delicata".
Lo stesso tipo di fenomeno lo vive la Bundesliga. Sky ha comprato i diritti tv, ma fino a poco tempo fa era un torneo snobbato dalle nostre parti rispetto a quello spagnolo o inglese. È tutto merito del solo l'effetto Guardiola? "Innanzitutto dico che a me non piace la Liga: è un campionato scozzese senza la nebbia. Anche nel mercato estivo hanno venduto molti giocatori (Higuain, Falcao, Alcantara su tutti, ndr) ma secondo me ha preso la via del declino. La Premier non la darò mai per morta. Passiamo quindi alla Bundesliga: in Italia c'è la sensazione che quando guardi il loro campionato vedi un bello spettacolo, stadi pieni e un bel prodotto. Probabilmente in Italia vedono lì quello che vorrebbero vedere qui", è il parere del telecronista di Sportitalia.
Come possiamo allora avvicinarci a un prodotto che pare davvero perfetto?"In Germania hanno un campionato a 18 squadre e l'albo doro degli ultimi anni dice che la Bundesliga l'hanno vinta sempre squadre diverse. In Italia se andiamo a vedere le ultime 10 stagioni notiamo che i vincitori sono quasi sempre gli stessi. Il grosso problema del nostro calcio sono quelle squadre che tutti gli anni troviamo a metà classifica e che lottano per l'autosostentamento. La riduzione della serie A ad almeno 18 squadre, ma ancor meglio a 16, e mantenere tre retrocessioni, terrebbe alta la competizione".
Tutto vero, molti spunti su cui dobbiamo ancora lavorare. Di strada da fare ce n'è molta, anche per arrivare al 24 agosto per il primo calcio al pallone. Nel frattempo tutti sul divano, inizia lo spettacolo: ma altrove...