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Crisi Inter, tutti i numeri del crollo della squadra di Spalletti

La sconfitta con il Bologna certifica il momentaccio: Icardi non segna, i big in ritardo e una difesa diventata perforabile

Nessuna vittoria nel 2019, l'uscita precoce dalla Coppa Italia e un crollo verticale delle prestazioni che sta facendo riavvicinare le concorrenti a un terzo posto che pareva blindato. L'inizio di nuovo anno dell'Inter è da incubo e i numeri non dicono tutto. Nemmeno la fine del mercato, che ha chiarito definitivamente i casi aperti a cominciare da quello Perisic, ha risvegliato i nerazzurri.

La sconfitta contro il Bologna è stata accompagnata dai fischi di un San Siro fin troppo paziente davanti allo spettacolo mostrato da una squadra in evidente crisi di indentità. Spalletti ha esaurito il credito accumulato con la rincorsa vincente alla Champions League nella prima stagione e per la prima volta non può rivendicare di essere in linea con i piani della società. 

Difficile per Suning accettare un distacco di 20 punti dalla vetta della classifica, una proiezione finale che dopo 22 giornate è caduta sotto quota 70 e la generale impressione di un percorso di crescita che si è interrotto bruscamente. Troppo per essere spiegabile solo con le scosse del calciomercato, le voci intorno al tecnico e il flop di molti degli uomini più importanti della rosa.

Spalletti ha fatto riferimento alla mancanza di personalità di un gruppo che non riesce a reagire alle difficoltà. Un problema che sta investendo anche chi, fin qui, ha sempre garantito un rendimento minimo sufficiente. Cosa pensare, ad esempio, di Icardi che non trova più la porta e che pare risucchiato dalle chiacchiere sul rinnovo del suo contratto?

Lo stesso allenatore, però, non ha dimostrato di riuscire a dare alternative di gioco sfruttando in pieno le armi a disposizione. Un esempio? Lautaro confinato a lungo nel ruolo di vice Icardi, poi rispolverato nel momento peggiore di cui è diventato anche protagonista con una serie di gol sbagliati incredibile per un giovane del suo talento.

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Il calendario adesso non dà una mano all'Inter. Come all'andata sono stati gettati al vento punti nella fase in cui, sulla carta, gli avversari erano abbordabili: Sassuolo e Bologna in casa e Torino in trasferta. Occasioni sprecate che i nerazzurri dovranno recuperare in occasioni meno morbide e con l'aggravante di dover far convivere campionato ed Europa League perché è impensabile una resa europea senza cercare di arrivare il più lontano possibile.

Parma (trasferta), Sampdoria (San Siro) e Fiorentina (fuori casa) interscano con la doppia sfida col Rapid Vienna. Nessuna di queste partite potrà essere affrontata senza ferocia, se non si vorrà compromettere anche il terzo posto in classifica. L'allarme suona forte, insomma, e il tempo per mettere a posto le cose è finito. Alzi la mano chi avrebbe immaginato un nuovo crollo invernale in fotocopia al 2018: nessuno. Nemmeno Suning che ha bisogno di un progetto in crescita e non di una squadra in crisi di identità.

I numeri della crisi dell'Inter

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Zero vittorie nel 2019 in campionato e solo il successo contro il Benevento in Coppa Italia da celebrare. Risultati deficitari che cominciano sinistramente ad assomigliare alla crisi d'inverno della passata stagione. Allora 8 giornate senza vittoria tra dicembre e febbraio, ora 4 punti nelle ultime 4 contro avversari tutt'altro che irresistibili. L'1-0 contro il Napoli del 26 dicembre sembra lontano una vita...

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Giovanni Capuano