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Di Giacomo: Sarti un grandissimo portiere come Zoff

Il centravanti e il portiere: due nomi indissolubilmente legati dal gol beffa a Mantova che costò ai nerazzurri lo scudetto del 1967

"Povero Giuliano, quante gliene hanno dette per quel mio gol di cinquant'anni fa. In realtà io non volevo tirare in porta, ma crossare in mezzo. Ero vicino alla bandierina, con Picchi addosso, non c'era spazio per provare a fare gol... Ne abbiamo parlato spesso poi tra noi."

I nomi di Giuliano Sarti, scomparso martedì 6 giugno, e Beniamino Di Giacomo sono indissolubilmente legati. Al portiere della Grande Inter i tifosi nerazzurri, in fondo, non hanno mai perdonato quella papera a Mantova, sul tiro dell'ex compagno di squadra. La sconfitta clamorosa all'ultima giornata costò lo scudetto '67, a vantaggio della Juventus, e di fatto chiuse il ciclo di vittorie. Pochi giorni prima l'inter era stata sconfitta in finale di Coppa Campioni a Lisbona contro il Celtic Glasgow.

"Era un'Inter un po' cotta, quella che arrivò a Mantova, per l'ultima di campionato - prosegue Di Giacomo, 82 anni. - Noi facemmo la nostra onesta partita e alla fine meritammo di vincere. Certo, al fischio finale, ricordo ancora qualche rimprovero di Burgnich, Facchetti... negli spogliatoi volò anche qualche scarpa, per la tensione... ma cosa dovevo fare?

Ero un giocatore del Mantova e feci del mio meglio per la mia squadra. Tornai a casa, a Porto Recanati, un po' alla chetichella, l'arbitro Francescon mi diede un passaggio fino a Bologna, poi presi il treno per Ancona, ma a Pesaro scesi giù, perché ero stato riconosciuto e gli animi si erano fatti un po' troppo accesi..."

Sarti per Gegè Di Giacomo (a Napoli, dove giocò dal '57 al '61, al fianco di Luis Vinicio, lo avevano soprannominato Gegè o' bersagliere per via di un cappello piumato) è stato uno dei migliori portieri italiani. "E' sempre difficile fare paragoni, ma aveva qualcosa in comune con Dino Zoff, mio compagno di squadra nel Mantova in quella celebre sfida. Molto seri entrambi in partita e in allenamento, pacati, capaci di infondere sicurezza e tranquillità ai compagni di squadra, estremamente concreti, non facevano spettacolo inutile per la platea".

Anche la Fiorentina ha reso omaggio al suo ex portiere, protagonista del primo scudetto, facendo fa un suggestivo giro di campo del feretro, all'interno dello stadio Franchi.

La Grande Inter terminò, ma anche iniziò da Di Giacomo. Gegè arrivò nel '62, dal Torino, a campionato in corso, per uno scambio con la punta inglese Gerry Hitchens. Il Mago gli diede subito fiducia come nuovo centravanti. "Fui accolto benissimo da tutti i compagni - ricorda Di Giacomo -  ancora oggi ho ottimi rapporti con molti di loro. Certo il Mago era un tipo piuttosto particolare, per personalità e stravaganza. Diverso da tutti gli allenatori avuti in precedenza". Il campionato era partito male, dopo 7 turni l'Inter aveva conquistato solo 7 punti con un ritardo già di 5 punti sul Bologna.

Un furibondo Angelo Moratti confidò a Italo Allodi i suoi dubbi su HH: "avrei fatto meglio a prendere quel Fabbri di cui mi avevi parlato...". Parole che giunsero a Herrera che decise di rivoluzionare la squadra, puntando proprio su Di Giacomo (preferito al giovane Boninsegna, mandato in prestito al Prato), oltre a promuovere titolare Facchetti, Jair e Mazzola al posto di Masiero, Bicicli e Maschio. I nerazzurri recuperarono e Di Giacomo fu con 11 reti il goleador della squadra, davanti a Mazzola (10). Da segnalare in particolare la tripletta al Napoli in un 5-1 rifilato al San Paolo alla sua ex squadra.

Una gioia di breve durata per Gegè, poiché l'anno successivo arrivò in squadra dalla Fiorentina, un'altra punta, Aurelio Milani. "Tra di noi c'era un ottimo rapporto, Aurelio era una persona molto corretta. Certo, sul campo, avevamo caratteristiche completamente differenti".

Milani era una punta dal fisico più prestante, rispetto all'agile e rapido Di Giacomo, che faceva dell'opportunismo e tempismo le sue armi più efficaci, come anni dopo accadrà con Paolo Rossi e Filippo Inzaghi. HH preferì quasi sempre l'ex gigliato, che schierò 18 volte in campionato (7 gol), contro le 10 presenze di Gegè (2 gol). Milani fu titolare anche nella mitica finale di Coppa dei Campioni contro il Real Madrid al Prater di Vienna, che assegnò la prima vittoria europea ai nerazzurri. "Ci rimasi malissimo, speravo di giocare. Fino all'ultimo Herrera non disse la formazione e, in cuor mio, speravo di scendere in campo". Saltò invece per infortunio lo spareggio per lo scudetto con il Bologna, perso per 2-0 all'Olimpico di Roma. 

Alla fine della stagione Allodi gli comunicò l'intenzione di cederlo, Di Giacomo approdò così nel '64 al Mantova, tornando poi indelebilmente alla memoria dei tifosi interisti - e del povero Sarti -  tre anni più tardi. Non a caso, Gianni Riotta, giornalista e tifoso interista, alla domanda di questo blog in quale Inter gli sarebbe piaciuto giocare, ha risposto: "Portiere con la Grande Inter, a Mantova paravo su Di Giacomo e conquistavamo lo scudetto del '67."

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Filippo Nassetti