Milan, Donnarumma e Locatelli: gli errori e le critiche (sbagliate)
I baby rossoneri sotto tiro anche nei social per un calo di prestazioni, ma serve equilibrio. Anche da Mino Raiola sul mercato
Impreciso contro la Juventus. Sotto pressione col Napoli e non perfetto nemmeno a Udine. Cosa succede a Gianluigi Donnarumma? E a Manuel Locatelli, che non è stato esente da colpe nel crollo rossonero in Friuli? Nulla di straordinario, semplice processo di crescita che prevede anche dei momenti di pausa. Qualche scivolone, fisiologico, soprattutto se ti si sono state appiccicate le stimmate del predestinato.
La crisi del Milan - solo 6 punti nelle ultime 5 giornate di campionato - trova spiegazione anche nell'appannamento di due dei baby che hanno trascinato fin qui la truppa di Montella. Non c'è nulla di cui stupirsi, ma è bastato il passaggio a vuoto per accendere il fuoco della critica. Esagerata ora come eccessivi prima erano gli elogi.
Donnarumma e le pressioni sul futuro
Il caso più spinoso è certamente quello di Donnarumma. A febbraio sarà maggiorenne e il suo futuro divide la storia recente del Milan: bandiera o addio? Gigio è vittima e non protagonista della situazione. Ha detto con chiarezza che il suo sogno è restare nella squadra che tifa dall'infanzia, ma sa di essere in mano al più abile tra i procuratori. E Raiola, che lo rappresenta, ha aperto con congruo anticipo la corsa al suo talento.
Oggi Donnarumma avrebbe bisogno di serenità. Non è lui il salvatore della Patria rossonera e non può diventare solo un oggetto pregiato di mercato. Non merita di passare per traditore agli occhi dei tifosi, ma ha il diritto di crescere anche a costo di esercitare l'arte della pazienza.
Un giorno, nemmeno lontano, sarà il numero uno della nazionale e uno dei top mondiali nel ruolo. Sarà anche ricco, con un contratto a sei zeri e la prospettiva di sistemarsi per generazioni. Non è detto che debba accadere adesso. Mino Raiola ha il dovere, più che il diritto, di non sbagliare i tempi e le mosse. Donnarumma è un patrimonio del Milan e del calcio italiano. Va difeso da tutti: chi lo ha lanciato, chi lo giudica e critica (se serve) e chi lo gestisce. La flessione di inizio 2017 può essere un piccolo campanello d'allarme, l'invito a non bruciare le tappe per troppa ingordigia. Non coglierlo sarebbe delittuoso.