L'orribile inno di Mameli di Al Bano. Anche i grandi a volte steccano
L'interpretazione «discutibile» del noto cantante al via della finale di Coppa Italia per molti resterà nella storia (in negativo). Ma lui, da grande qual è, risponde alle critiche ed agli sfottò con il consueto carattere
Che abbiate visto o meno la finale di Coppa Italia tra Juventus e Atalanta, saprete già che è successo qualcosa di più imbarazzante perfino dell’arbitraggio di Fabio Maresca: l’inno di Mameli “reinterpretato” da Al Bano ha suscitato reazioni assai divertenti. E se il primo, per la gioia dei tifosi bianconeri e dell’Allegri/furioso/inmanichedicamicia, non ha alla fine inciso sul risultato (Juventus campione e Atalanta per la terza volta a bocca asciutta), l’esibizione del cantante pugliese è stata così “speciale” da scatenare una raffica di commenti velenosi su qualunque social.
«Performance di Al Bano (ho corretto il nome di battesimo, ndr) peggiore persino della stagione della Juventus», scrive uno juventino. «Un disastro», il commento più benevolo. «I cori sopra ad Al Bano sto morendo», confessa un altro. Diversi rimpiangono il passato: «Ridatemi la banda dei Carabinieri». E ancora: «Mameli che si sveglia dall'oltretomba dopo questa performance di Al Bano»; «Dopo l’inno di ieri sera i dinosauri hanno ammesso che sì, se fossero sopravvissuti al meteorite, Al Bano li avrebbe comunque estinti». E su tutti, «Vergogna». Potrebbe essere ricordato come l’inno cantato peggio dal Risorgimento a oggi, forse. E pensare che c’è stato anche qualcuno che ha osato fare il maestrino con Annalisa che, sempre nella finale di Coppa Italia vinta (già) dalla Juve contro l’Atalanta nel 2021 (ciao, Cr7), ha offerto una prova eccellente.
Ora, la domanda è: perché Al Bano ha voluto stravolgere l’inno? Oppure: avrebbe provato a rivisitarlo ma, a un certo punto, si è reso conto che non ce l’avrebbe fatta? Okay, qualcosa è andato storto. E a parlare è stata anche l’espressione raggelata di Marten de Roon, il capitano dell'Atalanta inquadrato proprio sull’ormai famosa stecca: completamente a disagio prima di uscire per un terribile infortunio al 64’ della finale.
Insomma, diciamo che ieri sera alle nove e mezza è andata in onda “l’esecuzione” dell’inno. Ma chi gliel’ha fatto fare? «Tra i 60.000 alla Stadio Olimpico c’era chi applaudiva, chi cantava, chi fischiava. Il caos era totale ed io ho fatto ciò che ho potuto!! Un’esperienza incredibile», risponde Al Bano su una famosa chat di artisti e intellettuali. E continua: «Dove c’è il Dio/Pallone non c’è spazio per altre alternative. Neanche per l’inno di Mameli, tre minuti di novità x me! Chiedo scusa a chi ha capito solo se stesso e, comunque, come fanno in ogni nazione al mondo, quando si esegue l’inno nazionale il silenzio deve essere un grande atto di rispetto. Per far casino c’è spazio e tempo». D’accordo, può capitare di toppare a chiunque. Anche a un monumento della canzone italiana che il 20 maggio compirà 81 anni e che non si è mai tirato indietro davanti a una domanda. E infatti a chi gli chiede, da X, com’è possibile che con un cachet di 20mila euro il risultato sia stato così scarso lui ridimensiona il compenso: «Millecinquecento euro per il rimborso spese. E ne vado fiero. Comunque grazie per tutto a tutti, soprattutto ai critici dell’ultima ora. Io lo sono con me stesso».
Del resto anche al Super Bowl nessun cantante ha mai ricevuto del denaro per esibirsi perché la portata mediatica della finale della National Football League, l’evento seguito in tivù da 150 milioni di americani, è gigantesca. Ma è anche vero che l’halftime show e cioè il momento musicale in cui si sono esibite le più grandi star della musica, da Michael Jackson che inaugurò lo stile hollywoodiano a Prince, che cantò sotto la tempesta di Miami, passando per J-LO, Shakira, Lady Gaga o Beyoncé, non è che un intervallo di venti minuti in cui la regina è solo la musica. Mica come ieri sera, con un insolito Al Bano quasi silenziato dai fischi. Sarà stato questo?