Todo sobre, soprattutto, Macarena García: 25 anni, minuta come una statuetta d’ebano, ma fidanzata con un musicista gigantesco (il chitarrista degli 84 Enrique Berenguer), cantante di musical, ballerina, e soprattutto premio Goya (il più importante riconoscimento spagnolo per il cinema) come miglior attrice rivelazione per la sua Blancanieves, versione torera, anni Trenta, muta e in bianco e nero, della favola dei fratelli Grimm (dal 31 ottobre nei cinema italiani). La Spagna, pazza di lei, ha trovato la nuova Victoria Abril.
Da bambina sognava di essere Biancaneve o il cacciatore?
Ho un debole per i personaggi dal cuore puro. Quindi Biancaneve.
Che principe sarebbe, se fosse un maschio?
Di quelli che trattano la propria donna come una regina. Se fossi un uomo, giocherei a calcio.
Tifa per il Real Madrid?
No, per l’Atletico.
La corrida: a favore o contro?
Contro.
La canzone Macarena dei Los Lobos è stata l’incubo della sua infanzia?
No, mi ha sempre fatto piacere sentirmela cantare. È un po’ come sentirsi famosa in tutto il mondo, prima di esserlo.
L’attrice spagnola che ama di più?
Penélope Cruz. Ammiro la sua bellezza e la sua intelligenza. Sembra capace di affrontare ogni sfida col cuore.
Perché l’hanno mandata a studiare in un collegio chiuso come il Montealto?
Ci avevano studiato mio padre e mio fratello. Poi è toccato a me. Ho bei ricordi, ma era un luogo troppo conservatore.
Da chi ha preso la forma della bocca?
Da mio padre, però siamo tutti molto simili in famiglia: con mio fratello (l’attore e regista Javier Ambrossi, ndr) ci scambiano spesso per gemelli.
Che relazione ha con Javier?
Ha sempre creduto in me ed è stato lui a segnalarmi il casting per Blancanieves. Ora mi sta dirigendo in un musical: La Llamada.
Per diventare una star internazionale è disposta a spingere l’acceleratore sull’erotismo?
Sì, certo. Se servisse per un progetto, per un personaggio, sarei disposta a rischiare.