La curiosità instancabile del mio amico Paolo
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La curiosità instancabile del mio amico Paolo

Ha perso l'uso delle gambe e delle mani. Ma non quello della testa e, soprattutto, del cuore

Una copertina di Panorama dedicata alle storie straordinarie di chi, condannato a essere ultimo, è diventato primo, grazie alla forza con cui ha saputo reagire da gigante di fronte alle sventure. Da Bebe Vio, che a undici anni si è vista amputare gambe braccia e che, nonostante tutto, è diventata uno dei più amati personaggi dello sport, a Leonardo Cenci, che a cinque anni dal giorno in cui gli diedero quattro mesi di vita per un cancro al polmone, ha corso due maratone di New York. E poi Danilo Ferrari, che vive su una sedia a rotelle e non può parlare, eppure comunica, recita e viaggia. Ultima, non ultima, la storia di Paolo Arimondi, che vi raccontiamo qui.

Il motivo per cui considero Paolo Arimondi un numero uno è che tale non si sente nemmeno un po'. Abbiamo dovuto discutere per giorni prima che mi concedesse di poter scrivere di lui. E questo non per timidezza, ma per il suo profondo senso di giustizia: è un puntiglioso “rompipalle” abituato all'oggettività­. Con gli altri e con se stesso. 


Era così anche prima dell'agosto del 2009, quando, a 26 anni, cadde da un muretto e si ritrovò tetraplegico sulla sedia a rotelle, dopo diversi mesi a letto con la testa bloccata.

Una bella testa, però: con il supporto eroico dei suoi genitori, mese dopo mese, ha saputo riorganizzarsi la vita, mostrando, almeno a noi amici, pochissimi segni di cedimento.

Tra cure, fisioterapie, cali e recuperi di peso (era arrivato a 45 chili), ha inanellato il completamento della laurea specialistica in ingegneria civile-ambientale con 110/110, il superamento dell'esame di Stato per diventare Ingegnere, il conseguimento del diploma Fisi di allenatore di sci alpino di secondo livello, il rilascio della patente automobilistica “speciale” BS.

Dice che non è niente, che ci sono ragazzi molto più in gamba nella sua condizione: c'è chi non ha i genitori, né gli aiuti di cui dispone lui; chi si è cresciuta una figlia; chi scia ancora, mentre lui, per ora, alla sua più grande passione ha rinunciato. Non rinuncia alla sua vivace curiosità.

E mentre sta cercando lavoro si interessa di barriere architettoniche.

Dalle nostre chiacchierate ho scoperto che la legge in vigore risale al 1989 e non è rispettata né sanzionata come dovrebbe, che la facoltà di Ingegneria di Genova è praticamente inagibile per chi vive in carrozzina, che quasi tutti le fermate dei bus in Italia sono fatte senza una rampa inclinata, che sulla maggioranza degli autobus di Imperia, città in cui vive, non ci sono le pedane per l'accesso ai disabili, che i famosi taxi inglesi sono prima civili che affascinanti: fatti in quel modo, consentono a tutti di salire a bordo.

Insomma, Paolo ha perso l'uso delle gambe e delle mani, ma non quello del cuore e della testa. Gli organi con i quali si muovono i passi veri.

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Lucia Scajola

Nata e cresciuta a Imperia, formata tra Milano, Parigi e Londra, lavoro a Panorama dal 2004, dove ho scritto di cronaca, politica e costume, prima di passare al desk. Oggi sono caposervizio della sezione Link del settimanale. Secchiona, curiosa e riservata, sono sempre stata attratta dai retroscena: amo togliere le maschere alle persone e alle cose.

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