«Io capitano» non piace alla gente ma va all'Oscar, specchio di un cinema italiano in affanno
Immagine del film "Io capitano" (Credits: 01 Distribution)
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«Io capitano» non piace alla gente ma va all'Oscar, specchio di un cinema italiano in affanno

Lontano dai lavori migliori del regista romano, il film su due giovani migranti senegalesi è il rappresentante di un cinema tricolore stanco, che fatica a portare il pubblico in sala. Costato oltre 11 milioni di euro (di cui due pagati dallo Stato) finora ne ha incassati 1.306.808

Io capitano di Matteo Garrone è il film che rappresenterà l’Italia nella corsa all’Oscar per il miglior film internazionale. Bene ma non benissimo. Diciamocelo: con La grande bellezza di Paolo Sorrentino, così riecheggiante di dolcevita e affascinanti chiaroscuri italici la statuetta ce la sentivamo già in tasca. E La vita è bella, commovente e divertente nelle argute trovate di Roberto Benigni, ebbe una tale ovazione in Italia – a tutt’oggi è il decimo maggiore incasso di sempre nei botteghini italiani – che non potevamo non sperare in un tripudio anche internazionale.

E Io capitano, viaggio di due giovani senegalesi da Dakar all’Italia? La tematica è di scottante attualità, soprattutto ora che Lampedusa è sopraffatta dagli sbarchi di migranti, e ciò potrebbe solleticare il buon cuore americano dei privilegiati dell’Academy of Motion Picture Arts and Sciences. L’appeal del film verso il grande pubblico invece è tiepido. Il termometro del boxoffice italiano al momento, a due settimane dall’uscita, parla di un certo interesse da parte degli spettatori ma non troppo caldo: 1.306.808 gli euro incassati. L’horror americano The Nun II, uscito il giorno prima di Io capitano, il 6 settembre, ha cifre multiple di quattro volte tanto: 5.527.934 euro.

Io capitano, specchio di un cinema italiano in affanno

Io capitano ha appena vissuto momenti di gioia alla Mostra del cinema di Venezia, ma non poteva essere diversamente: dei sei film italiani in concorso al Lido, alcuni dei quali zoppicanti, è stato sicuramente il più solido e di respiro internazionale, nella resa estetica e nella portata della narrazione, e si sa che un occhio di riguardo verso i film del Paese ospitante ai giurati capita di averlo. In bacheca Leone d'argento alla regia e meritato Premio Marcello Mastroianni al giovane attore protagonista Seydou Sarr, ventunenne senegalese traboccante di stupore e felicità.

Io capitano però è distante dalle opere migliori del regista romano, che con Gomorra fu anche candidato ai Golden Globe. È un film non riuscito fino in fondo. È indubbiamente singolare il suo approccio così estetico alla tragedia della migrazione, ma è un approccio che alletta solo lo sguardo e nella sostanza fa restare un po’ freddi: la verità storica invece dovrebbe far bruciare. Il suo sguardo sul dramma umano che si dipana da Dakar al deserto del Sahara al limbo della Libia trova la sua rotta tra sogno e realtà, ma la realtà si ferma troppo sulla superficie di situazioni ben più complesse.
Da Venezia è uscito un altro film sul dramma della migrazione che trasuda invece di ottimo cinema, Green Border di Agnieszka Holland, che guarda un’altra frontiera, quella via terra tra Bielorussia e Polonia: un racconto magistrale, con regia sicura che non cede a pietismi e manovra una bilanciata indignazione.

Ad averla detta giusta è stato Carlo Verdone, qualche giorno fa, in occasione della presentazione della seconda stagione della serie tv Vita da Carlo: «Il cinema italiano? Siamo sempre là, ogni giorno guardo i dati Cinetel e mi preoccupo: in cima figurano sempre due soli film, ossia Barbie e Oppenheimer». E i film italiani? «Non si riesce a invogliare il pubblico ad andare in sala», ha detto. Con il produttore Aurelio De Laurentiis lì a fianco a tirare il carico: «Tocca dire la verità, cioè che i film italiani sono brutti e scritti male».

Se si scorre la top ten di Cinetel dei migliori incassi al boxoffice 2023 o dei migliori della stagione corrente (dall’1 agosto) non compare neanche un film italiano. E sì, Verdone non mente: i due svettanti sono Barbie (con 31.920.751 euro) e Oppenheimer (25.431.617).

Qualche numero su Io capitano

Coproduzione internazionale Italia Belgio, Io capitano ha un costo di produzione di 11.545.020,2 euro. Ha ricevuto contributi statali per 2.217.194,37, di cui 1.448.989,15 euro come tax credit di produzione anno 2023 e 768.205,22 euro come reinvestimenti contributi automatici produzione anno 2022.
Uscito nelle sale italiane il 7 settembre, poco prima dei premi di Venezia, ad oggi l’incasso totale è quello già detto: 1.306.808 euro.
A proposito invece di film italiani belli e scritti bene, La vita è bella (1997), vincitore di tre Premi Oscar su sette candidature, alla fine del suo lungo giro nelle sale incassò 31.231.984 milioni di euro.

Le date verso l’Oscar

Io capitano, alfiere dell’Italia per la 96^ edizione degli Academy Awards, è stato preferito dalla commissione di selezione istituita presso l’Anica ad altri 11 film: C’è ancora domani di Paola Cortellesi, Grazie ragazzi di Riccardo Milani, Il ritorno di Casanova di Gabriele Salvatores, Il sol dell’avvenire di Nanni Moretti, L’ultima notte di Amore di Andrea Di Stefano, La chimera di Alice Rohrwacher, La terra delle donne di Marisa Vallone, Mixed by Erry di Sydney Sibilia, Noi Anni Luce di Tiziano Russo, Rapito di Marco Bellocchio Stranizza d’amuri di Giuseppe Fiorello.

Io capitano concorrerà per la shortlist che includerà i quindici migliori film internazionali selezionati dall’Academy e che sarà resa nota il 21 dicembre 2023.
L’annuncio delle nomination (la cinquina dei film nominati per concorrere al premio) è previsto per il 23 gennaio 2024, mentre la cerimonia di consegna degli Oscar si terrà a Los Angeles il 10 marzo 2024.

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Simona Santoni

Giornalista marchigiana, da oltre un decennio a Milano, dal 2005 collaboro per Panorama.it, oltre che per altri siti di testate Mondadori. Appassionata di cinema, il mio ordine del giorno sono recensioni, trailer, anteprime e festival cinematografici.

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