Home » Abbonati » Costume » Il lato oscuro delle coppie rock

Il lato oscuro delle coppie rock

Il lato oscuro delle coppie rock

Elvis, Lennon, Cher, Kurt Cobain, Keith Richards e tanti altri. Mentre al cinema c’è Priscilla, il film sulla storia di Mrs. Presley, ricordiamo alcuni tra i più arditi intrecci d’amore e trasgressione all’ombra dei palcoscenici.

Sono favole per adulti le storie d’amore dei famosi del rock, favole spesso senza lieto fine, relazioni oscure popolate da uomini e donne che vivono il sogno della fama e della ricchezza e nello stesso tempo l’incubo di una vita che non sanno e non riescono a gestire. La storia di Priscilla Presley, moglie del re del rock, raccontata dal film di Sofia Coppola Priscilla, nelle sale in questi giorni, è la rappresentazione plastica del sogno d’amore che va in mille pezzi, di una vita che poteva essere straordinaria, ma che diventa prigionia a Memphis nelle stanze di Graceland, la sontuosa dimora del rocker più famoso di sempre. Una divinità sul palco, ma una persona distrutta nella vita reale, imbottita di farmaci per tenere a freno l’ansia e poter dormire, che non sa più fare l’amore e che con Priscilla condivide solo e soltanto la frustrazione per un successo talmente grande e ingombrante da renderlo un uomo irrimediabilmente solo.

Solo sesso, liti epocali, torte in faccia e tuffi notturni nella Senna sono invece il filo conduttore della love story più paparazzata degli anni Settanta, quella tra Serge Gainsbourg e Jane Birkin. «Non siamo una coppia immorale, ma amorale» disse lui qualche ora dopo l’uscita di quell’orgasmo a 45 giri che è Je t’aime moi non plus, che finisce subito nel mirino della censura in Italia e in Inghilterra. Tre minuti di sospiri e gemiti sensuali della Birkin, determinata a surclassare Brigitte Bardot che sempre con Gainsbourg aveva inciso lo stesso brano un paio d’anni prima. La canzone rimase poi nel cassetto del cantautore francese, pare per l’intervento del marito della Bardot, il miliardario tedesco Gunter Sachs. L’epopea erotica di Serge e Jane affonda nell’alcol all’inizio degli anni Ottanta quando lei, esausta delle scorribande etiliche di lui sbatte la porta di casa e se ne va con le due figlie. Singolare l’inizio dell’unione tra Cher e Sonny Bono: lei giovanissima e squattrinata lo conosce a un party e gli chiede ospitalità nel suo appartamento: «Ho camere da letto separate, quindi se sai pulire e cucinare per me va bene» è la riposta di Sonny. Poco dopo si innamorano e diventano la golden couple del pop americano.

Sono intrecci di amore, trasgressione, scandali e carriera quelli che popolano il lato oscuro delle coppie rock. Ma nel caso di John Lennon e Yoko Ono c’è dell’altro, un’unione indissolubile, una sintonia totale e incondizionata, qualcosa che è difficile descrivere a parole, ma che appare in tutta la sua evidenza nella storica immagine scattata da Annie Leibovitz nel 1980 in cui Lennon, nudo e in posizione fetale, bacia con tenerezza la compagna di una vita. Al di là delle voci sostanzialmente infondate sulla responsabilità di Yoko rispetto alla fine dei Beatles, c’è da sottolineare che l’unione artistica tra i due non è stata sempre felice: indimenticabile l’apparizione tv del 1972 al Mike Douglas Show negli Stati Uniti. Nel mezzo di una spettacolare jam session tra Lennon e la leggenda del rock and roll, Chuck Berry, irrompe Yoko Ono con una sequenza impressionante di urla sgraziate e totalmente fuori tempo. Un terrificante shock sonoro immortalato dalle telecamere nello sguardo allucinato del povero Berry…

Alla narrazione dark delle love story a tinte rock ha sempre contribuito quella zona franca rispetto alle regole del mondo che è il backstage, dove può anche succedere che una groupie, come l’americana Cynthia Albritton, realizzi calchi in gesso dei genitali delle star della musica. Su tutti, Jimi Hendrix. A lei e alla sua bizzarra collezione i Kiss hanno dedicato un brano esplicito intitolato Plaster Claster. Definita spesso la groupie dei Rolling Stones, Anita Pallenberg in realtà ne è stata la musa ispiratrice. Attrice, modella, colta, di una sensualità devastante. Prima si fidanza con il chitarrista degli Stones Brian Jones, poi lo lascia per Keith Richards. Per più di dieci anni i due condividono tutto: tre figli, la dipendenza dalla droga e una sequenza notevole di tradimenti (si dice che lei abbia avuto anche un flirt con Mick Jagger sul set del film Performance). Tutto finisce quando Richards si disintossica dall’eroina mentre lei continua ad abusarne come se non ci fosse un domani. A chiudere il cerchio il suicidio di un amante occasionale di Anita, appena diciassettenne, che si toglie la vita davanti a lei «giocando» alla roulette russa.

Amori, dipendenze e tragedie, come quella di Kurt Cobain che in una stanza d’albergo a Roma, nel 1994, mentre la compagna Courtney Love sta riposando, ingerisce cinquanta pastiglie di Roipnol annaffiate da champagne. Lo salva una lavanda gastrica, ma pochi giorni dopo si suicida a Seattle con un colpo di fucile al volto. Lascia una splendida bambina di due anni, Frances Bean, l’amore della sua vita, e i Nirvana, una delle band più popolari della storia del rock. Vicende umane in cui ha un peso decisivo l’invadenza del gossip: se Prince e Kim Basinger sono riusciti per mesi a rendersi invisibili, altrettanto non si può dire per Kate Moss e il turbolento rocker inglese Pete Doherty, interpreti di una love story disastrosa, fatta di droga, travestimenti con parrucche per scorrazzare sui mezzi pubblici di Londra, liti furibonde, tentativi di disintossicazione e una foto, quella apparsa sul Daily Mirror, in cui la top model appare intenta a prepararsi una dose di cocaina nello studio di registrazione del fidanzato.

La scintilla era scattata nel 2005 quando la Moss aveva invitato i Libertines, il gruppo di Doherty, a esibirsi a una festa in suo onore organizzata nella campagna inglese. Secondo il The Sun, Doherty, in quell’occasione, avrebbe regalato a Kate una copia del testo della sua canzone What Katie Did. Da lì il colpo di fulmine. Oltre il lato oscuro c’è anche altro nell’amore rock. Lo hanno fatto vedere al mondo Lou Reed, il poeta «maledetto» di New York, e l’artista-musicista Laurie Anderson. Che dopo la morte di Lou ha scritto una lettera pubblica, un atto d’amore straordinario che racconta la dedizione dell’uno verso l’altro dal primo minuto della loro storia fino alla morte: «Non ho mai visto un’espressione così piena di meraviglia come quella di Lou quando è morto. Le sue mani stavano facendo la forma 21 del Tai Chi, quella dell’acqua che scorre. I suoi occhi erano spalancati. Stavo tenendo tra le braccia la persona che amavo più di ogni altra cosa al mondo e le parlavo mentre moriva. Il suo cuore ha smesso di battere. Non aveva paura. Ero riuscita a camminare con lui fino alla fine del mondo. Penso che lo scopo della morte sia la realizzazione dell’amore».

Il lato oscuro delle coppie rock
Cher e Sonny Bono (Getty Images)
Il lato oscuro delle coppie rock
Kim Basinger e Prince (Getty Images)
Il lato oscuro delle coppie rock
Yoko Ono e John Lennon (Getty Images)
Il lato oscuro delle coppie rock
Kurt Cobain e Courtney Love (Getty Images)
© Riproduzione Riservata