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ANSA/FILIPPO VENEZIA
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"Io e mio figlio, tifosi del Milan allo stadio di Verona. Non ci tornerò più"

La dura testimonianza del clima intimidatorio della serata (con precedente). La pubblichiamo perché non resti lettera morta

"Mi creda? Ho girato il mondo e visto partite di ogni genere, anche confronti accesi come Chelsea-Liverpool o i derby brasiliani. Ma niente di quello che mi è successo allo stadio di Verona". Si sfoga così, dopo aver mandato una lunga mail che è la testimonianza diretta di una normale (!?!) serata di un tifoso milanista, con figlio al seguito, finito al Bentegodi per Verona-Milan.

La pubblichiamo con il consenso dell'autore, firmata come lui ha chiesto che fosse. Un gesto forte di testimonianza. Della sfida tra Verona e Milan si parlerà anche per gli ululati rivolti a Kessié e per gli insulti a Donnarumma, segnalato da diversi presenti e negati dal club con un comunicato via Twitter che ha suscitato più di una critica. Sarà il Giudice sportivo a stabilire cosa è accaduto.

La lettera racconta, però, una serata vissuta lontano dalle curve e dagli ultras. In un settore 'nobile', che dovrebbe essere maggiormente al riparo da certe logiche. Dovrebbe.

“Avevo già scritto tre anni fa in occasione di Verona Milan per un episodio assurdo accaduto a mio figlio che allora aveva 9 anni. Da quel giorno mi ero ripromesso di non andare più in quello stadio per la qualità delle persone che lo frequentano.
Purtroppo passa il tempo e anche le cose più brutte si dimenticano e dato che un mio carissimo amico che lavora nell’ambiente del calcio mi ha offerto due biglietti ci sono di nuovo ricascato.

Poltrone ovest, buonissimo posto. Memore dell’altra volta niente sciarpe o magliette del Milan. Ci sediamo sotto ad un gruppo di signori tutti oltre la sessantina. Appena arrivati questi iniziano ad insultare tutti i milanisti: bastardi, figli di puttana, perfino “terroni”. La cosa che più mi sorprende è il modo arrogante e pieno di rabbia che usano. All’arrivo sembravano dei signorotti anche mezzi sfigati, passatemi il termine, che si godono la partita di calcio. In branco si sono trasformati.

Inizia la partita e gli insulti si fanno sempre più pesanti. Espulso Stepinski, un milanista esulta pacatamente, mai lo avesse fatto, partono con minacce: “Tanto passi di qui quando esci, ti spacchiamo le gambe, etc…”. Mio figlio prende paura e mi chiede di andare via.  Eravamo appena a 25 minuti dall’inizio.

Decido di rimanere perché altrimenti hanno vinto loro. Da quel momento io poi non mi godo più la partita e penso a proteggere mio figlio da tutta quella violenza verbale e fisica che aumenta sempre di più. L’episodio più grottesco accade quando annullano il secondo goal al Milan: un povero vecchio (solo così si può definire) scende nel corridoio davanti alla balaustra e va verso un gruppo di presunti Milanisti tirando pugni a tutti quelli in prima fila. Questi, sorpresi, non hanno nemmeno il tempo di reagire e lui si rifugia nel suo branco che intanto minaccia da lontano.

Intendiamoci questi sono dei poveretti, ma credetemi che non è un episodio isolato in quello stadio e soprattutto non ha nulla a che fare con i cosiddetti ultras. Si tratta di persone comuni che diventano bestie in branco. Non deve e non può accadere.

Scusatemi ma questo non è lo sport di cui siamo innamorati io e mio figlio.
Queste persone vanno allontanate dallo stadio.
Dimenticavo: ovviamente niente stewart nel settore!!!!
Io ho visto partite ovunque nel mondo. Mai visto uno spettacolo penoso del genere"

Distinti saluti
Marco Bergozza

Il tweet del Verona sul caso Kessie e Donnarumma

tratto da Twitter

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Giovanni Capuano