I 10 film più belli del 2012
Colossal americani o piccole perle europee o asiatiche, ecco il meglio del cinema di quest'anno. Primi della top ten Quasi amici, Amour e Skyfall
È sempre un'emozione stilare la classifica dei film più belli dell'anno (ecco le top ten del 2011 e del 2010 ). Perché nel ripercorrere le varie opere è entusiasmante rivivere anche le emozioni correlate ed è gratificante innalzare lodi a certi registi capaci di penetrare a gamba tesa nel proprio cuore, restituendo loro tutto il bene che hanno saputo trasmettere coi loro lavori. A volte è difficile scegliere tra questo e quell'altro ma... a essere onesti, per i migliori film del 2012 ho avuto pochi dubbi. Ecco i miei magnifici dieci.
1) Quasi amici - Intouchables di Olivier Nakache e Éric Toledano. Ci ho riflettuto su un po' in verità: meglio Quasi amici o Amour di Haneke? La risposta, per una volta, è nell'affluenza in sala. Il duo francese ci ha regalato una storia esplosiva, che tocca il dramma, ci affonda le mani, ma lo fa senza pateticità e con un'energia contagiosa, riuscendo a essere un successo internazionale al botteghino e a conquistare l'intellettuale come il "plebeo". Come solo il miglior cinema sa fare. L'alchimia tra il tetraplegico interpretato da François Cluzet e il badante emerso dalle banlieu Omar Sy è appassionante. Si ride e si piange, senza mezze misure. Un film di luce e speranza, com'è necessario in questo 2012 difficile in chiusura.
2) Amourdi Michael Haneke. È incredibile: i suoi film sono sempre nelle top ten dell'anno. Il regista austriaco è infallibile, e implacabile nel tormentare l'animo dello spettatore avvinto in sala. Al solito senso di angosciante impotenza tipica dei suoi lavori (La pianista, Il nastro bianco, Funny games), questa volta Haneke unisce una poeticità sottile e dolorosa. Il suo ritratto di vecchiaia è terribile e delicato. A interpretare la coppia alle prese con l'ineffabile demenza senile ci sono colossi del cinema francese come Jean-Louis Trintignant ed Emmanuelle Riva. Una stretta al cuore è garantita.
3) Skyfall di Sam Mendes. Nel cinquantenario della sua nascita al cinema 007 ce l'ha fatta ad autocelebrarsi e a entusiasmare. Il regista premio Oscar per American Beauty ordisce con sagacia, mettendo ogni tessera al posto giusto. Belle donne? Ci sono. Azione? C'è e visivamente avvincente. Il cattivo? Ecco un Javier Bardiem ridicolo e micidiale. E poi Martini Dry, la mitica Aston Martin DB5, ambientazioni esotiche, la voce incredibile di Adele per la colonna sonora... Lui per la terza volta è Daniel Craig, poche parole e tanto pragmatismo. Le citazioni di altri film celebri e soprattutto di passati episodi di James Bond si sprecano. L'ironia e in particolare l'autoironia grondano. Che spettacolo!
4) Sister di Ursula Meier. Il bello delle top ten di fine anno è poter decantare anche titoli "minori" a volte trascurati dalle vetrine del mercato. Come la piccola perla della Meier, quarantunenne franco-svizzera già nota per Home. Nessun effetto speciale, un'ambientazione particolare come una stazione sciistica delle Alpi svizzere e soprattutto i grigi quartieri industriali a valle. E poi un fratello e una "sorella", i bravissimi Kacey Mottet Klein e Léa Seydoux, la solitudine e il disagio, la difficoltà di un rapporto scandito da uno squallido scambio di soldi, un amore rifiutato ma impossibile da recidere. Un film essenziale, intenso e perfetto.
5) A Simple Life di Ann Hui. Quanta delicatezza e minimalismo orientali in questo film cinese tenero e doloroso. Narrata con straordinaria sobrietà e misura emotiva, ecco una storia sulla gratitudine e sul rispetto: quando l'amore viene gratuitamente elargito, viene restituito con slancio naturale e magnetico, come capita al giovane interpretato da Andy Lau verso la sua amah (donna di servizio) che per sessant'anni l'ha accudito e, ormai anziana, ha imboccato il lento e crudele cammino del declino fisico e intellettivo. L'approccio è realistico, il racconto poetico. Bravissima l'attrice Deannie Yip.
6) The Avengers di Joss Whedon. Che ammucchiata di supereroi in salsa americana! E quanto humour! Quando ci sono le battute al fulmicotone dell'egocentrico Iron Man (Robert Downey Jr.) e a fargli da spalla l'aitante dio Thor, (Chris Hemsworth), lo snobbato Capitan America (Chris Evans) e l'iroso Hulk (Mark Ruffalo), lo spasso è assicurato. L'equilibrio tra azione, ironia, effetti speciali e suspense è ottimo. Non a caso il film a oggi ha ottenuto il terzo maggior incasso della storia del cinema.
7) ...E ora parliamo di Kevin di Lynne Ramsay. Su questo film bello e straziante ho speso parole anche in passato: come mai è stato completamente trascurato dagli Oscar 2012? La tematica trattata, ahinoi, è quanto mai contemporanea: un figlio, una mamma, un rapporto complicato, una strage a scuola. La regista scozzese cura molto i dettagli stilistici ma senza maniacale artificiosità e attraverso immagini suggestive ci fa arrivare alla psicologia interiore dei personaggi. Per fortuna non tenta di risolvere il dilemma se dietro a gesti da "mostro" ci sia la natura o il substrato famigliare. Ma il dramma, quello di una madre dibattuta tra sensi di colpa, ce lo sviscera tutto, grazie a una superba Tilda Swinton.
8) Hunger di Steve McQueen. È il debutto alla regia dell'artista e cineasta inglese e, anche se datato 2008, da noi arriva solo ora. Ma per fortuna arriva. C'è da premetterlo: si astengano stomaci delicati. La videocamera ci porta in uno spaccato di storia recente, nella prigione di Long Kesh, conosciuta come The Maze (Il Labirinto), nell'Irlanda del Nord degli anni '80, nella protesta dei detenuti repubblicani che vogliono lo status di prigionieri politici e nello sciopero della fame iniziato da Bobby Sands, uno stupendo Michael Fassbender. Claustrofobico e duro, il film è un autentico pugno nello stomaco, e proprio per questo è potente e viscerale.
9) Pieta di Kim Ki-duk. Violento e crudo, eppure con il germe della compassione, si apre senza difficoltà un varco nella sensibilità dello spettatore. Impossibile rimanerne indifferenti. Il regista coreano innalza una critica al capitalismo estremo ma lo fa a modo suo. Ecco un ragazzone solo (Lee Jung-jin): braccio spietato degli usurai, nella quotidianità storpia senza pietà i debitori. Ecco una strana donna (Cho Min-soo) che spunta dal nulla e dice di essere sua madre. L'amore figliale è la forza - e la debolezza - più grande. L'amore materno spinge alla vendetta più diabolica.
10) Il sospetto di Thomas Vinterberg. L'angoscia è servita. Godetevi i primi 5-10 minuti di "normale" visione, perché poi scenderete negli inferi della tensione, dell'asfissiante impotenza, del tormento, insieme al protagonista ingiustamente accusato di pedofilia, un sublime Mads Mikkelsen. Qualsiasi bugia ripetuta tante volte diventa verità, sosteneva Joseph Paul Goebbels, ministro della Propaganda nel Terzo Reich. La calunnia uccide, ci insegna il regista danese, e mai è stato più falso che i bambini dicono sempre la verità.