Rosh HaShana
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Capodanno ebraico: il profondo simbolismo del Rosh Hashanah

La festività si celebra quest'anno dal 2 al 4 ottobre, unendo preghiera, tradizione e speranza per il futuro

Rosh Hashanah rappresenta una delle celebrazioni più sacre e solenni del calendario ebraico, equivalente al nostro capodanno, ma con un significato che va ben oltre il semplice inizio di un nuovo anno. Questa festività, che quest'anno si svolge dal 2 al 4 ottobre, segna l'inizio del mese di Tishrei, secondo il calendario lunare ebraico, e apre un periodo di riflessione, pentimento e rinnovamento spirituale che culmina nel solenne Yom Kippur, il Giorno dell'Espiazione. A differenza di molte altre festività ebraiche, che celebrano eventi storici o agricoli, Rosh Hashanah è una ricorrenza che guarda all'interno, all'intimo viaggio dell'anima, ponendo l'individuo di fronte alla necessità di fare un bilancio delle proprie azioni e di prepararsi per l'anno a venire con una rinnovata coscienza morale.

Il termine "Rosh Hashanah", che letteralmente significa "Capo dell'Anno", non è semplicemente una designazione temporale. Il concetto di "capo" o "inizio" ha qui un valore simbolico profondo: è l’inizio di un nuovo ciclo, il momento in cui l'uomo è chiamato a esaminare se stesso, a fare teshuvah – ossia, un ritorno alla retta via – e a rinnovare il suo legame con Dio e con la propria comunità. Questa riflessione non è solo individuale, ma collettiva: ogni membro della comunità ebraica è invitato a partecipare a questo momento di introspezione e a condividere la speranza per un anno migliore, fondato su buone azioni e su una più profonda connessione spirituale.

Uno degli elementi centrali di Rosh Hashanah è il suono dello shofar, un antico corno di ariete il cui eco risuona nelle sinagoghe durante le celebrazioni. Il suono del shofar, al contempo arcaico e maestoso, è carico di significati simbolici. Nella tradizione ebraica, esso rappresenta un richiamo alla sveglia spirituale, un invito a risvegliarsi dal torpore morale e a riflettere sulle proprie azioni. Ma il shofar è anche un segno di riconoscimento della sovranità di Dio, come re dell'universo, e del desiderio dell'uomo di rinnovare il suo impegno verso una vita retta e virtuosa. Il suono potente e penetrante del corno scuote le coscienze, aprendo la strada alla purificazione e al pentimento.

Rosh Hashanah è anche un momento in cui la famiglia si riunisce attorno alla tavola per condividere un pasto che, come spesso accade nelle tradizioni religiose, è carico di simbolismi. Ogni alimento servito durante le cene di Rosh Hashanah ha un significato particolare, legato ai desideri e agli auspici per l’anno a venire. Tra i più noti vi è l’usanza di intingere fettine di mela nel miele, accompagnata dalla benedizione "Che sia volontà del Signore donarci un anno buono e dolce". La dolcezza del miele è il simbolo di un futuro prospero e sereno, mentre la mela, frutto di antiche tradizioni, rappresenta il ciclo naturale della vita e la speranza di abbondanza.

Un altro alimento fondamentale della tavola di Rosh Hashanah è il melograno. Ricco di semi, questo frutto simboleggia l’abbondanza di buone azioni e benedizioni che si desidera per l’anno venturo. Secondo la tradizione, si auspica che le buone azioni di ciascuno siano numerose quanto i semi di un melograno, che si crede siano esattamente 613, corrispondenti ai precetti (mitzvot) della Torah.

Il pesce, simbolo di abbondanza e prosperità, è spesso presente sui tavoli di Rosh Hashanah. Viene servito a volte con la testa intera, a rappresentare il desiderio di essere "alla testa" e non "alla coda" nel corso dell'anno, un’immagine che incarna il desiderio di leadership e di successo in tutte le imprese intraprese. Anche la challah, il pane intrecciato tradizionalmente consumato durante le festività, assume in questa occasione una forma circolare, simbolo del ciclo continuo della vita e della speranza di un anno senza interruzioni o turbamenti.

Tra le cerimonie che caratterizzano questa festività, merita particolare attenzione il Tashlich, un rituale che si svolge nel pomeriggio del primo giorno di Rosh Hashanah. In questa cerimonia, i fedeli si recano presso un corso d'acqua – un fiume, un lago o anche il mare – e recitano preghiere speciali gettando briciole di pane nell’acqua. Questo gesto simboleggia il desiderio di liberarsi dai peccati accumulati nell'anno precedente e di purificarsi per affrontare il nuovo anno con un’anima leggera e rinnovata. Il flusso dell'acqua diventa così il veicolo attraverso il quale l'uomo si purifica e si rinnova, lasciando andare le colpe e i pesi del passato.

Oltre agli aspetti simbolici legati al cibo e ai riti, Rosh Hashanah è profondamente connesso con la sfera spirituale e religiosa. Le preghiere recitate durante questa festività sono raccolte in un libro speciale, chiamato Machzor, che accompagna i fedeli non solo durante Rosh Hashanah, ma anche durante Yom Kippur. Il Machzor contiene preghiere solenni e inni che riflettono il tema centrale di questa festività: il rinnovamento spirituale, il pentimento e la speranza di ottenere la misericordia divina. È un testo che unisce la comunità ebraica in un coro di preghiere, intonando una supplica comune che esprime il desiderio di essere iscritti nel "Libro della Vita", ossia di ricevere la benedizione divina per un anno pieno di vita, prosperità e pace.

L’accensione delle candele, altro momento fondamentale di Rosh Hashanah, segna l’inizio ufficiale della festività. Le donne della casa, secondo la tradizione, accendono due candele e recitano una benedizione, pronunciando il Shehecheyanu, una preghiera che esprime gratitudine per essere giunti a un nuovo anno. La luce delle candele illumina non solo la casa, ma anche i cuori, simboleggiando la speranza che il nuovo anno porti chiarezza, serenità e benedizioni.

Rosh Hashanah, dunque, non è soltanto una festa di famiglia, ma un momento di profonda introspezione e connessione spirituale. Le sue radici millenarie e i suoi rituali si intrecciano con la quotidianità della vita moderna, offrendo a ogni generazione l'opportunità di riflettere sui propri valori, sulle proprie azioni e sul proprio cammino. La festività racchiude in sé la capacità di unire l’individuo alla comunità, il passato al presente, e il sacro al profano, attraverso un viaggio interiore che rinnova lo spirito e prepara l’anima ad affrontare il futuro con speranza e consapevolezza.

In Israele, Rosh Hashanah assume anche una valenza nazionale: la vita pubblica si ferma, le attività chiudono, e l'intera nazione si raccoglie in un momento di preghiera, riflessione e festeggiamento. È un momento di quiete che invita alla contemplazione, un rito collettivo di rinnovamento che travalica i confini della religione e abbraccia l’essenza stessa della vita umana. Anche nel resto del mondo, le comunità ebraiche si riuniscono per celebrare questo capodanno speciale, mantenendo vive le tradizioni secolari e rinnovando, anno dopo anno, il legame indissolubile tra fede, identità e speranza.

Rosh Hashanah, con la sua solennità, i suoi antichi rituali e i suoi simboli potenti, rappresenta non solo un capodanno, ma un viaggio spirituale che invita a una riflessione profonda sul proprio cammino e a una rinnovata connessione con ciò che è più sacro e autentico. È il momento in cui l'uomo, in comunione con la sua comunità, guarda al futuro con speranza, abbracciando il nuovo anno con il desiderio di migliorarsi, di vivere con maggiore consapevolezza e di essere una fonte di bene nel mondo.

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Marianna Baroli

Giornalista, autore

(Milano, 1986) La prima volta che ha detto «farò la giornalista» aveva solo 7 anni. Cresciuta tra i libri di Giurisprudenza, ha collaborato con il quotidiano Libero. Iperconnessa e ipersocial, è estremamente appassionata delle sfaccettature della cultura asiatica, di Giappone, dell'universo K-pop e di Hallyu wave. Dal 2020 è Honorary Reporter per il Ministero della Cultura Coreana. Si rilassa programmando viaggi, scoprendo hotel e ristoranti in giro per il mondo. Appena può salta da un parco Disney all'altro. Ha scritto un libro «La Corea dalla A alla Z», edito da Edizioni Nuova Cultura, e in collaborazione con il KOCIS (Ministero della Cultura Coreana) e l'Istituto Culturale Coreano in Italia.

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