Mia Madre di Nanni Moretti: 5 cose da sapere
La lenta attesa della morte in un film intimo e personale che commuove ma fa anche ridere
"Mamma, a che stai pensando?". "A domani".
È un Nanni Moretti molto intimo quello del nuovo film Mia Madre. Mette a nudo le sue inadeguatezze e il dolore profondo della perdita della mamma e sembra quasi confessarsi a un diario, per poi celarsi, per verecondia, dietro la consueta ironia.
Esplora l'archetipo degli archetipi, la morte della figura materna, intingendo il pennino un po' troppo nella sua sfera privata. Ma è anche e proprio per questo che scuote di commozione. Accanto alla lenta inesorabile attesa dell'inevitabile, tra presente, ricordi e immaginazione, intanto disserta di cinema, concede risate piene e si prende un po' in giro.
Dal 16 aprile nelle sale italiane, Mia Madre è uno dei tre alfieri del cinema italiano in corsa per la Palma d'oro al Festival di Cannes. Perché, come ha detto il delegato generale della kermesse Thierry Fremaux, senza Nanni Cannes non è Cannes.
Ecco 5 cose da sapere su Mia Madre.
1) Tanta autobiografia
"Quanto c'è di autobiografico? C'è. C'è senz'altro", confessa Nanni Moretti.
Agata Apicella, la mamma del regista romano, è morta nell'ottobre 2010. Professoressa di lettere al ginnasio, al suo funerale si sono incrociate diverse generazioni di studenti passati per le aule del Liceo Visconti di Roma, dove aveva insegnato per una vita. "Mi imbarazza parlare di mia madre vera...", dice il cineasta in conferenza stampa. "C'erano generazioni di alunni che continuavano a frequentarla, ma anche persone anziane. Parlavano con lei di tutto... Questa cosa mi si è rilevata dopo la sua morte".
Similmente nel film Margherita (Margherita Buy), una regista in crisi, affronta insieme al fratello ingegnere (Moretti stesso) la malattia della mamma Ada (Giulia Lazzarini), ex insegnante di latino, donna ancora piena di vita e di traduzioni di Tacito e Catullo da dispensare alla nipote Livia (Beatrice Mancini). Dividendosi tra le riprese di un film e il ruolo di figlia, mentre la assiste in ospedale o riordina il suo appartamento vuoto, Margherita scopre nella madre una persona diversa da quella che pensava di conoscere, ricca di contatti umani, capace di custodire i segreti della nipote, curiosa verso le cucine esotiche...
2) L'attesa della morte più dolorosa
Mia Madre è un lento prepararsi - anche se non si è mai preparati - alla morte più dolorosa. "È un passaggio importante della vita la morte della madre", afferma Moretti. "Mi era successo durante il montaggio di Habemus Papam. Senza sadismo nei confronti dello spettatore volevo raccontarlo".
Vediamo così Giulia Lazzarini, stupenda interprete di questa madre fragile, vitale e ostinata, passare di camera d'ospedale a camera d'ospedale. La vediamo affrontare la paura della morte, perdersi in discorsi smemorati, vagare con la mente chissà dove, arrendersi, guardare imperterrita ancora al domani.
Impossibile non identificarsi nei figli che man mano prendono consapevolezza, che non vogliono accettare, che devono vivere la morte.
3) Margherita Buy è Nanni e protagonista assoluta
Nanni si è ritagliato per sé il ruolo defilato del fratello di Margherita, un uomo preciso e attento, che cerca di razionalizzare tutto ma che si porta l'imminente lutto fin dentro il lavoro, tanto da prendersi un'aspettativa.
Però è Margherita, nei suoi dubbi, negli scoppi di ira, nell'egocentrismo, nelle incapacità, l'alter ego di Nanni. "Come caratteristiche e senso di inadeguatezza mi ritrovo più nel personaggio di Margherita che nel mio", dice infatti il regista. "Volevo dare caratteristiche maschili a un personaggio femminile".
Mentre dirige un film su licenziamenti e crisi tutt'altro che morettiano, Margherita si lascia andare a riflessioni tipicamente morettiane. "Lui vorrebbe essere il poliziotto o l'operaio? Vuole picchiare o essere picchiato?", si chiede dell'operatore della seconda macchina che si è soffermato troppo da vicino su una contestazione operaia.
Tutto ruota attorno a Margherita/Nanni. "Su 70 giorni di riprese solo in uno lei non c'era, in una scena che poi ho tagliato", racconta Moretti.
E chissà quanto ci sia di Nanni anche su una critica caratteriale mossa a Margherita: "Ti prendono a piccole dosi perché si sentono a disagio con te", le dice l'ex compagno Vittorio (Enrico Ianniello).
"Mi è stato consegnato qualcosa di molto personale", sostiene Buy. Che aggiunge: "Il divertimento è stato quello di sgridare molto gli attori". "Quando diceva 'azione' e 'motore' si sentiva molto realizzata", scherza Moretti. "Anche 'stop': ha un potere!", chiosa sorridendo l'attrice.
4) Dentro al cinema. Ma anche accanto
Mentre ci avviciniamo alla morte di Ada, parallelamente assistiamo alla creazione del film di Margherita. Siamo dentro al cinema, alle sue ipocrisie, alle sue frenesie, alle sue verità. Alla conferenza stampa di metà produzione l'istrionico divo americano Barry Huggins (John Turturro) loda sperticatamente la regista che fino a poco prima sì e no che conosceva: "grande grande grande", "una sensibilità"...
Margherita ai suoi attori ripete un'indicazione che li lascia ogni volta perplessi: "Devi interpretare un personaggio ma pure stargli accanto".
"Non prendo in giro Brecht, ma me", rivela Moretti. "Questa è una cosa che dico davvero agli attori. 'Margherita stai accanto al tuo personaggio'. Penso che un attore debba avere più di una dimensione".
All'ennesima battuta dimenticata, Barry Huggins esplode urlando "Recitare è una perdita di tempo", e poi "Voglio tornare nella realtà". Anche questo fa parte di cinema realmente vissuto: Michel Piccoli ebbe una simile uscita durante le riprese di Habemus Papam, dopo una settimana di ciak notturni.
"Il regista è uno stronzo a cui voi permettete di fare tutto", si sfoga invece Margherita in una scena di Mia Madre. Altra verità della settima arte?
5) L'ironia alla Moretti non manca
Seppur meno tagliente del solito, la classica ironia morettiana non manca e si tinge talvolta di pura comicità. Dà il meglio di sé per mezzo di un meraviglioso John Turturro dalla terribile pronuncia italiana. Confusionario, presuntuoso, inaffidabile, è davvero esilarante nella sequenza della guida in auto. Da risate piene.