Castagner: "Con Bagni o Manfredonia, avremmo vinto Scudetto o Coppa Uefa"
Nel giorno del suo 75° compleanno il primo allenatore dell'epoca Pellegrini ricorda il suo anno e mezzo alla guida dei nerazzurri
"Sono sicuro che se fosse rimasto Bagni o mi avessero preso Manfredonia, avrei portato a casa lo Scudetto o la Coppa Uefa". Ilario Castagner, 75 anni oggi, venerdì 18 dicembre, è stato il primo allenatore dell'era Pellegrini con un clamoroso passaggio dalla panchina del Milan a quella dell'Inter. Convalescente dopo un intervento al cuore, Castagner fa parte di diritto della storia del calcio per il suo memorabile Perugia '78-'79 che chiuse il Campionato al secondo posto senza perdere una sola partita.
La vocazione dell'insegnante di calcio e gestore di talenti emerge prestissimo. Ilario, dopo una discreta carriera da centravanti - capocannoniere in serie C con il Perugia - terminata anticipatamente per un infortunio, entra nello staff tecnico dell'Atalanta non ancora trentenne, dove ritrova Corrado Viciani, il precursore del tiki-taka, che lo aveva allenato a Prato. Dopo l'esperienza da viceallenatore in prima squadra passa alle giovanili, dove svezza Gaetano Scirea, con l'intuizione di modificargli il ruolo, facendolo arretrare da ala destra a libero.
All'Inter arriva nel 1984 dopo due anni al Milan e nella prima stagione conquista la promozione in A. "Con il presidente Farina non condividevo granché. Il mio era un Milan che amava il gioco sulle fasce per poi crossare al centro e il primo anno in area avevamo un giocatore abile nel colpo di testa come Aldo Serena. Era in prestito e chiesi al presidente di riscattarlo, lui invece preferì prendere Luther Blisset. Attaccante inglese che non parlava italiano e presto entrò in depressione".
Ernesto Pellegrini lo vuole come suo primo allenatore e per convincerlo, nel primo colloquio, gli rivela di avere acquistato dal Bayern Monaco l'ex pallone d'oro, Karl-Heinz Rummenigge. "Che giocatore il tedesco! Grande tecnica, senso etico e affabilità. Era molto rispettoso anche dei ruoli, ricordo che mi disse che soffriva un po' a giocare da prima punta, perché nel Bayern con Dieter Hoeness era abituato a fare la seconda. Da noi faceva coppia con Altobelli e Spillo prediligeva partire da sinistra. Dissi loro quindi di scambiarsi le posizioni e incrociarsi anche a partita in corso. Kalle l'ho incontrato qualche anno fa in un albergo di Barcellona, dove ero andato per un commento in Tv e ci siamo salutati con grande affetto".
Al suo esordio l'Inter parte con grandi aspettative. "A tutti i miei presidenti e dirigenti ho sempre chiesto di pianificare un precampionato con impegni crescenti, così da rafforzare la consapevolezza della squadra e dare subito una buona impressione ai tifosi". All'Inter però non va così e come impegni estivi prevedono sfide con Bayern Monaco, Anderlecht, Shalke 04 e la Nazionale francese campione d'Europa. "Pareggiammo con i tedeschi e anche con i belgi, anche se vincevamo 3-0 e l'arbitro fu il loro dodicesimo giocatore. Vincemmo con lo Shalke e anche con i francesi per 1-0 con gol di testa di Collovati". Il morale è altissimo, Ilario però è consapevole che manca qualcosa a centrocampo. "In estate purtroppo era stato ceduto Bagni, che conoscevo bene essendo cresciuto con me a Perugia. Quando mi è venuto a trovare poco tempo fa, gliel'ho rinfacciato amichevolmente. Sono certo che con lui in squadra avremmo vinto qualcosa: scudetto o Coppa Uefa. Ma litigò con Pellegrini e il presidente mi disse che non lo voleva più vedere e lo cedette al Napoli, dove un anno dopo Salvatore vinse lo scudetto".
Castagner aveva pensato anche a una valida alternativa. "Chiamai Lionello Manfredonia che avevo avuto alla Lazio, anche se non potevo schierarlo per via della squalifica. Gli proposi di venire all'Inter e mi rispose entusiasta: 'Vengo di corsa!'. Poi però si mise in mezzo la Juventus, che aveva aiutato la Lazio in difficoltà economiche". Manfredonia rimane così a Roma per poi trasferirsi ai bianconeri l'anno seguente. All'Inter arriva dall'Ascoli Andrea Mandorlini, l'ex tecnico del Verona all'epoca considerato ancora un mediano. "Alla fine il centrocampo titolare era formato da Antonio Sabato, Giampiero Marini e Liam Brady. Con Bagni o Manfredonia sarebbe stata un'altra cosa". Il Campionato se lo aggiudica con il Verona di Osvaldo Bagnoli. "Siamo rimasti in corsa fino a due giornate quando perdemmo 4-3 all'Olimpico con la Roma. Chiudemmo terzi, dietro anche il Torino".
Da ricordare pure il cammino in Coppa Uefa, "dove fummo trascinati da un grande Rummenigge. Ricordo i quarti di finale con il Colonia, dove restammo subito in dieci per l'espulsione di Ferri. Giocammo una partita perfetta vincendo per 3-1 con doppietta di Kalle". In semifinale poi la beffa con il Real Madrid. L'andata è a San Siro e l'Inter domina l'incontro vincendo per 2-0. "Dovevamo vincere 5-0, fummo padroni della partita. Jorge Valdano alla fine lo disse: 'L'Inter si pentirà di aver vinto solo 2-0'. E purtroppo fu così". Il ritorno si ricorda per la sconfitta per 3-0, ma anche per la biglia che colpisce Bergomi dopo una mezz'ora di gioco. "Già ci mancava Marini e feci giocare il giovane Cucchi, poi dopo 30 minuti perdemmo il nostro difensore più forte. Facemmo l'errore di non farlo uscire in barella e alla fine respinsero il nostro ricorso, che chiedeva di rigiocare la partita".
L'anno seguente Castagner è confermato alla guida (nonostante il direttore sportivo Franco Dal Cin premesse per la sostituzione). In estate arrivano Marco Tardelli, Pietro Fanna e Luciano Marangon. "Avevo evidenziato i ruoli dove acquistare, ma non fui d'accordo sulle scelte. Tardelli era avanti con l'età e poi quando la Juve lascia andare un giocatore vuol dire che ormai ha già dato il suo meglio". Proprio la Juventus inizia il torneo da schiacciasassi, vincendo tutte le prime otto partite. Alla decima giornata l'Inter è terza con un ritardo di 5 punti sui bianconeri e arriva l'esonero per Castagner. "Ci furono anche spinte dall'esterno e Pellegrini decise di mandarmi via. Tre anni dopo però, quando ero all'Ascoli e incontrai l'Inter in Coppa Italia, si affacciò nello spogliatoio e mi disse: 'Se mi avesse aiutato ad aprire gli occhi su qualche mio collaboratore, oggi lei sarebbe ancora l'allenatore dell'Inter'. Testuale".
Consiglio di Bonimba: se volete sapere altri aneddoti della storia calcistica di questo bravo allenatore, nonché una delle migliori voci come commento tecnico televisivo, leggete la sua autobiografia "Buongiorno Mister. Sessant'anni di calcio".