À rebours, il capolavoro simbolo del decadentismo francese, dopo quasi 140 anni dalla sua pubblicazione affascina ancora molti autori moderni: a partire da Michel Houellebecq che nei suoi romanzi ne riprende il cinismo e l’elegante tedio di vivere. Oggi le atmosfere tenebrose di quel mondo dark rivivono nelle angosce della nostra società. Una «gabbia» esistenziale che, forse, fa persino più paura.
Era, in effetti, un libro velenoso. Meglio: avvelenante. Dorian Gray lo aveva ricevuto in dono, e ne era stato irrimediabilmente corrotto. Quel volume lo aveva – come solo le opere maledette sanno fare – irrimediabilmente avvinto. Poi, come una droga, condotto alla perdizione: «Il grave odor dell’incenso sembrava impregnarne le pagine fino a turbare il cervello. La pura cadenza delle frasi, la sottile monotonia della loro musica, piena di complessi ritornelli e di movimenti elaboratamente ripresi, produceva nello spirito del giovinetto, mentre egli passava di capitolo in capitolo, una specie di incantamento, una malattia di sognare, che lo rese inconscio del cader del giorno e del sorgere delle tenebre».
Era il libro più strano che Dorian avesse mai letto, e la penna di Oscar Wilde lo consegnava alla Storia così: «Era un romanzo senza trama e con un solo personaggio: un puro studio psicologico di un giovane parigino che spese la vita per cercar di far rivivere nel diciannovesimo secolo tutte le raffinate manie e le mode del pensiero di ogni secolo, eccetto il suo proprio».
Era, quel libro, A ritroso (À rebours) del francese Joris-Karl Huysmans (1848-1907), ovvero il romanzo più emblematico del decadentismo europeo, un capolavoro capace di ispirare Oscar Wilde e Gabriele D’Annunzio e un nutrito esercito di scrittori che arriva a Michel Houellebecq.
Quest’ultimo in particolare ha un enorme debito verso il suo conterraneo e predecessore. Sottomissione, uno dei grandi bestseller dei nostri tempi (pubblicato nel 2015 da Bompiani), è di fatto un calco dell’opera di Huysmans, ne riproduce lo stile, l’eleganza e la sagacia, ne condivide la rassegnata e un po’ annoiata disillusione.
Houellebecq paga esplicito tributo: il suo protagonista è un letterato esperto proprio di Huysmans, e in qualche modo ne ripete l’impervio cammino esistenziale.
Huysmans si sosteneva con un solido impiego nella pubblica amministrazione, al ministero degli Interni, e aveva iniziato la carriera di romanziere quale seguace di Émile Zola e del naturalismo. Poi, però, lo aveva rinnegato al punto di scrivere un libro radicalmente e brutalmente diverso, il cui titolo – A ritroso, appunto – può significare anche «contro natura».
Il protagonista, Fontenay Des Esseintes, sceglie in effetti di andare «contro il mondo, contro la vita» (titolo, guarda caso di un’altra opera di Houellebecq) e di rifugiarsi in una sorta di paradiso artificiale: la sua dimora. Si circonda di oggetti raffinati, profondamente annoiato dalla natura e dalle cose umane. È l’emblema di un’epoca decadente, e per questo anche del nostro tempo: perciò Houellebecq lo riprende.
Un grande autore come Barbey d’Aurevilly disse a Huysmans che, dopo aver scritto À rebours, dopo aver versato su carta tanta disperazione e tedio per la vita, avrebbe dovuto scegliere: «O la canna di una pistola o i piedi della Croce».
O la morte o la conversione. Huysmans scelse – almeno in apparenza, come vedremo – la seconda: si convertì al cristianesimo e concluse i suoi giorni da oblato (diverso il destino del protagonista di Sottomissione di Houellebecq: nella sua epoca il cattolicesimo è spento, gli resta una poco convinta conversione all’islam).
Il suo percorso spirituale Huysmans lo narrò in una trilogia di grande successo che ha per protagonista il suo alter ego Durtal e prevede, prima dell’ascesa al cielo, una terribile discesa infernale. Il gioiello nero del romanziere francese si intitola Là-bas (cioè laggiù o l’abisso), e fu pubblicato nel 1891.
Letteratura e biografia in questo caso si fondono e si sovrappongono: prima di scrivere il libro, Huysmans si gettò a capofitto nel mondo dell’occultismo francese di fine secolo, che era particolarmente popolato e ricco di personaggi strabilianti.
Curioso e in cerca di un sussulto di vita proprio come il suo personaggio Des Esseintes, Jorys-Karl si avvicinò a spiritisti e medium, organizzò evocazioni e sedute spiritiche, accumulò materiale aiutato da varie figure tra cui il giornalista Jules Bois.
I suoi rapporti con questo universo segreto sono ben illustrati in un libro pubblicato da poco: Huysmans l’occulto – Tutte le testimonianze, pubblicato da Tipheret e firmato da Vittorio Fincati.
Risale a qualche anno fa, invece, il fondamentale scritto di Massimo Introvigne sull’argomento, contenuto nel libro I satanisti (Sugarco). Il sociologo ricostruisce alla perfezione l’itinerario del romanziere francese. Appena dopo la pubblicazione di A ritroso, Huysmans si lega a Leon Bloy, grande scrittore cattolico, ma «resta tormentato e inquieto. Cerca dovunque, e comincia a interessarsi […] di occultismo e di spiritismo. Frequenta la cerchia di Papus, conosce Albert Jounet, Stanislas de Guaita, Péladan».
Sono, questi, alcuni dei più importanti studiosi d’esoterismo dell’epoca. Huysmans li frequenta, ma ben presto alcuni di essi diverranno suoi nemici, in particolare Stanislas de Guaita.
Quest’ ultimo – poeta, gran conoscitore di magia e autore di numerosi scritti, tra cui il celebre Le Temple de Satan – aveva fondato una nuova versione francese della mitica confraternita dei Rosacroce assieme al «mago» Papus. Entrambi ebbero buoni rapporti con Huysmans fino a quando il romanziere non decise – sempre per via dell’insaziabile curiosità – di trascurarli per approfondire i rapporti con un personaggio ambiguo e fin troppo pieno di luoghi oscuri: Joseph-Antoine Boullan meglio conosciuto come l’abate Boullan.
Costui si presentava come dottore in teologia e sosteneva di combattere i satanisti. In realtà, era egli stesso decisamente sulfureo, aveva creato una sorta di culto che nella migliore delle ipotesi si potrebbe definire cristiano eterodosso o gnostico e, nella peggiore, diabolico.
Boullan esercitava una notevole influenza su Huysmans, il quale si convinse di essere vittima di attacchi magici da parte dei suoi ex amici, tanto da dotarsi di una sorta di guardia del corpo magica. Si trattava di una donna, Julie Thibault, anche lei adepta di Boullan.
Huysmans la assunse come cuoca e protettrice, e la tenne con sé fino al 1899. Negli ultimi anni, sempre meno influenzato dall’eterodosso Boullan e sempre più coinvolto dal cattolicesimo ortodosso, si convinse che la Thibault fosse una strega e ne prese le distanze, ma non ruppe mai del tutto con Boullan e i suoi oscuri adepti.
Suggestivo gioco di specchi: Joris-Karl aveva svolto inchieste sui satanisti, in Là-bas (la cui traduzione italiana è pubblicata da Lindau) ne aveva illustrato, orripilato, le terribili pratiche e le perversioni. Eppure non era del tutto chiaro nemmeno a lui quali fossero – in quel mondo sotterraneo – i rappresentanti del bene e quali i seguaci del male.
Per vincere il tedio era disceso nell’abisso, e ne era risalito a fatica, e con qualche ferita. E, in fondo, anche al lettore resta il dubbio su quale – fra gli inferni descritti da Huysmans – sia il più attuale e tremendo: quello pittoresco degli occultisti o quello angosciante dell’uomo moderno privo di ogni afflato vitale e ridotto a vegetare in una dorata prigione artificiale? Ai nostri giorni si addice maggiormente il secondo.