Home » Lifestyle » Milano: in viaggio nel labirinto di Tim Burton

Milano: in viaggio nel labirinto di Tim Burton

Milano: in viaggio nel labirinto di Tim Burton

Ecco perché la mostra a Milano sull’autore di Nightmare Before Christmas e Big Fish è imperdibile non solo per i fan

Iniziamo a dire cosa non è la mostra Tim Burton’s Labyrinth, in programma a Milano fino al 9 marzo alla Fabbrica del Vapore: non è un vero labirinto in cui ci si perde e si deve ritrovare l’uscita, ma è un viaggio nell’immaginario del regista e fumettista genio del gotico e del grottesco a scelte multiple. In ogni sala vi troverete varie porte con cui proseguire il percorso: talvolta tutte le porte portano nella stessa stanza, ma in alcuni casi il caso o il destino vi porteranno verso spazi differenti, in cui incontrerete uno o l’altro personaggio creato dall’autore di pellicole come Nightmare Before Christmas, Big Fish, La sposa cadavere ed Edward mani di forbice. Solo chi ha un biglietto a prezzo speciale potrà fare più giri per trovare le vie che non aveva percorso.

Milano: in viaggio nel labirinto di Tim Burton
Tim Burton’s Labyrinth
Tim Burton’s LabyrinthTim Burton’s Labyrinth

Il viaggio appagherà cacciatori di foto, appassionati di selfie e popolatori di Instagram, perché in ogni stanza, dedicata a un film (ma sarebbe giusto dire a un universo), si trovano costumi originali indossati da riproduzioni più vere del vero degli attori: dal Pinguino di Batman che era un truccatissimo Danny De Vito alla Regina di Cuori interpretata da Helena Bonham Carter in Alice in Wonderland, dallo spiritello porcello Michael Keaton di Beetlejuice e del recente sequel, fino all’attore feticcio Johnny Depp che è presente in versione Edward mani di forbice, cappellaio matto di Alice in Wonderland e barbiere sanguinario di Sweeney Todd. Senza dimenticare però che si trovano anche personaggi di fantasia come i protagonisti dei suoi film in stop-motion come La sposa cadavere e Nightmare Before Christmas.

Ogni sala è naturalmente addobbata secondo il tema e i colori del film, e così si passa dai colori freddi di Batman al rosso fuoco di Alice, dal verde extraterrestre di Mars Attacks ai funghi colorati giganti della sala dedicata al cappellaio matto, in un susseguirsi di rombi, spirali e altre figure geometriche che adornano i pavimenti. Il vero tesoro della mostra però si trova appeso alle pareti e consiste di decine di bozzetti, in formato cartaceo o come vere e proprie animazioni su display, realizzati di proprio pugno da Tim Burton come studio dei personaggi o delle scene del film, talora consistenti in veri e propri storyboard, i disegni preparatori con cui si definiscono prima le inquadrature per poter risparmiare tempo e denaro una volta arrivati sul set. Emerge qui il talento precocissimo di disegnatore, la passione per i fumetti, il primissimo lavoro come animatore alla Disney, prima del debutto con i propri corti e l’approdo ai lungometraggi. Ma soprattutto, fermandosi a osservare alcune sale dei disegni più personali, colpisce la personalità e il gusto per l’orrore, il gotico, l’aldilà e una certa cattiveria, oltre alla predilezione per i disadattati, come in un disegno in cui un bambino augura una brutta fine all’insegnante o quello di un gigantesco pagliaccio che fa a pezzi un bambino corredato di una poesia che recita così: “le rose sono rosse, le viole blu, un clown ha ucciso un bimbo, e l’ha mangiato perdipiù”.

© Riproduzione Riservata