Mercato, pugno duro e comunicazione: così Fassone cambia volto al Milan
Blitz nelle trattative, annunci improvvisi, controllo sul club e feeling con i tifosi. In 50 giorni ha cancellato tante perplessità
Quando si è presentato il giorno dopo la firma del closing, Marco Fassone ha fatto una, vera, sola promessa ai tifosi del Milan: "Ho il vantaggio di aver lavorato dentro questo club nell'ombra per otto mesi capendone molte dinamiche. Non solo tecniche". Non è stato tempo perduto e l'attivismo dei rossoneri nei primi 50 giorni della nuova proprietà e dirigenza è il fatto nuovo del calcio italiano.
Il Milan sta tornando. Non è detto che accada tutto e subito, restano perplessità e criticità a medio e lungo periodo sull'impianto economico dell'operazione che ha traghettato la società da Berlusconi a Yonghong Li con la presenza forte del fondo Elliott alle spalle, però rispetto a metà aprile il quadro è molto più chiaro. E attraente.
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Il pesantissimo bilancio chiuso in negativo (-74,9 milioni di euro) e riferito al 2016 non seve sorprendere. E non deve stupire la previsione di altri rossi profondi nella fase d'avvio della nuova gestione. Il Milan viene da un quinquennio di mancati investimenti e di interventi della proprietà solo per garantire la continuità e poco più. Sono mancati i risultati, l'Europa è stata bucata per tre stagioni di fila prima del prelimiare appena conquistato e il giro d'affari ne ha sofferto.
Ora, però, il club guarda al futuro. La parte più appariscente della rivoluzione è l'attività frenetica sul calciomercato di Fassone e del direttore sportivo Mirabelli (ex Inter anche lui). Ma oltre al mercato c'è altro: c'è il tentativo di costuire una nuova immagine cancellando due anni di dubbi, delusioni, trattative e ribaltoni. Dando, insomma, l'idea di una società che ha volontà e mezzi per rilanciarsi
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Investimenti sulla squadra - Fassone e Mirabelli hanno individuato le necessità tecniche del Milan, anche confrontandosi a lungo con Montella, e hanno scelto di intervenire velocemente. Il Milan deve cancellare l'immagine di un club da 'parametri zero' e senza possibilità di inserirsi in aste di mercato: ecco i blitz per Kessie, strappato alla Roma, la trattativa per un big come Morata e la suggestione di altri grandi nomi. Anche non arrivassero tutti, il segnale è stato lanciato.
Budget importante - Operazione possibile anche perché il budget per il mercato è sostanzioso (oltre 100 milioni di euro) e Fassone si sta muovendo seguendo due strategie: accordi con procuratori e intermediari e pagamento diluiti nel tempo. Un po' come all'Inter di Thohir, provando ad accelerare il processo di crescita.
Comunicazione diretta - Il modo in cui è arrivato il rinnovo di Montella, proprio mentre i giornali parlavano di ritardi e dubbi, segna la volontà di gestire direttamente comunicazione e immagine del club. Rottura rispetto al recente passato. Fassone sta curando molto il contatto con i tifosi e sta rompendo alcune logiche di vicinanza a media tradizionali. Il tempismo con cui interviene mettendo a tacere i dubbi è un altro segnale forte di cambiamento.
Pugno duro con Donnarumma - Sullo sfondo ovviamente resta la vicenda Donnarumma. La scelta è quella di andare al confronto diretto usando tutti i mezzi della moral suasion. Anche a rischio che si produca una rottura, ma con l'obiettivo di forzare la mano per una soluzione positiva e di togliere l'alibi di non saper gestire una situazione complicata ai critici e ai nostalgici del precedente management. Dal quale è stata ereditata una trattativa quasi impossibile.
Solidità economica e accentramento - Ultimo ma non ultimo, ecco l'aumento di capitale in due tranche (60 più 60 milioni di euro) che ha dato stabilità al Milan. La proprietà, però, rimane lontana, quasi assente. Fassone è il king maker del Milan di oggi, il vero capo azienda senza che ci siano sovrapposizioni di ruoli e competenze. La società al momento è molto snella e rapida, poi dovrà irrobustirsi. Ma fare le cose velocemente risponde ai tanti dubbi dei mesi scorsi.
Gattuso e la bandiera - Infine Gattuso, riportato a Milanello come allenatore della Primavera. Sul non-milanismo della nuova dirigenza si è parlato moltissimo e non tutte le scelte sono state condivise dalla piazza. Ringhio ha messo d'accordo tutti e risposto per il momento all'esigenza di innervare di rossonero il nuovo corso.