Amava scegliere con cura le parole, a volte ne inventava di nuove, altre le pescava da ambiti diversi per associarle in maniera inedita, magari con qualche inglesismo, come, per esempio, nel caso di Fashion Algebra, titolo di una pubblicazione (Electa edizioni) che raccoglieva una selezione degli articoli pubblicati nella rubrica D.P., Doppie Pagine apparsa, fino agli anni Duemila, su Vogue Italia.
Traduttrice di formazione, Anna Piaggi è stata la più vivace, acuta, appassionata giornalista di moda dell’editoria non solo italiana, ma internazionale. A questa donna, che non usciva mai di casa senza un cappellino, ogni volta stupefacente, realizzato per lei dall’amico Stephen Jones, musa di tanti designer, a cominciare da Karl Lagerfeld, Jean-Charles de Castelbajac, a Yves Saint Laurent, viene finalmente dedicata una mostra.
Fortemente voluta da MinervaHub, principale gruppo industriale italiano del settore moda, specializzato in finiture, materiali e processi all’avanguardia per accessori d’alta gamma, e curata dalla giornalista Daniela Fedi, l’esposizione Anna Piaggi Parole e Taffetà, inaugurata in occasione di Milano Unica (fiera di tessuti e accessori), approda ora a Lineapelle con il Capitolo 2: Animalia. Dal 25 al 27 febbraio, a Rho fiera, nello spazio Hall 24 di Lineapelle, verranno esposti capi selezionati dall’archivio storico Anna Piaggi di MinervaHub accompagnati, naturalmente, anche da accessori in cuoio come borse, scarpe, ma anche mantelle di pelo e giacche di pelle.
Meravigliosi gli abiti in esposizione perché ognuno di essi racconta storie, rimanda a citazioni cinematografiche, rievoca aneddoti di quei meravigliosi anni in cui nasceva e si affermava il prêt-à-porter e in cui cominciano a emergere i creativi che non si chiameranno più couturier, ma stilisti, sostantivo questo utilizzato in primis proprio da Anna Piaggi nelle sue rubriche di moda, reso poi popolare da sua cugina, la sagace Natalia Aspesi, alle prese anche lei con le cronache di moda e mondanità. E per tornare alle parole, sono interessanti quelle che appaiono a fianco dei manichini: riportano alla mente la verve di Anna, le sue narrazioni degli abiti e la convinzione che «la moda è soprattutto cibo per la mente». Non resta che augurarsi di vedere questa mostra in uno spazio più istituzionale, a Milano o Parigi, affinché possa raggiungere un pubblico più ampio. Anna ne sarebbe felice.

Dalla seconda metà degli anni Ottanta a metà dei Novanta, Anna Piaggi ha tenuto una deliziosa rubrica anche sulle pagine del nostro settimanale (sopra). Il titolo da lei scelto era Fiera delle vanità non a caso perché un suo ritratto c’era sempre, in foto oppure in un disegno fatto per lei da uno stilista. Tanta poesia, ironia e qualche racconto da dietro le quinte.