15 libri che toccano l'anima (da mettere sotto l'albero)
Racconti brevi per scavare tra le relazioni d’amore e corposi, immortali capolavori. Storie di sangue e frontiera e versi di onirica poesia. Infine un Grand Tour del Belpaese attraverso l’obiettivo di maestri che hanno fatto la recente storia della fotografia.
1) Agatha Christie, Fiabe Gialle, Meridiani Mondadori, pp.1840, euro 80
Basta sapere che i dieci racconti e romanzi che compongono l’antologia sono a cura di Antonio Moresco, per avere la certezza che è da collezione. Definita dallo scrittore: “Estrema, realistica e mitico fiabesca”, la celebre giallista era una donna sfuggente, che tutta la vita si sottovalutò. O finse di farlo. Iniziò a scrivere per solitudine e per evitare di parlare alla gente. Geniale. Sulla copertina appare come una casalinga, come amava definirsi. Ma una seconda cover la ritrae bambina con i boccoli biondi, testimone delle crudeltà dell’infanzia che racconterà nelle sue storie, solo all’apparenza semplici. Non regalatelo, ma leggetelo, quando finalmente le feste ci avranno abbandonato.
2) Liz Moore, Il Dio dei Boschi, NNEditore, pp.544, euro 22
Un thriller costruito con estrema intelligenza, scelto dal New Yorker come tra i migliori dell’anno, un inno malinconico alla giovinezza perduta. Estate 1975, sui monti Adirondack, un’adolescente ricca e ribelle scompare dal camp estivo fondato dalla sua importante famiglia. In quel bosco anni prima era sparito il fratello. Il dramma familiare è in agguato, segreti e bugie, inquietudine e speranza. La scrittrice americana osannata dalla critica, ha raccontato di essersi ispirata a un fatto reale. Gli amanti del true-crime possono iniziare a fremere. Una scrittura limpida, realistica, ipnotica. Neanche i tortellini in brodo di cappone vi distoglieranno dall’arrivare alla fine.
3) Maurizio Cucchi, La scatola onirica, Mondadori, pp.152, euro 17
Una scatola che raccoglie sogni, meraviglie, ma anche “questo tempo incerto”, l’oblio silenzioso, la vacuità. L’ultima opera del grande poeta milanese è uno scrigno prezioso diviso in sette sezioni, dove ritrovare la poesia delle vite minime, pur sempre vite, spesso le nostre vite. Sfuggente, in bilico tra sogno e veglia. Riflessivo e nostalgico per quegli amici spariti o sparsi: “Il vento li ha portati via”. Per il tempo che scorre senza tregua, travolge i sentimenti, lascia brandelli di ricordi. “Io sono come il salice selvaggio” scrive ne La sventura d’inverno. Nella semplicità di una media quiete Cucchi ci mostra la verità, ma in modo obliquo. Come deve fare la poesia. Da regalare, punto.
4) Cédric Sapin-Defour, Sugli Sci, Salani, pp.144, euro 13.
Un viaggio meditativo, un’ode poetica, una danza infantile. Lo sci d’escursione visto come il piacere di svuotare la mente, di lasciarsi attraversare dalla natura incontaminata e silenziosa. L’autore francese dopo il successo di Il suo odore dopo la pioggia, sul rapporto unico con il cane, ci regala un piccolo gioiello sull’alpinismo. Momento di riscoperta di se stessi e della bellezza misteriosa delle montagne innevate e inaccessibili. La salita, dopo aver preparato lo zaino, la fatica e l’attesa dell’inebriante discesa. Così rapida, fugace, come sono le cose belle e molto attese. Una metafora perfetta della vita. Lo amerete, anche se oltre lo spazzaneve non siete mai andati.
5) Giulia Depentor, Dinastia, Feltrinelli, pp.256, euro 20.
La ricerca delle proprie radici ha sempre qualcosa di spinoso, doloroso e alla fine, è inevitabile, si scoprono segreti celati. Negli ultimi anni l’albero genealogico è diventato una sorte di ossessione per molti. La scrittrice va sulle tracce del suo passato come fosse una detective paziente e accurata. Ricostruisce attraverso polverosi archivi parrocchiali, ambasciate straniere, foto d’epoca, la storia familiare. Con uno stile semplice e chiaro ci insegna un metodo, ed è questa la parte più interessante e divertente del romanzo, che ognuno può utilizzare per capire da dove veniamo. Solo conoscendo chi siamo stati, sapremo davvero dove stiamo andando.
6) Han Kang, Non dico addio, Adelphi, pp.256, euro 20
Dire di cosa parla l’ottavo (e anche il migliore) romanzo della scrittrice sudcoreana, vincitrice del Nobel per la Letteratura, non è facile. È la storia dei terribili massacri sull’isola di Jeju in Corea alla fine degli anni Quaranta, trentamila civili uccisi e molti altri torturati e imprigionati. Ma è anche la storia di un grande amore. Immenso, estremo, sussurrato. È l’atrocità, è una luce accesa e dolente nell’abisso dell’animo umano. Poetico, doloroso, intenso, di una bellezza assoluta. Sogno e realtà si mischiano quasi in una disorientante ghost-story. Una prosa gelida, essenziale, meditativa che ferisce e a tratti raggela. Siete avvisati: dovete leggerlo, ma sotto il piumone.
7) Fedor Dostoevskij, I Demoni, Einaudi, pp.896, euro 15.
Leggere (o rileggere) questo imprescindibile classico a Natale ha un senso profondo. Ci obbliga a chiederci cosa è il male oggi, chi sono i demoni? Profetico, apocalittico, nichilista, potente, ma anche umoristico, pieno di indimenticabili battute fulminanti, per menti sofisticate, il capolavoro (secondo noi) del più grande romanziere russo scava nel Male assoluto. E nello stesso tempo racconta di passioni viscerali, intrighi, tradimenti, liti furibonde. Labirintico e disorientante. Un dialogo sulla complessità dell’uomo moderno, su quello che accadrà (ed è accaduto). “L’uomo è infelice perché non sa di essere felice”. Basterà leggere queste righe per poi tornare al vitello tonnato con animo più consapevole.
8) Anthony Trollope, I figli del duca, Sellerio, pp.1016, euro 22
Per chi conosce il genio pacato e ironico di Trollope sarà la conclusione del suo Ciclo Politico. Per chi, ahimè, non lo ho mai letto sarà una sorpresa assoluta. Perché nessuno come lui descrive la società vittoriana meglio di una serie Netflix. Sulla scena ci sono i figli del Duca di Omnium, ormai rimasto vedovo e spaesato in un mondo che sta inevitabilmente cambiando. Tutti e tre sono più o meno degli sconsiderati in cerca di una collocazione in una società avida e classista. Saga familiare, satira sociale, acuta descrizione di ogni sorta di degenerazione del potere. Sullo sfondo Londra nel massimo dello splendore. Da regalare alla zia con manie aristocratiche (ce ne è sempre una).
9) Claire Keegan, Quando ormai era tardi, Einaudi Stile Libero Big, pp.96, euro 13.
Tre storie brevi, racconti intrecciati di donne. Amore e disamore, rimpianti e attese, desiderio e solitudine. La violenza come una serpe sottile resta nascosta tra le pieghe. Con una prosa cristallina, senza sbavature né orpelli, maestra nell’arte della sottrazione, Keegan scava nell’oscurità delle nostre relazioni. Una donna sposata vorrebbe provare ancora le gioie del sesso, la vigilia di un matrimonio si rivela la fine della storia. E una scrittrice si trova ad affrontare un uomo che mette in crisi la sua identità. Come in un racconto di Alice Munro, non c’è pietà per chi spera. Non c’è pietà neanche per chi salta il tombolone per finire il libro.
10) Raymond Chandler, La signora nel lago, Adelphi, pg.283, euro 19.
Philip Marlowe, l’investigatore privato che per sempre avrà il volto tormentato di Humphrey Bogart, si trova impigliato in un mosaico perverso. La moglie di un riccone è sparita. In una ragnatela di femme fatale, tradimenti e intrighi del potere, i cadaveri si moltiplicano e la trama diventa sempre più nera. Un mondo cinico e dolente, immobile e amorale, quello del re assoluto dell’hard boiled, scrittore raffinato e colto, che ti lascia addosso la sensazione fredda che niente ritorni veramente al suo posto. E che l’animo umano sia molto peggio di quello che ci si immagina. Una volta che lo avrete iniziato, nulla vi fermerà neanche il panettone farcito ai marroni.
11) Nita Prose, Il Portafortuna, La Nave di Teseo, pp.144. euro 16.
Stephen King l’ha definita la protagonista più interessante degli ultimi tempi. È Molly Gray, cameriera ai piani di un hotel di lusso, con la mania per l’ordine e la pulizia. È tempo di feste natalizie al Regency Grand Hotel, dove lavora. Addobbi, decorazioni, il consueto quadretto di letizia. Eppure, da quando ha perso la nonna ha sempre detestato le festività, anche se al suo fianco c’è un uomo, Juan Manuel. Ma qualcosa non torna, neanche quell’uomo così allegro e affascinante è davvero ciò che sembra (e di questo nessuna lettrice si stupirà). Un giallo natalizio divertente e leggero, perché di leggerezza abbiamo bisogno come non mai. Da leggere veloce sgranocchiando il “torone”.
12) Catherine Guérard, Renata vattelappesca, Ventanas, pp.170, euro 16
Un monologo interiore scritto senza un punto, come un’unica frase consecutiva. Da leggere senza fermarsi. Renata si licenzia dal posto di governante e parte per un viaggio on the road sulle strade di Parigi. Un inno alla libertà, un atto di ribellione alla ruota del criceto dove siamo tutti costretti. Sfrontato e “candido” come la scatola di cartone con i calzini spaiati che si porta dietro. Poco si sa della scrittrice, morta nel 2010. Si dice fosse un amore del presidente Mitterand. Il romanzo, del ’67, ha vinto le Prix Mémorables, dedicato agli autori riscoperti. Delizioso e affilato con un finale da lacrimuccia. Da regalare a tutti quelli che detestano il pigiamone di flanella.
13) Rick Bass, Diezmo, Mattioli1885, pp.204, euro 18
L’epica della frontiera all’ennesima potenza. Lo scrittore texano, un tempo geologo petrolifero, racconta la storia vera della tragica spedizione Mier, nel 1850. Due amici verranno catturati dai messicani, chiusi in carcere e costretti a subire l’atroce Diezmo: una crudele selezione, dove un prigioniero su dieci verrà estratto a sorte e poi giustiziato. “Il Texas è nato nel sangue”, scrive l’autore. E qui ne scorre tanto. Pagine magistrali, un inno alla violenza, una preghiera contro gli orrori della guerra. L’amicizia, la nostalgia delle radici, il desiderio della sopravvivenza. Da regalare a chi ama Cormac McCarthy. E a chi dopo il pranzone sente ancora il bisogno di emozioni forti.
14) Cees Nooteboom, Rituali, Iperborea, pp.256 Euro 18
Lo scrittore olandese è diventato un’icona della letteratura moderna, una voce unica, paragonata dalla critica a Borges e Calvino. Inni, il protagonista, è un uomo senza qualità di fine millennio. Depresso e insopportabile. E ci assomiglia in modo fastidioso e reale. Si affaccia su un mondo che gli appare come “una fortezza smantellata”. Una società dove il rituale ha perso di significato. Serve solo a tenere a bada la paura della morte. Meditativo, zen, emozionante e suggestivo, ma soprattutto ironico e disincantato. Sembra di trovarsi immobili sul baratro, ad aspettare il fluire effimero del tempo. Mettetelo direttamente sul comodino, a portata di mano.
15) A cura di Luigi Ghirri, Gianni Leone, Enzo Velati, Viaggio in Italia, Quodlibet, pp 132, euro 42
Compie 40 anni una delle pietre miliari della storia della nostra fotografia contemporanea. Quodlibet lo ripubblica integralmente, riportando in vita un volume ormai introvabile. Venti tra i migliori fotografi italiani riuniti da quel genio di Ghirri (tra loro Basilico, Jodice, Barbieri) composero un ritratto sentimentale del Belpaese. Un Grand Tour attraverso luoghi marginali, così consueti da sembrare invisibili. Universi fittizi, cartoline di un mondo forse solo immaginato. Come l’arcobaleno che nasce, o forse muore, nella pozzanghera di una strada di campagna.