Design: emozione delle forme e delle funzioni
La riscoperta della casa quale luogo privilegiato per coltivare relazioni familiari e amicali e per sviluppare riflessioni ha promosso nuove teorie sull’abitare. Favorendo lo sviluppo di un design empatico che concilia il benessere, la convivialità, le idee, il rispetto per l’ambiente.
Casa come rifugio. Come luogo di lavoro alternativo all’ufficio. Come spazio di convivialità e relazioni. Come ritrovo degli affetti. E ancora, come opportunità di relax, decompressione. Perfino come zona privilegiata per la riflessione. Una riscoperta quella della casa direttamente proporzionale alla necessità di porre se stessi, e le persone in genere, al centro della progettualità esistenziale. Una delle conseguenze positive (poche) della pandemia, o, forse, un fisiologico approdo all’essenziale dopo decenni di spostamenti di zone d’interesse su cose e fatui possessi. In questa nuova prospettiva che elegge la casa quale luogo ritrovato per la centralità del benessere personale e collettivo si inseriscono le recenti ricerche sul ruolo del design e la connotazione emozionale della progettazione degli oggetti.
Certo, volendo storicizzare il pensiero teorico intorno al design cosiddetto “emozionale” bisognerebbe partire da The Design of Everyday Things (in italiano, La caffettiera del masochista, edizioni Giunti) saggio nel quale il professor Donald Norman ironizzava sugli oggetti progettati dai designer «a volte belli ma inutili, altre funzionali ma brutti, altre ancora incomprensibili». Poco osannato e molto criticato per quello scritto, Norman, nel 2004, ritorna sull’argomento introducendo un inedito punto di vista percettivo e frutivo degli oggetti di design in Emotional Design (Basic Books, 2004; in Italia, Apogeo 2004), testo successivamente ripreso e ampliato da un altro teorico, Aarron Walter, autore di Designing for Emotion (A Book Apart, 2011). E siamo al tema del nostro speciale di Panorama Collezione, L’emozione oltre forma e funzione, ovvero quando gli oggetti oltre ad essere utili, ed esteticamente interessanti sono anche empatici, cioè sono capaci di creare un legame emotivo con chi decide di acquistarli, perché evocano ricordi, rimandano ad altri mondi, o semplicementi trasmettono piacevolezza e relax al tatto. Oppure sono oggetti in grado di promuovere atteggiamenti virtuosi: si pensi ad esempio a un rubinetto intelligente i cui sensori impediscono lo spreco dell’acqua. A illuminarci sull’argomento, sarà la curatrice Maria Cristina Didero con un’intervista che apre la sezione Ipotesi dedicata alle diverse sensibilità dell’abitare. A dare concretezza al concetto di design delle emozioni, invece, concorrono i poetici pezzi di Imperfettolab pubblicati in queste pagine. Elementi d’arredo che coniugano osservazione della natura, immaginazione, artificio, produzione, funzione. n
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