Chi è Giovanni Malagò, neo presidente del Coni
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Chi è Giovanni Malagò, neo presidente del Coni

Bello, elegante, tifosissimo della Roma, pariolino, ha sconfitto a sorpresa il favorito, Pagnozzi

Clamoroso al Cibali, si sarebbe detto negli anni Sessanta. Clamoroso al Palazzo H, il quartier generale del Coni, il palazzo del potere diventato da pochi minuti il regno di Giovanni Malagò.

Bastavano 39 voti, ne ha presi 40 contro i 35 del nemico Raffaele Pagnozzi, grande favorito alla vigilia.

Pagnozzi era l’uomo della continuità, agganciato con la vecchia e infinita gestione di Gianni Petrucci e quindi più “ammanicato” come si dice a Roma per indicare la rete di legami e contatti indispensabili a pescare tra i 45 presidenti delle federazioni. Giovanni Malagò, invece, era l’uomo del rinnovamento, della rottura, della “rottamazione” come lui stesso aveva più volte definito la sua mission.

Non più tardi di ieri sera i due avevano dato appuntamento ai propri fedelissimi in due ristoranti molto cool. Sembrava cosa fatta per Pagnozzi: molti più ospiti, molto più potere apparente, l’ostentazione di 45 voti già in tasca. Ma si sbagliava l’uomo forte del Coni, una vita passata a stretto contatto con Petrucci per poi poterne raccogliere il testimone e adesso battuto nel segreto dell’urna. Chissà cosa avrà fatto e come avrà convinto la maggioranza degli elettori a votare per lui ma alla fine ce l’ha fatta.

Tra meno di un mese festeggerà 54 anni. Con l’elezione a presidente farà “casa e bottega” tra il palazzo del Coni (bottega) e la tribuna Monte Mario dello stadio Olimpico (casa). Duecento metri per separare la missione dalla passione. Grande tifoso giallorosso, Malagò ama seguire ogni tanto anche la sua squadra in trasferta indossando una bellissima sciarpona fatta a mano sul blazer blu, inconfondibile divisa di una eleganza classica e raffinata. Alto, bello, ricco, simpatico, pariolino. Frequenta e gestisce la Roma che conta, a metà tra quella “piaciona” e quella operosa della imprenditoria emersa ed emergente. Suo padre è Vincenzo, cavaliere del lavoro e notissimo importatore e rivenditore di supercar. La loro Samocar ha venduto per decenni le Bmw e le Ferrari e le Maserati. Dalle belle auto alle belle donne: a Malagò vengono attribuite storie o relazioni, vere o presunte, con il meglio dell’universo femminile italiano. Lui, sorridendo o ammiccando, si schermisce e dice: «Le solite esagerazioni» ma si vede che la fama di sciupafemmine non lo infastidisce, anzi.

Non aveva – sulla carta – la stessa influenza di Pagnozzi tra i presidenti di federazione (calcolo poi risultato sbagliato) ma sul fronte politico e imprenditoriale, beh, lasciatelo perdere. Dagospia lo chiama “Megalò” per la sua chiara tendenza ad apparire, a finire sui giornali. Però non millantava quando Gianni Agnelli lo chiamava all’alba (leggenda? Ma possibile che era sempre l’alba quando l’Avvocato chiamava tutti?). Amico di mezzo generone romano autentico e acquisito: Luca Di Montezemolo, Carlo Vanzina, Carlo Verdone, Carlo Rossella, Diego Della Valle, Enrico Mentana, Barbara Palombelli, Corrado Passera, Walter Veltroni. Un matrimonio durato poco con Polissena di Bagno (oggi sposata con Carlo Perrone), una storia importante con Lucrezia Lante della Rovere che gli ha dato due figlie e adesso un fidanzamento con Daniela Marzanati.

Anche a sport sta messo bene: ex nazionale di Calcio a 5, scia, gioca a tennis e fa pure canottaggio. Del resto, essere presidente del blasonato circolo Aniene vorrà pure dire qualcosa. In 15 anni ha portato al circolo atleti di fama mondiale, prima su tutti Federica Pellegrini ed è stato presidente dei Mondiali di nuoto 2009. Ha avuto anche qualche grana giudiziaria per l’evento (accuse di abuso edilizio) ma è stato assolto “perché il fatto non sussiste”.

Adesso guiderà lo sport italiano. Inutile dire che qualsiasi coalizione vincerà le elezioni, lui sarà in una botte di ferro. Dal Pd al Pdl, passando per il centro di Monti, mr. Megalò sa chi chiamare e c’è da scommere che la sua mission non si esaurisca al Palazzo H.

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Fabrizio Paladini