Edizioni rinascimentali e opere rare. Il mercato dei volumi antichi è in fermento. Si acquistano per il piacere dei testi, certo. Ma soprattutto come collocamento di risparmi, con buone prospettive di guadagno.
Chi trova un libro, trova un tesoro. Soprattutto in tempi di crisi con l’aria di guerra e l’inflazione che rosicchia i salari. Dimenticate azioni, bond, oro e pietre preziose. I nuovi beni rifugio sono i testi antichi. Capolavori di arte tipografica che spopola tra investitori piccoli e grandi, come conferma il trend crescente del settore. Le case d’asta italiane e straniere fanno affari mettendo all’incanto esemplari pregiati che, una volta acquistati, finiscono in cassaforte come un collier di diamanti o un lingotto. I più ricercati sono i volumi rinascimentali e le edizioni «aldine», stampate cioè da Aldo Manuzio a Venezia nel XVI secolo. Manuzio è l’inventore degli odierni «tascabili» all’epoca ribattezzati «libelli portatiles in formam enchiridii». Il santo patrono dei bibliofili. F. E. è un industriale campano che ha acquistato un De Bello Gallico di Giulio Cesare del 1500 per oltre 60 mila euro. «Oltre al piacere di un pezzo unico so che è un buon affare» racconta a Panorama, «perché un libro del genere non si svaluterà mai, anzi potrà solo apprezzarsi». «Tanti si tuffano nell’affollata piscina dei bitcoin, rischiando molto, troppo. Io preferisco chiudermi nella mia biblioteca».
I titoli antichi, in media, si rivalutano in una forbice compresa tra il 15 e il 30 per cento in dieci anni. L’oro, nello stesso periodo, ha avuto una crescita del 97 per cento. «Ma un volume da 60 mila euro io posso tenerlo tranquillamente esposto in casa, altrettanto non mi sarebbe possibile con un diamante o un gioiello. I libri mi piacciono perché sono discreti e non danno nell’occhio. È un oggetto di lusso che non si porta dietro i problemi di una supercar o di un attico in centro». A. V. ha invece comprato per cinquemila euro la raccolta delle prediche incendiarie di fra’ Girolamo Savonarola. «Non tutti i libri antichi sono buoni investimenti» dice. «Bisogna avere occhio e un po’ di fortuna. Qualche tempo fa ho guadagnato un bel gruzzolo rivendendo a una università americana un esemplare del Principe di Machiavelli per oltre 30 mila euro. Io lo avevo acquistato a poco meno di 10 mila. Savonarola è molto richiesto dagli appassionati. Al momento giusto deciderò che cosa fare». Le sezioni sui libri rari delle aste online sono sempre più affollate. Tanti cercano il colpo della vita. V. F., farmacista milanese, si è aggiudicato per 2.500 euro un testo di Galileo Galilei che vale almeno 10 volte tanto. «L’età di un volume è fondamentale» sottolinea, «ma ancor di più è fondamentale scegliere autori e argomenti popolari, che incontrino i gusti di un vasto pubblico. Di testi come questi in futuro ce ne saranno sempre di meno. E chi vorrà assicurarsene una copia dovrà firmare assegni consistenti. Una libreria è come una banca. Solo che è di carta».
A far esplodere il fenomeno hanno indubbiamente contribuito i social. Su Youtube, Instagram e TikTok si tengono vere e proprie lezioni sui libri antichi da parte di esperti e appassionati. Uno dei più seguiti è Luca Cena, libraio influencer con grosso seguito di follower, che pubblica i filmati delle trattative coi clienti e delle valutazioni dei pezzi in cui si imbatte. Il mercato fa il prezzo, ma non solo. Un altro vantaggio dei volumi centenari, infatti, è che le fregature sono rarissime. Come conferma a Panorama Gabriele Maspero, presidente dell’Associazione librai antiquari d’Italia. «Il mercato della contraffazione del libro antico, a differenza di altri settori antiquari, è assai marginale», commenta «E si tratta di casi particolari, per altro romanzati».
«Semmai l’attenzione estrema va posta sull’esattezza e la completezza bibliografica del bene». «Per la sua ricca storia, il nostro Paese è una miniera di libri rari, e vanta una tradizione antiquaria strutturata, con una categoria di librai che affonda le sue radici nel primo Novecento degli Olschki, Hoepli e De Marinis», prosegue. «Il mercato che oggi trascina ha un respiro internazionale, se non fosse per il limite di un’incomprensibile burocrazia sulle esportazioni e sulle notifiche». E proprio le strade tortuose dei Paesi stranieri sono battute dai pm della Procura di Napoli per rintracciare le 361 rarissime edizioni cinquecentine e seicentine rubate alla maestosa biblioteca dei Girolamini, saccheggiata negli anni scorsi da chi avrebbe dovuto custodirla. Un libro antico porta gioie ma anche dolori. Come ha sperimentato a sue spese il presidente del calcio italiano, Gabriele Gravina, finito nei guai a Roma per aver tentato, tra le altre cose, di vendere la sua monumentale collezione del valore di 1,2 milioni di euro. Una raccolta di oltre 500 titoli che comprende scritti sullo sport dal 1500 al 1700 ed edizioni pregiate di classici come Petrarca, Boccaccio, Dionigi di Alicarnasso e Giovenale oltre a un introvabile manuale sul gioco del pallone stampato nel 1600 a Firenze. Una storia a metà strada tra Wall Street e Il nome della rosa.