Fenomeno delivery: perché gli italiani cercano online alimenti di qualità
È in atto una rivoluzione nella nostra spesa. Costretti a non frequentare come prima negozietti e gastronomie, siamo catapultati in una nuova frontiera del food:l'arrivo a domicilio di qualunque genere alimentare. Per comodità, freschezza e un po' di capriccio.
La farina arriva direttamente dalla Calabria, il pesce dall'Adriatico, la carne dai pascoli alpini... Effetti collaterali, per una volta positivi, dell'emergenza sanitaria. Complici le lunghe file al supermercato e la paura del Covid-19, la percentuale di consegne a domicilio cresce a tripla cifra. Ogni settimana sempre più aziende dagli angoli più remoti d'Italia possono raggiungere angoli altrettanto remoti con la loro merce, aiutate dai social (vedi Instagram) ormai cornucopia di proposte per peccaminosi acquisti a fin di gola. Dal produttore al consumatore. Dovevamo aspettare questa èra post-globalista per accorciare le distanze nel Paese.
Partiamo dalla base: la farina. Gli italiani domiciliati a forza ne sono invaghiti al punto che nei supermercati - come è noto - scarseggia, e per il lievito è anche peggio. Ma anziché litigarsi le ultime confezioni, basterebbe attaccarsi al computer e digitare il nome di una delle aziende che si dedicano con cura alla raccolta e al raffinamento del grano. Si va da Tibiona (Tibiona.it), 95 diverse farine prodotte soprattutto al Molino Bongiovanni in provincia di Cuneo, a Petra, che vende i prodotti del Molino Quaglia di Vighizzo d'Este, Padova, ideatori dell'Università della pizza e dell'Accademia del pane (Farinapetra.it). Un vero caso in questi mesi è la Mulinum, a San Floro, Catanzaro. «In Italia normalmente solo il 4 per cento di farina viene venduto a privati e il resto va ai professionisti, ma il boom della domanda ha svuotato gli scaffali perché i mulini industriali sono lenti a riconvertire le linee» spiega Stefano Caccavari, il poco più che trentenne creatore di Mulinum, farine da grani antichi con bassa resa e basso glutine, macinati a pietra, molto lentamente. «Con il coronavirus in poche settimane il nostro ecommerce è cresciuto di 287 volte. Adesso apriremo anche in Toscana e Puglia. Cosa vendiamo di più? L'80 per cento degli ordini è per il Box farina da 10 chili, che contiene 5 chili di grano duro Senatore Cappelli e 5 di grano tenero Verna, integrali. A 44,90 euro, spedizione e lievito madre San Floro inclusi» (Mulinum.it).
Parlando di carboidrati, anche i produttori artigianali di pasta stanno allargando le vendite a tutto il Belpaese. La dice lunga che due antichi produttori siano tra i più attivi con l'ecommerce. Il primo è Spinosi (Spinosi.com), che ha commercializzato la pasta di Campofilone (Marche) fin dal 1960. Oggi i suoi maccheroncini, tagliolini, fettuccine e altri formati di pasta all'uovo arrivano con spedizione gratuita su ordini sopra i 50 euro (per farne scorta o per organizzarsi con i «congiunti»). L'altro si trova a Gragnano, patria del nostro piatto più italiano. Pasta Cuomo vanta come data di inizio attività il 1820, ma è tecnologica, quando si tratta di spedire a domicilio (Pastacuomo.com).
Altro mercato che sta esplodendo nell'ecommerce è quello del pesce fresco: impensabile fino a poco tempo fa, si garantiscono consegne di prodotti già puliti in camion refrigerati fino alle case di tutta Italia. «Campione» del fenomeno è una start-up nata nel 2018, Orapesce. «Dopo aver cliccato su Orapesce.it si sceglie il prodotto desiderato e si inserisce la prima data utile per la consegna» spiega Giacomo Bedetti, il manager alla guida dell'azienda. «Quindi noi acquistiamo la merce ordinata da cooperative tra Cesenatico a San Benedetto del Tronto, il prodotto viene pulito e messo in una confezione che arriva al cliente con corriere specializzato». Top del momento: sogliole, vongole e totani.
Rimanendo sui fondamentali, la carne occupa un posto d'onore. Anche qui con casi esemplari, come Mannarino. È il nome di due ristoranti ora chiusi secondo decreto, ma che con un guizzo digitale spopolano con le consegne a domicilio. «In realtà stavamo già organizzando una macelleria online ma il lockdown ci ha spinti a velocizzare. Oggi facciamo circa 700 mila euro al mese di fatturato e fino a 1.200 consegne al giorno in tutta Italia» assicura Luca Ballabio, uno dei tre soci. Come ci sono riusciti? «Prodotti di alto target qualitativo e una strategia di comunicazione aggressiva. Social media al 100 per cento».
Lo strumento principe per diventare social si chiama Business manager di Facebook e se ne fa ampio uso per finire «sponsorizzati» nei cellulari giusti (cioè di chi dimostra interesse per l'argomento). Succede anche con la carne. Per citare alcuni nomi visti su Instagram: la Macelleria Bolgi in Val di Fassa per la carne trentina, la Chianina Fierli, la lodigiana Cigolina per frisona e wagyu, Wilfred per quella di tutto il mondo. Decine. Nell'imbarazzo della scelta citiamo Pascol (Pascol.it), altra start-up che propone la carne di una trentina di piccoli allevatori delle Alpi lombarde. «Siamo partiti a luglio 2019 e negli ultimi mesi registriamo un più 60 per cento» racconta Federico Romeri, uno dei due giovanissimi fondatori (25 e 26 anni). «La carne che vendiamo non è solo buona. La comunichiamo perché parla del duro lavoro degli allevatori italiani, degli animali al pascolo che mangiano fieno ed erba. La tracciabilità è totale e i tagli della carne, che arriva in box assortiti e personalizzabili, moltissimi».
Quella delle «scatole» con prodotti vari, è una tendenza nella tendenza. A tema «verdure» vince la sfida Cortilia, food tech company fondata da Marco Porcaro ormai arcinota per aver introdotto nel 2012 l'ecommerce dell'ortofrutta con sistema a filiera corta grazie a circa 250 produttori lombardi, piemontesi e dell'Emilia Romagna. Prima della crisi cresceva a ritmi del 50 per cento, oggi si stima arrivi all'80-100 per cento.
C'è poi chi va ancora oltre e diventa punto di riferimento sia per eccellenti realtà locali sia per il consumatore curioso & gourmand. «Abbiamo una nicchia specifica di circa cinquanta produttori in quasi tutta Italia selezionati rigidamente e assenti dalla grande distribuzione» si appassiona Pierfrancesco Pastore, amministratore di Tumn, il primo food hub italiano (Tumn.it). Sul portale si trovano chicche come Terra viva del Tibi, azienda agricola a Borgo d'Ale (VC) con le sue farine e paste di grano duro; Picogrammo, creato da due ricercatori scientifici con la passione per il cibo di alta qualità, che bilanciano come in una «alchimia» gli ingredienti per biscotti sorprendenti. Oppure Ferretti Corradini, con aceti balsamici invecchiati anche 40 anni, o Ghiotta marmotta, che produce olio premiato a livello internazionale, confetture, erbe, spezie, tutto trasformato a mano. «Facciamo spedizione gratuita non in base a quanto spendi ma se nell'ordine ci sono almeno quattro produttori diversi. Per far conoscere le piccole aziende che lavorano con serietà e qualità».
Un tema caro anche a chi fa olio come si deve e spedisce direttamente a casa. Tra i tanti, Il Bottaccio a Campiglia Marittima, Paolo Bonomelli boutique olive farm sul Garda, Torretta a Battipaglia. E la Dragotto farm di Castelvetrano, provincia di Trapani, specializzata nella coltivazione dell'oliva Nocellara del Belice, da cui ottiene un olio di altissima qualità. La sua particolarità? «Dalla raccolta alla molitura trascorrono solo sei ore. L'oliva non affronta la fase ossidativa e tutta la produzione si fa senza ossigeno grazie all'uso di azoto e argan» spiega Luca Dragotto, uno dei cinque fratelli che dal 2016 hanno preso in mano l'omonima azienda agricola senza immaginare il cambio improvviso di scenario cui assistiamo tutti. «Il nostro business principale era la ristorazione di qualità, ma a causa del Covid-19 adesso cerchiamo di entrare nelle famiglie attraverso i social. Però non è facile... Purtroppo chi non riuscirà a mettersi in gioco scomparirà nel giro di qualche mese». Comprare con l'ecommerce non è solo questione di sfizio.