Meghan Markle
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Harry, Meghan e la sacra corona riunita per il matrimonio dell'anno

Dopo gli anni difficili, torna in scena "la famiglia reale perfetta". Grazie alla potente macchina della comunicazione di Buckingham Palace

Si sono incontrati il 20 maggio di due anni fa, e per la data delle nozze hanno scelto quasi lo stesso giorno, il 19 maggio, atteso chiaramente dai diretti interessati, dall'intera Casa reale britannica, da più di un miliardo di persone, tante quante sono nei 16 Paesi del Commonwealth, e dai molti ancora innamorati della favola bella dei reali felici.

Ma soprattutto è atteso come una manna dalla task force della comunicazione di Buckingham Palace, che in queste settimane sta lavorando per fare dell'evento un'operazione mediatica perfetta.

È infatti benedetto dal cielo l'arrivo di questo "sì" , proprio mentre gli inglesi sono ancora sotto shock per la Brexit, divisi, preoccupati (abbiamo fatto bene o è stata una gigantesca bischerata?); Elisabetta II il 21 aprile spegnerà 92 candeline, straordinaria "vecchietta", devota al ruolo datole dalla Storia, donna ironica, umana, sagace. Anche eterna però non può esserlo, quindi vano è ripetere "Dio salvi la regina", anche il Padreterno prima o poi dovrà distrarsi dal mandato. E la paura che Elisabetta II venga a mancare è tanta, quindi il punto è: come salvare la monarchia tout court, con o senza la longeva sovrana? In assenza di Dio, ci deve pensare presto qualcun altro.

I due sposi, per esempio, e la macchina da guerra della comunicazione, rinnovata, lucida, pronta allo sprint del 19 maggio 2018. I due sposi: lei è Meghan Markle, professione attrice, trentaseienne, con madre afro-americana, padre irlandese, divorziata, di tre anni più anziana del futuro consorte; lui è Harry Windsor, principe del Galles, il più simpatico della Casa reale britannica, ex sciupafemmine, sportivone, con passati di irrequietezza da maschio alfa e da estimatore del buon bere, ma con una sensibilità speciale peri mali altrui, ereditata dall'adorata madre, Diana Spencer.

I futuri sposi già vivono a Kensington Palace "nel peccato", si sarebbe detto un tempo; radiosi, si sono presentati davanti alle telecamere per raccontare il loro amore, mano nella mano, lei leggermente logorroica, lui perso nelle parole della futura sposa.

Che li si veda bene insieme o no, la loro unione segna l'ennesima "violazione" dei centenari codici regali, perché per la prima volta il sangue blu dei Windsor (segrete corna a parte) si mischierà col sangue meticcio di casa Markle. È anche questa un'altra benedizione dal cielo? Diventerà il simbolo dell'apertura della Casa reale alla nuova società, multiculturale, multirazziale, multireligiosa?

Al quartier generale della comunicazione pensano di sì. E siccome il precedente matrimonio reale di William, duca di Cambridge, con Kate Middleton, la prima "borghese" entrata a Palazzo (altro muro abbattuto),è stato seguito da 2 miliardi di persone nel mondo, come non giocarsi la carta di questo matrimonio anglo-americano, preparare cioè una coreografia perfetta, sontuosa sì, con la solita aura da film in costume (che funzionano sempre), che faccia capire che la monarchia va ancora in carrozza nelle occasioni speciali, ma è al passo coni tempi, aperta alla realtà in continuo divenire, in sintonia con questa società fluida, ormai gassosa?

Così, intorno ai reali, si è creata una nuova generazione di consulenti: oltre all'ex giornalista del Financial Times, Paddy Harverson, capo della comunicazione, da anni a fianco dei reali, ci sono Miguel Head, ex ufficio stampa della Difesa ora segretario privato di William, e Catherine Queen, segretaria di Kate.

Pochi giorni fa, il 28 gennaio,è apparso sul sito di Buckingham Palace un bando per cercare un esperto di comunicazione da affiancare a Kate. Alle figure apicali si aggiunge la "bassa manovalanza", le decine di giovani "smanettoni" che curano i tre siti della Corona, la pagine Facebook, aggiornano Twitter e Instagram perché oltre a quelle della Casa reale, ogni componente ha la sua vetrina sui social.

Il messaggio comune è: 2Sì, siamo dei reali, ma siamo anche gente normale". Ovvero, una cascata di foto di momenti famigliari e messaggi di quotidianità domestica. Una monarchia orgogliosa di essere 2.0.

Massimo de Leonardis, docente di Storia delle relazioni internazionali alla Cattolica di Milano, legge controluce quanto sta succedendo oltremanica: "Tutto è concesso ormai, purché vengano salvati i riti, i simboli, l'aura mitica... Il cambio della guardia, le cerimonie splendide. La monarchia deve per forza adeguarsi al costume nazionale, prima che qualcuno ne metta in discussione la stessa esistenza. Perché Harry non dovrebbe sposare chi vuole? È molto lontano dalla linea di successione al trono, prima c'è il principe Carlo, poi William. Siamo sinceri: è dai tempi della regina Vittoria che la principale funzione della Casa reale è dare un'immagine di rispettabilità, essere un esempio, mettere in scena la 'famiglia ideale'".

In questo, Kate e William sono perfetti: ad aprile nascerà il terzo erede e dal loro matrimonio a oggi i giornali di gossip sono rimasti a bocca asciutta. Nessuno scandalo, solo un florilegio di bei momenti stampati su riviste popolari e patinate, postati in rete, diffusi scientemente (sempre dalla potenziatae modernizzata macchina della comunicazione). Fine degli anni folli scanditi dalle liti fra Diana, Carlo ed Elisabetta II, lacrime, corna, reciproche accuse, drammi.

Antonio Caprarica, per tre lustri corrispondente Rai da Londra, autore di numerosi libri sulla casa reale, ai quali si aggiungerà ad aprile Royal baby (Sperling & Kupfer) ha titolo per spiegare quale sia realmente la posta in palio: "La regina ha capito perfettamente che una politica matrimoniale ispirata a vecchie scelte dinastiche non è più possibile. La vera rivoluzione è stato il matrimonio di William con una borghesuccia, neanche con una borghese, con la quale peraltro conviveva da otto anni. Elisabetta, per senso del dovere, ha accantonato la sua vita privata: dal 1958 ha trasformato il suo matrimonio, costellato dai tradimenti di Filippo, in un magnifico matrimonio di lavoro per presenziare a cerimonie e dare l'immagine di una famiglia compatta".

Adesso si tratta di capire quanto peserà negli equilibri della Casa reale lo sposalizio del 19 maggio. Caprarica giura: "Effetti zero, se non di immagine. Carlo è vecchio, non è un nativo digitale, è ancorato a un mondo passato, pochi lo vedono come futuro re. La nuova immagine della monarchia è rappresentata dai fratelli, William e Harry. E questa, credetemi, è la vittoria postuma di Diana".

Con le loro scelte e l'impegno umanitario William e Harry non fanno altro che camminare nel solco della madre. Un sonoro schiaffo tardivo a chi per anni ha sottovalutato Lady D.

In occasione del ventennale della morte, avvenuta il 31 agosto 1997, i due figli l'hanno omaggiata, incensata, ricordata come modello, mentre il silenzio del principe Carlo rimbombava nell'intero regno.

Se fosse ancora viva, la principessa triste sarebbe una nonna allegra per i tanti nipoti e per quei figli cresciuti con i suoi valori: generosi, sensibili, democratici, aperti al mondo. Figli che si sono scelti due donne "normali", belle, impegnate nella beneficenza e nella difesa dei diritti del sesso debole. Toste, ma anche consce del ruolo che hanno.

Meghan ha promesso che rinuncerà al suo blog e alla carriera d'attrice, ma continuerà con l'impegno sociale. Forse, dicendo "sì" il 19 maggio, nella Cappella Saint George di Windsor, per deformazione professionale dopo essere stata per anni sul set di film e serie come Suits, avrà la sensazione di recitare in The Crown, serie tv di Netflix diventata di culto, oppure di essere finita nel cast di The queen. La regina, film di Stephen Frears, o in un episodio di Downtown Abbey.

Invece, sarà dentro la realtà. Quella realtà che con intelligenza somma la quasi novantaduenne regina non nega, anzi cavalca, memore del suo passato di amazzone. Un'altra prova?

Allo sposalizio ha invitato anche sir Elton John e il suo compagno David Furnish, la coppia gay, sposata, che ha due bambini da madre surrogata. Chi avrebbe mai osato immaginare che la regina arrivasse a tanto?

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Stefania Berbenni