Sanremo, perché tutti lo criticano ma poi lo guardano
Fenomenologia del Festival, l'evento televisivo italiano più divisivo e crossmediale. Il ruolo dei social e i target dei telespettatori di Sanremo
Un popolo di santi, navigatori e critici televisivi. Più che un programma tv, il Festival di Sanremo è un catalizzatore di polemiche, ovazioni trionfali e commenti al vetriolo. Da show musicale si è trasformato in vero e proprio fenomeno mediatico, divisivo e crossmediale, senza dubbio il più nazional-popolare con la sua capacità (a tratti estrema) di mescolare alto e basso.
Perché tutti criticano Sanremo ma poi lo guardano
Visto da Sanremo - che sia in sala stampa, per strada o davanti all'Ariston, dove s'incrociano i personaggi più surreali, un circo Barnum di reduci dei reality e cacciatori di selfie - il Festival ha le fattezze dell'isteria collettiva. Da qui, l'unica risposta alla domanda "perché Sanremo piace?" è "piace perché piace". E, probabilmente, quando si capirà perché dopo sessantotto edizioni ancora continui a catalizzare così tanta attenzione, a quel punto avrà smesso di piacere.
Giochi di parole a parte, è incredibile come per una settimana sembra quasi che tutto si fermi per concentrarsi sulle canzoni (Claudio Baglioni, direttore artistico di Sanremo 2018, ripete spesso la formula "canzone popolare") e sul carrozzone festivaliero. Per molti è una sciagura, per altri un'irrinunciabile delizia televisiva, per altri ancora un tic ormai irrimediabilmente connaturato al dna italiano.
Tutti critici tv per una notte
La parte più bella del Festival? La possibilità di dare libero sfogo all'Aldo Grasso che è in noi. Tutti raffinatissimi critici tv, almeno per una notte, pronti a dire ai conduttori come condurre, ai cantanti come vestirsi (poi, solo in un secondo momento, come cantare), agli scenografi come disegnare la scenografia di quel teatro in miniatura che è l'Ariston, e via dicendo.
Una volta si organizzavano i gruppi d'ascolto - che per la verità resistono granitici ancora oggi, nonostante paiano un vezzo da preistoria televisiva - ma i social sono diventati il mezzo prediletto per diffondere il proprio verbo sulle gesta sanremesi. E ooco importa se poi persino i parenti più prossimi si rifiutano di leggere che cosa ne pensiamo di quel look o di quella canzone: l'importante è twittare, condividere, vomitare impressioni e/o banalità spinte, elargire likes perché quello che conta, per molti, è sentirsi protagonisti di una visione collettiva.
@SanremoRai batte se stesso anche sui social.
— Ufficio Stampa Rai (@Raiofficialnews) 9 febbraio 2018
Dopo le prime 3 serate di #Sanremo2018 con @ClaudioBaglioni, @m_hunziker e @pfavino si sono registrate 13 milioni di interazioni con una crescita rispetto alla precedente edizione del +7%. @RaiUno, @RaiRadio2, @RaiPlay pic.twitter.com/1bHo8lLPh6
Quanti italiani guardano davvero il Festival?
Ma quanti sono gli italiani che guardano per davvero Sanremo? Qualche dato per capire quale sia la portata complessiva del Festival, ce lo dicono i dati Auditel: quelli più freschi, relativi al Sanremo 2018 targato Baglioni - che ha registrato un inatteso boom di ascolti - ci dicono ad esempio che nella serata di giovedì 8 febbraio 25.620.000 di italiani sono rimasti collegati a Rai 1 per almeno un minuto.
Insomma, la generalista non se la passa poi così male, nonostante un'iperframmentazione della tv che appena dieci anni fa nessuno si sarebbe mai immaginato. È il potere del nazional-popolare bellezza (o del popolar-nazionale, come dice sornione Baglioni), capace di scatenare attenzione mediatica e qualcosa come 13 milioni di interazioni sui social.
Tra tutti i profili rilevati, la vetta si raggiunge sui giovani.
— Ufficio Stampa Rai (@Raiofficialnews) 9 febbraio 2018
Lo share della 3ª puntata sulle ragazze 15-24 anni tocca quota 62.7%, e segna il valore più alto degli ultimi 23 anni (dal 1995).
Picchi di oltre il 70% su questo profilo.#Sanremo2018 pic.twitter.com/jotnOA00Gm
Che sorpresa, i giovani guardano Sanremo
Una cosa certa è il trend degli ascolti in crescita da quattro anni, ma la vera sorpresa è che i giovani sono tornati a guardare Sanremo. "Si dice che il Festival sia poco seguito dal pubblico anagraficamente giovane, invece nel 2018 il pubblico è ringiovanito", racconta a Panorama.it il direttore di Rai 1 Angelo Teodoli.
In controtendenza sui cliché, Teodoli rivela che i millennials sono attratti dal Sanremo baglioniano. "Sfruttano i media che hanno a disposizione, sono alla ricerca di punti di ancoraggio: corrono molto, ma inseguono il grado di stima e la capacità dei personaggi di entrare nei loro bisogni", analizza il direttore, che ha studiato i gusti del pubblico young negli anni al vertice di Rai Gold.
Giusto per fare un esempio, lo share della terza puntata sulle ragazze 15-24 anni ha toccato quota 62.7%, e segna il valore più alto degli ultimi 23 anni (dal 1995). "Non è un caso che il top delle internazioni lo abbia fatto Pippo Baudo, un punto di riferimento anche per i giovani, cosi come Baglioni. Questo risponde a un bisogno chiaro, quello di trovare dei punti di ancoraggio". Insomma, il Festival gode di buona salute e continuerà ad essere amato, criticato o detestato. Ancora per un po'.
Per saperne di più:
- Sanremo 2018, il meglio e il peggio della prima serata
- Sanremo 2018, il meglio e il peggio della seconda serata
- Sanremo 2018, il meglio e il peggio della terza serata
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