Il ceo di Bulgari, Jean-Christophe Babin ha annunciato la nascita della Fondazione della Maison. Tra i vari impegni, si occuperà principalmente di sostenere le Arti, i mestieri, la creatività, la filantropia. Perché «la filosofia del restituire, del “give back”, consiste nel fare e sensibilizzare».
Sorriso gioviale e idee ben chiare, il ceo di Bulgari Jean-Christophe Babin ha annunciato a Roma la nascita della Fondazione Bulgari con un fitto programma di interventi nell’ambito archeologico, delle arti e dei mestieri, ma anche sociale.
Bulgari ha sempre fatto opere di mecenatismo di varia natura, perché solo ora è stata presa la decisione di istituire una Fondazione?
Bulgari ha sempre sentito il dovere di creare valore permanente attraverso un approccio di restituzione, un senso di cura per l’intera comunità. Nel tempo questo impegno ha preso forma attraverso tante iniziative dalle molteplici sfaccettature. La creazione della Fondazione Bulgari non vuole essere un punto di arrivo, ma di partenza.
La Fondazione Bulgari annovera tra i suoi impegni il sostegno all’arte, alla filantropia e al savoir-faire. Arte e sapienza del fare sono facilmente intuibili, ma perché un’azienda del lusso deve preoccuparsi anche di povertà, discriminazione, assistenza sanitaria?
L’umanità nella sua diversità è il dono più prezioso che abbiamo e i bambini sono le vere gemme dell’Umanità. La Fondazione Bulgari affronterà la coesione sociale ed economica sotto il segno dell’inclusività, sostenendo pari opportunità per tutti. Proseguirà il percorso iniziato 15 anni fa con Save the Children che ci ha permesso di raggiungere oltre due milioni di bambini nel mondo e, se l’istruzione può salvare vite umane, il talento può ispirarne altrettante. Bambini vulnerabili che hanno bisogno di un’opportunità di cambiare il corso delle loro vite attraverso l’istruzione, persone di talento che possono avere un impatto positivo sulla società, nuove generazioni di artigiani che ci permetteranno di non far scomparire antichi mestieri. La bellezza è la chiave di tutto. La bellezza passa attraverso il nostro lavoro quotidiano, le nostre meravigliose creazioni, ma deve essere concessa anche a chi non ha la possibilità di accedervi con facilità, in salute e con mezzi adeguati.
Ritornando all’arte, il vostro impegno sul territorio capitolino e veneziano è già noto: vi occuperete anche di progetti relativi alla produzione contemporanea?
La Fondazione Bulgari darà potere ai talenti di oggi, promuovendo e guidando iniziative di arte contemporanea e partnership con istituzioni culturali, favorendo esperienze artistiche innovative, offrendo visibilità ai talenti emergenti e facilitando contaminazioni e scambio creativo. Consolideremo ora ciò che abbiamo già iniziato da anni, attraverso diverse iniziative. Un esempio è il Premio Maxxi Bvlgari istituito nel 2017, un riconoscimento biennale nato in collaborazione con il Museo MAXXI di Roma e dedicato a giovani artisti che hanno realizzato le loro opere in Italia. A questo aggiungiamo la partnership con il Whitney Museum, che vede Bulgari come main sponsor delle prossime tre edizioni della Whitney Biennial, la principale esposizione di arte contemporanea americana. Lo stesso spirito ha animato la partecipazione di Bulgari alle ultime edizioni della Design Week milanese, dove artisti contemporanei hanno collaborato con la Maison romana. L’evoluzione dell’arte attraverso occhi giovani e visionari è un interesse che noi abbiamo da sempre e su cui ora più che mai ci concentreremo.
Avete istituito una struttura di professionisti al vostro interno per decidere su cosa operare, oppure valutate le proposte che vi vengono fatte dalle varie istituzioni?
Abbiamo un board di Fondazione che vede insieme diverse voci autorevoli in diversi ambiti. Il rapporto con le istituzioni in generale e con la città di Roma in particolare, è già avviato e consolidato, così come la partnership con Save the Children o le partnership con i Musei sopra citati. Procediamo, continuiamo, ma con una autorevolezza se possibile ancor maggiore e un progetto come quello della Fondazione interamente dedicato a questi tre impegni che il brand vuole portare avanti, il sostegno alle Arti, alla filantropia e al savoir-faire.
Secondo lei le Fondazioni possono cambiare davvero in meglio il rapporto città-cittadino?
Assolutamente sì. Se considera una città come Roma, solo per fare un esempio, i tesori da custodire sono tantissimi e spesso le istituzioni non riescono a far fronte a tutto. L’impegno del privato in questo ambito è fondamentale. Il cittadino che vede la propria città resa ancor più bella e ben tenuta non può che essere felice. La bellezza va preservata e resa fruibile.
Quanto migliora l’immagine di un brand attraverso la sua Fondazione?
Lo scopo della Fondazione non è migliorare l’immagine del brand. Bulgari ha una storia unica, un grande fondatore – Sotirio Bulgari -, che dalla Grecia è arrivato in Italia alla fine dell’Ottocento e grazie alla sua visione ha creato quello che oggi è riconosciuto come il più grande gioielliere italiano al mondo. Eccellente nella scelta delle pietre, nella combinazione dei colori, nella manifattura, nella creatività squisitamente italiana. La Fondazione Bulgari racconta un’altra faccia della medaglia, imprescindibile dal brand perché parte del suo Dna. È giusto e bello che esista.
Perché è importante praticare la filosofia del restituire, del «give back» Sarebbe consigliabile che ciascuno la applicasse?
Per Bulgari questa filosofia è strettamente legata a un profondo senso di cura e attenzione verso la comunità. Crediamo fortemente in ciò che facciamo e poter essere un esempio per altre aziende o anche solo per una singola persona, rende tutto ancor più importante. Ne aumenta il valore. «Give back» è faree sensibilizzare.