La Juventus entra nelle semifinali della Champions League dalla porta principale, uscendo imbattuta anche dal Camp Nou (0-0) e difendendo quasi senza affanno la larga vittoria dell’andata. Una dimostrazione di forza e compattezza che lancia un segnale preciso alle avversarie: Cardiff e la finale del 3 giugno sono un obiettivo raggiungibile per i bianconeri.
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La doppia sfida contro i catalani si è risolta con un dominio tattico lungo 180 minuti. La squadra di Allegri ha sofferto pochissimo, rischiando solo nella parte finale della gara di Torino e nel primo tempo al Camp Nou. Coriandoli in mezzo a una gestione quasi perfetta del confronto: Allegri ha trovato la formula giusta e la rosa gli consente di gestire i momenti senza mai perdere qualità di gioco.

Comunque vada a finire questo incrocio nobile, loro resteranno ricchi e noi – nella migliore delle ipotesi – ex ricchi che sognano di tornarlo. La Juventus (che comunque al momento è l’ultimo vagone del treno di testa) fa corsa a sé, ma per dare una dimensione all’abisso che ci separa dai top club basti pensare che, conti Deloitte in mano riferiti alla stagione 2016-2017 (l’ultima classifica omogenea pubblicata), nemmeno sommando insieme i fatturati di Inter, Napoli e Roma si arriva a quello del Barcellona: 634 milioni contro 648. E’ un po’ deprimente, ma va tenuto in considerazione approcciando alla notte della Champions League. Tre non ne fanno una.

Leo Messi

Dani Alves

Un tentativo di Messi su punizione

Allegri e Luis Enrique

Messi e Buffon

Una sciarpa isolata della Juventus nel mare del Barcellona

Il Camp Nou vestito di blaugrana

La formazione iniziale della Juventus al Camp Nou contro il Barcellona
Nelle semifinali restano, insieme ai bianconeri, le due squadre di Madrid (alla terza qualificazione contemporanea nelle ultime 4 stagioni) e il sorprendente Monaco che gioca calcio a cento all’ora ma ha anche qualche limite difensivo evidente. Tutte le altre sono a casa, compreso il Bayern Monaco che aveva dato l’impressione di essere la meglio attrezzata del lotto. Considerazione che porta a ritenere ora la Juventus non inferiore a nessuna. Ecco perché:
Squadra solida e forte – La Juventus è con il Real Madrid l’unica imbattuta nelle prime 10 gare. Zero sconfitte (7 vittorie e 3 pareggi) ma rispetto ai campioni d’Europa ha un percorso più coerente. Anche l’Atletico di Simeone, abituè a questi livelli, ha dovuto pagare dazio contro il Bayern nel girone.
Difesa d’acciaio – Allegri ha costruito una fase difensiva perfetta: 2 reti subite in 900 minuti. La migliore del lotto. Simeone ne ha presi 5, il Real Madrid e il Monaco rispettivamente 15 e 16. Le grandi imprese si construiscono soprattutto con l’equilibrio difensivo e nessuno è come la Juventus.
Autostima – Il Barcellona aveva segnato 21 gol nelle prime 4 partite al Camp Nou e veniva da 15 vittorie di fila in casa. E’ rimasto a secco ed è andato a casa malgrado i proclami di Luis Enrique. La Juve ha fatto il salto di qualità mentale oltre che tecnico e tattico.
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Modulo europeo – La doppia sfida contro il Barcellona ha rappresentato un crash test (superato) per il 4-2-3-1 del Fab5. Sembrava una sfida impossibile, Allegri l’ha vinta. Assomiglia tanto alla svolta che spianò la strada a Mourinho verso il Triplete nel 2010…
Madrid imperfetta – Il Real Madrid è la squadra che segna di più (28) ma anche quella che in 10 gare non ha mai chiuso senza subire reti. L’Atletico è ostico come sempre e sarebbe preferibile da incrociare in doppio confronto che in una finale singola. Ma in ogni caso la Juventus non partirebbe (partirà) sfavorita contro nessuna delle due.
Monaco mina vagante – Paradossalmente il Monaco rappresenta la mina vagante. E’ la squadra più fresca e rapida, caratteristiche che sin qui la Juve non ha trovato nelle avversarie della seconda fase. Però è anche la semifinalista che ha perso di più (2 volte) e preso più gol (16).
Squadra che sa soffrire – Barcellona ha confermato una caratteristica della Juve: sa soffrire e si esalta quando c’è da chiudere gli spazi. Senza però schiacciarsi dietro. E’ difficile immaginarla in apnea al Bernabeu o al Calderòn. E’ la squadra più strutturata per arrivare fino in fondo.