Il quinto potere, il film su WikiLeaks: 5 cose da sapere
Lifestyle

Il quinto potere, il film su WikiLeaks: 5 cose da sapere

È al cinema il thriller politico (poco avvincente) su Julian Assange e Daniel Domscheit-Berg

Mentre Julian Assange è presso l'ambasciata dell'Ecuador a Londra come rifugiato politico, dal 24 ottobre arriva nelle sale italiane Il quinto potere (The Fifth Estate), il film dello statunitense Bill Condon che ricostruisce il rapporto tra Assange e il suo ex collaboratore Daniel Domscheit-Berg, e la nascita di WikiLeaks, il sito che raccoglie informazioni governative o aziendali scottanti.
Negli Stati Uniti è stato rilasciato il 18 ottobre, raccogliendo al box office 1,7 milioni di dollari, uno dei debutti più bassi per un'uscita firmata DreamWorks.

Ecco cinque cose da sapere su Il quinto potere.

1) I libri alla base e i diversi punti di vista

Il quinto potere si basa su due libri. Uno è Inside Wikileaks di Daniel Domscheit-Berg, il socio tedesco che affiancò Julian Assange nelle fasi iniziali di WikiLeaks e che fu sospeso dallo stesso Assange nel 2010 per profonde divergenze sull'utilizzo della piattaforma digitale. L'altro è Wikileaks di David Leigh e Luke Harding, due giornalisti del Guardian, il quotidiano britannico che ha collaborato con Assange alla pubblicazione di una grande massa di segreti di Stato americani di cui WikiLeaks è entrata in possesso.
Bill Condon, già regista di The Twilight Saga: Breaking Dawn (parte 1 e 2), non vuole proporre un film documentario ma un'interpretazione di una vicenda ancora aperta attraverso vari punti di vista: quello di Berg, che è quello predominante, quello dei diplomatici statunitensi i cui agenti sul campo sono stati messi in pericolo dalle rivelazioni di WikiLeaks, quello dei giornalisti in contatto con Assange, ovviamente quello di Assange, che però sembra un po' posticcio, meno approfondito di quello di Berg.

2) Fonti della sceneggiatura, le mail tra Cumberbatch e Assange

Il cuore del film è la fragile amicizia tra Julian e Daniel. La sceneggiatura è stata scritta da Josh Singer, che ha già lavorato per le serie tv The West Wing e Fringe. Singer ha incontrato dei testimoni diretti e tanti pensatori per farsi un'idea di che volto dare al soggetto. È volato a Berlino per parlare con Daniel Domscheit-Berg, a Londra per ascoltare i racconti dei giornalisti del Guardian, ha conversato su Skype con la parlamentare islandese Birgitta Jonsdottir sostenitrice di WikiLeaks. Ha parlato con gli studiosi di legge Lawrence Lessig e Jonathan Zittrain, con l’ex rappresentante del Dipartimento di Stato P.J. Crowley (che si è dimesso dopo alcune dichiarazioni che mettevano in discussione il trattamento riservato al soldato americano Bradley Manning, informatore di WikiLeaks). Si è confrontato anche con diversi membri della comunità degli hacker.
Dal canto suo Benedict Cumberbatch, il superbo attore inglese che interpreta Assange, ha stabilito un legame personale per mail con lo stesso fondatore di WikiLeaks.  
Daniel Brühl invece, attore tedesco che dà corpo a Daniel Domscheit-Berg e che abbiamo appena visto come Niki Lauda in Rush,  ha avuto la possibilità di incontrare la persona che interpreta: "Daniel possiede un'energia incredibile e quando abbiamo parlato di WikiLeaks vedevo che i suoi occhi luccicavano. È rimasto un vero attivista" ha raccontato.

3) Come ne esce Assange

Il ritratto che viene fatto di Assange è un connubio di luci e oscurità. Ne viene esaltato il suo lato idealista, il suo impegno infaticabile che lo fa correre da una parte all'altra del mondo, con ardore. Vengono fatti cenni anche alla sua infanzia isolata, al fianco della madre all'interno del culto australiano "The Family", e ci sono riferimenti alle sue imputazioni da hacker adolescente. Ma sono evidenti pure le sue intemperanze, i suoi modi intransigenti incuranti delle conseguenze, la sua difficoltà relazionale con gli altri, l'interpretazione a senso unico del mondo. 
Nella visione finale del suo ex socio Domscheit-Berg, Assange appare come un fantastico uomo di principi ma pure come un ambiguo bugiardo, tanto bugiardo da indicare la sua chioma nivea come causa di chissà quali dolori passati e poi di nascosto tingersi i capelli di bianco. 

4) Un thriller politico poco avvincente

I 128 minuti de Il quinto potere non scorrono veloci. La visione del thriller politico è un po' faticosa, poco avvincente. Può comunque essere utile come bignami della vicenda WikiLeaks. I due attori principali, Cumberbatch soprattutto e Brühl, sono di indiscusso talento, ma non è certamente questo film a evidenziarlo più di altri. E alla fine neanche il loro carisma riesce a dare una scintilla di freschezza alla narrazione gravosa.  

5) La reazione di Assange

"Finzione mascherata da realtà", "un punto di vista irresponsabile, controproducente e dannoso": così Assange nel settembre scorso ha etichettato la sceneggiatura del film (di cui ha pubblicato una presumibile copia su WikiLeaks),  lamentandosi di non essere stato consultato per la scrittura del testo né da DreamWorks né da Disney. 
Pochi giorni fa WikiLeaks ha pubblicato una lettera personale che Assange ha scritto a Cumberbatch a gennaio in cui elogiava il talento dell'attore e le sue buone intenzioni ma gli chiedeva di riconsiderare il suo coinvolgimento nel film, "un progetto che diffama e marginalizza un rifugiato politico in vita a vantaggio di uno stato trincerato, corrotto e pericoloso".
Cumberbatch aveva già ammesso le sue perplessità sulle prime bozze della sceneggiatura che ritraevano a suo avviso Assange come un antagonista. In un'intervista recente Assange ha dichiarato che "Cumberbatch ha cercato di migliorare lo script, ma purtroppo con scarso successo... anche se sono contento ci abbia provato".

I più letti

avatar-icon

Simona Santoni

Giornalista marchigiana, da oltre un decennio a Milano, dal 2005 collaboro per Panorama.it, oltre che per altri siti di testate Mondadori. Appassionata di cinema, il mio ordine del giorno sono recensioni, trailer, anteprime e festival cinematografici.

Read More