Dalla Serie B al (possibile) Triplete: così la Juventus è rinata in dieci anni
19 maggio 2007, il giorno del ritorno in Serie A dopo Calciopoli. Successi, soldi e qualche errore nella risalita dei bianconeri
Sono passati dieci anni esatti dal ritorno della Juventus nel grande calcio. 19 maggio 2007-19 maggio 2017, da Arezzo (dove i bianconeri conquistarono l'aritmetica promozione di A cancellando il purgatorio della B post Calciopoli) a Cardiff e alla speranza del Triplete. Dieci anni in cui il mondo del calcio italiano si è ribaltato e la Juventus è tornata a dominarlo.
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Non si tratta solo di mettere in fila trofei e risultati. C'è un prima e un dopo e mentre il periodo subito successivo al ritorno in serie A è stato complicato e lastricato di errori e delusioni, culminati nel doppio settimo posto, quello iniziato nel 2011 sta scrivendo pagine di storia del movimento in Italia.
Sei scudetti di fila per un posto nella leggenda, tre volte la Coppa Italia e due la Supercoppa Italiana. Due finali di Champions League (Berlino 2015 e Cardiff 2017) e una semifinale di Europa League: il bilancio è sontuoso e il ciclo aperto con Conte e proseguito con Allegri è tutt'altro che concluso. Anzi. La sensazione è di un dominio che rischia di estendersi ancora per anni sul campionato e di una lenta, ma inesorabile, marcia di avvicinamento alle big d'Europa.
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Agnelli e la svolta a livello dirigenziale
Il prima e il dopo sono perfettamente sovrapponibili alla scelta della proprietà (sempre quella mentre, Napoli a parte, tutte le altre grandi d'Italia hanno dovuto cambiare) di azzerare il management post Calciopoli mettendo a capo della società Agnelli, Marotta e Paratici.
Oggi la Juventus è la società più dinamica e meglio gestita d'Italia, l'unica big con lo stadio di proprietà e una delle poche con una visione manageriale chiara del futuro proprio e dell'intero movimento. Agnelli, che pure ha attraversato qualche tensione di non poco conto, ha scalto le gerarchie nell'Eca (associazione grandi club d'Europa) ed è entrato nell'Uefa dalla porta principale: ormai è un dirigente compiuto.
Il boom economico in dieci anni
Organizzazione, investimenti e risultati sono la ricetta che ha prodotto il boom economico della Juventus. Nel giugno 2007 il club fatturava 186,6 milioni di euro scontando lo choc di Calciopoli che aveva ridotto di parecchio la portata economica della società.
Dieci anni dopo i numeri dicono che il fatturato per la prima volta supererà la barriera dei 400 milioni di euro (387,9 al 30 giugno 2016) trascinata dai ricavi da record della Champions League e da una gestione del mercato che consente grandi colpi e grandi plusvalenze. Non è un caso che il 2016-2017 rappresenterà il terzo anno consecutivo in attivo in un movimento in cui a non perdere con il calcio sono pochi e quasi nessuno ad alto livello.
Le guerre politiche (perse) in Italia
Solo politicamente, nel senso di politica sportiva, la Juventus non è riuscita ad abbattere il muro in Italia. All'opposizione era in Lega calcio e all'opposizione è rimasta, meno debole di qualche anno fa ma non ancora in grado - almeno per il momento - di mettersi a capo di una cordata che guidi il rinnovamento.
La guerra contro la Figc (Abete prima e Tavecchio poi) si è trasformata con il passare degli anni in tregua armata. Dietro la rielezione di Tavecchio in ticket con il direttore generale Uva c'è anche l'endorsement di Agnelli a favore dell'ex grande nemico. Molte delle riforme richieste con forza, però, sono ancora solo sogni. E intanto il resto d'Europa corre togliendo competitività e soldi alla serie A rassegnata al dominio della Juve.