Juventus, lo scudetto è da leggenda (ma alla Serie A serve di più)
Bianconeri campioni d'Italia con 5 giornate d'anticipo dopo la delusione Champions. Servono Inter, Milan e l'equilibrio - LO SPECIALE
La Juventus ha vinto il suo scudetto numero 35, l'ottavo consecutivo di una serie da leggenda che proietta questo ciclo bianconero nella storia del calcio italiano. Lo ha vinto con cinque giornate d'anticipo sulla fine del campionato, demolendo la concorrenza con un'andatura impossibile sin dallo start: 8 vittorie di fila e 17 su 19 nel girone d'andata. Poteva resistere qualcuno? No. E, infatti, nessuno ha resistito.
Lo ha vinto nella settimana della grande delusione dell'addio all'ossessione della Champions League. Un fallimento quello, un traguardo da celebrare questo per una stagione che nel complesso merita un voto positivo. I detrattori sostengono che vincere in Italia in queste condizioni è troppo facile, scontato, ma alla fine la bacheca si è arricchita e i successi non sono mai casuali, ma sono figli di lavoro e programmazione.
ANSA/ALESSANDRO DI MARCO
I bianconeri hanno dominato un campionato deciso già ad agosto e che solo il tentativo mediatico di rifiutare la realtà ha provato a tenere aperto. Allegri aveva a disposizione una squadra fortissima, impreziosita dalla gemma Ronaldo, ma a fare la differenza è stata soprattutto la profondità della rosa. Un gruppo di qualità elevatissima, che rimanda ad alcuni Milan dell'era berlusconiana quando era la normalità esporre a San Siro una collezione di vincitori del Pallone d'Oro.
Un applauso lo merita Allegri e lo meritano giocatori che, seppure superiori, hanno dimostrato di rifiutare la sconfitta anche nei momenti in cui sembrava matura.
Scudetto dei record (a Pasqua)
Lo scudetto vinto con cinque giornate d'anticipo eguaglia le performance di Torino (1948), Fiorentina (1956) e Inter (2007). Storie di un calcio diverso e, nel caso della corsa record di Mancini, di una stagione unica come quella del dopo Calciopoli. La Juventus avrebbe anche potuto prendersi il primato, sacrificato a Ferrara sull'altare della Champions League. La sostanza non cambia: torneo dominato da cima a fondo e mai in discussione.
Non è stato lo scudetto di Ronaldo, anche se il suo impatto sul mondo Juve si è sentito. E' ragionevole pensare che i bianconeri si sarebbero confermati anche con Higuain o con qualsiasi altro attaccante davanti, mentre è più corretto dire che questo ciclo non si sarebbe radicato se Agnelli, Marotta (prima) e Paratici (adesso) non avessero costantemente lavorato per rinnovarlo, compiendo scelte a volte difficili ma sempre fatte per crescere.
Allegri ha guidato una rosa dall'età media matura (oltre 28 anni), pronta per essere rigenerata con la vision di chi ha immaginato di sedersi da protagonista alla tavola delle big europee. Discorso attuale a maggior ragione dopo la bocciatura con l'Ajax. La ricetta è provare ad alzare l'asticella. Un esempio? Sul taccuino ci sono Chiesa e Zaniolo. I due talenti più promettenti del calcio italiano; un classe '97 e un classe '99.
Ma per la Serie A è una sconfitta...
Dato a Cesare (ovvero alla Juventus) quello che è di Cesare, non si può non ragionare intorno al presente e al futuro del calcio italiano. Il dominio bianconero rischia di trasformare la natura stessa della Serie A, un tempo il campionato più equilibrato, bello e difficile del mondo. Non è una tendenza solo di questo momento, se si ricorda come da Calciopoli in poi si sia vissuto soltanto di grandi cicli, prima dell'Inter e adesso della Juventus, con in mezzo un unico scudetto del Milan.
Quello che spaventa è il baratro che si è spalancato tra la Juventus e le altre. Il Napoli di Sarri un anno fa ha rappresentato un'entusiasmante anomalia, la realtà è molto più vicina alla fotografia di questa stagione. Non esiste oggi un'alternativa vera alla Vecchia Signora, non per dimensione societaria, capacità di programmazione, potere economico e controllo del mercato. Forse può rappresentarla d'Inter di Suning, ammesso che riesca a tradurre in fatti concreti l'immenso potenziale di cui dispone.
Il calcio italiano ha bisogno del ritorno dell'Inter e non può fare a meno di un grande Milan. La Juventus stessa deve fare il tifo perché accada perchè conviene a tutti - per prima a lei - ritrovare un principio di competitività interna. Napoli e Roma sono state le avversarie degnissime di questi anni, ma la realtà ha spiegato che i loro margini di crescita sono limitati (Napoli) o legati a cicli temporali troppo lunghi (Roma). I giallorossi attendono che lo stadio diventi realtà, altro tema che deve unire tutto il calcio italiano e non solo i tifosi del club di Pallotta.
L'avvicinarsi della nascita del nuovo calendario internazionale accelera l'urgenza di questo processo. E' comprensibile che il discorso non piaccia a tutti gli altri, ma la possibilità di sterilizzare la francesizzazione della Serie A passa solo dal recupero della forza trainante di Milano. Lo sviluppo della vicenda San Siro è la base d'appoggio e non è un caso che Agnelli, superando qualsiasi diplomazia, si sia schierato con Inter e Milan. Attende compagni di viaggio per crescere e restituire all'Italia un campionato degno della sua storia.