La mossa del pinguino, Edoardo Leo: "Sono un artigiano dello spettacolo"
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La mossa del pinguino, Edoardo Leo: "Sono un artigiano dello spettacolo"

Intervista all'attore italiano del momento. Fresco protagonista della commedia rivelazione Smetto quando voglio, ora è cosceneggiatore e motore trainante del debutto alla regia di Claudio Amendola

Faccia da bravo ragazzo, lieve accento orgogliosamente romano, Edoardo Leo è l'attore italiano del momento. La sua aria spensierata e al contempo riflessiva cela la determinazione e la laboriosità di un giovane uomo che si è dato tanto da fare, si è messo alla prova anche come sceneggiatore e regista (Diciotto anni dopoBuongiorno papà), ha inanellato tanti progetti e tanti altri ne ha in cantiere.
41 anni e il successo appena sbocciatogli in mano, è lui il neurobiologo disoccupato che si trasforma in spacciatore nella commedia sul precariato Smetto quando voglio, che sta raccogliendo lodi e soddisfazioni al botteghino. Ad aprile lo vedremo al fianco di Ambra Angiolini nel romantico Ti ricordi di me?, adattamento cinematografico - cosceneggiato proprio da Leo - dello spettacolo teatrale scritto da Massimiliano Bruno e portato in scena dagli stessi attori. Ancor prima però, dal 6 marzo, è il protagonista del debutto dietro la macchina da presa di Claudio Amendola, La mossa del pinguino, di cui ha sceneggiato il soggetto insieme allo stesso regista e a Michele Alberico e Giulio Di Martino. Divertente commedia sul riscatto sociale di quattro uomini abbattuti dalla vita, ha in Edoardo il motore trainante. È lui Bruno, l'eterno bambinone padre di famiglia, incapace di tenersi un lavoro per più di sei mesi, che si fa venire la strampalata idea che può cambiare la sua esistenza e quella di tre improbabili compagni: partecipare con una squadra di curling alle Olimpiadi invernali di Torino 2006, dove l'Italia, in qualità di Paese ospitante, avrà una formazione qualificata di diritto. Ecco che inizia l'avventura tragicomica di Bruno, del suo migliore amico e compagno di biliardo Salvatore (Ricky Memphis), dell'attempato biscazziere Neno (Antonello Fassari) e del vigile in pensione giocatore di bocce Ottavio (Ennio Fantastichini). Tra allenamenti assurdi, abbondanti capitomboli sul ghiaccio, scappatoie alle regole, tenteranno l'impossibile pur di coronare la loro impresa...

Incontriamo Edoardo Leo. 

Com'è stato lavorare con Claudio Amendola regista?
"Molto interessante. Claudio è uno dei miei migliori amici da diversi anni, anche se il nostro è un rapporto molto al di fuori del lavoro, legato allo sport, finché non abbiamo deciso di fare questo progetto insieme. Quando ho iniziato a provare ho subito capito che aveva talento, è calmo, attento. È un uomo dal grande bagaglio di esperienza".

Il tuo personaggio ne La mossa del pinguino è un ragazzo con problemi economici: un po' come in Smetto quando voglio, commedia rivelazione di cui sei ugualmente protagonista, si inventa un'idea un po' folle e originale per dare una svolta alla sua vita. Trovi analogie tra le due figure?
"In realtà no. Quello di Smetto quando voglio è un superlaureato. Bruno invece è un sempliciotto, non ha capacità, non ha gli strumenti, non ha studiato. Però ha forza vitale per riscattare la sua vita, anche se la sua è un'impresa strampalata. La mossa del pinguino non è un film sul precariato, non c'è il senso del grottesco che c'è nella commedia di Sydney Sibilia".

Il riscatto sociale è raccontato tramite la commedia, che sembra essere il tuo registro preferito...
"Ognuno di noi ha un suo modo per raccontare le cose, a me piacciono i toni della commedia. Anche quando scrivo sono quelli che prediligo, nel raccontare la società mi diverto. Da spettatore poi mi piace anche il drammone, ad esempio ho amato Il capitale umano di Paolo Virzì. La mossa del pinguino tra l'altro è una commedia anche amara".

È anche un elogio alla romanità: tu e Amendola siete romani doc, e anche Ricky Memphis, Antonello Fassari...
"L'abbiamo ambientata nella Roma dei quartieri a noi noti anche se meno visti, quelli della quotidianità, come San Paolo, dove la ricca borghesia di una volta si è impoverita. Poteva però trovare spazio anche in una periferia di Milano o a Palermo".

Durante le Olimpiadi invernali di Sochi hai seguito il curling?
"Ormai il curling mi diverte, lo seguo: come tutti gli sport, una volta che ne capisci il funzionamento è tutto più spassoso. A distanza di quasi un anno però ho ancora i lividi. Le cadute che si vedono nel film sono vere: Claudio ci lasciava liberi di provare e intanto riprendeva. Tentavamo varie sequenze ma noi eravamo imbranati e cadevamo. Il 99% delle cadute è reale. Fassari e Fantastichini un giorno hanno fatto un botto così grosso che han camminato storti per una settimana. E poi il ghiaccio è duro!".

Ti abbiamo appena visto in Smetto quando voglio e in Tutta colpa di Freud, presto ti vedremo in Ti ricordi di me?. Come ti spieghi questo successo e come lo vivi?
"Successo è una parola che non mi appartiene proprio. Sto facendo delle cose che mi piacciono, mi interessa il fatto che stia lavorando a progetti che mi piacerebbero da spettatore. Ho scritto questo film di Claudio e anche quello con Ambra... È tutto frutto di un lavoro che viene da molto lontano: Ti ricordi di me? ad esempio viene da due anni di teatro. Mi sento un artigiano dello spettacolo. Poi mi sorprende e allieta il riscontro positivo di botteghino e critica, che non sempre avviene". 

Recentemente hai raccontato che ci sono stati però momenti, in passato, in cui il telefono non squillava e in cui allora hai iniziato tu a chiamare...
"È naturale e ciclico, ci sono periodi in cui vieni cercato di meno. Ho tentato però di sfruttare quella mia crisi personale cavalcandola. Ho usato quei vuoti per scrivere i miei film e ora sto per realizzare il mio terzo lavoro da regista". 

Di che si tratta?
"Insieme al produttore Lucisano abbiamo preso i diritti del libro di Fabio Bartolomei Giulia 1300 e altri miracoli, strana buffa commedia sulla camorra. Essendo il mio terzo film, tento di alzare l'asticella. Reciterò anche, come faccio sempre nei miei film". 

 

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Simona Santoni

Giornalista marchigiana, da oltre un decennio a Milano, dal 2005 collaboro per Panorama.it, oltre che per altri siti di testate Mondadori. Appassionata di cinema, il mio ordine del giorno sono recensioni, trailer, anteprime e festival cinematografici.

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