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Milano Fashion Week: il meglio dalle passerelle

Milano Fashion Week: il meglio dalle passerelle

Le sfilate che catturano l’essenza della moda, in una danza sensuale tra l’oggi e il domani.

La Milano Fashion Week Autunno Inverno 2025 si rivela ancora una volta come palcoscenico straordinario di creatività e innovazione, con sfilate capaci di emozionare e sorprendere.

Dai richiami nostalgici rielaborati in chiave contemporanea ai design sperimentali che sfidano le convenzioni, i più grandi nomi della moda offrono collezioni che definiscono il futuro dello stile. Ecco le highlight di questa edizione.

Jil Sander

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Jil Sander
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Milano Fashion Week: il meglio dalle passerelle

La sfilata di Jil Sander si dispiega come una luminosa metafora d’amore, un dialogo tra ombra e luce, tra rigore e morbidezza. Il buio avvolge la passerella, un sipario profondo da cui emergono figure scolpite, immerse in una colonna sonora onirica che culla lo spettatore in un vortice ipnotico.

L’oscurità, lontana dall’essere un limite, diventa la tela su cui si accendono dettagli vibranti: fioriture improvvise su abiti neri, piume e foglie che spuntano da lane inglesi, nastri che incorniciano silhouette scultoree. È un’eleganza urbana e notturna, dove la sartorialità si eleva in un equilibrio perfetto tra tensioni materiche e contaminazioni estetiche.

I richiami alla New Wave emergono nella libertà con cui i codici della tradizione vengono sovvertiti. Il nero si fa luce nelle lunghe strisce di paillettes, nelle superfici laccate e negli inserti metallici che punteggiano abiti e accessori. Cappotti dal taglio rigoroso si arricchiscono di dettagli in shearling blu, mentre la maglieria, in alpaca e cashmere, gioca con volumi estremi, ora avvolgente, ora ridotta all’essenza.

Nella palette cromatica, lampi di argento, rosso, bordeaux e lilla irrompono su una base dominata da bianco, nero e grigio, amplificando il gioco di contrasti che attraversa l’intera collezione. La costruzione sartoriale è raffinata, ma mai statica: una zip inattesa, un colletto ricamato, un inserto borchiato spezzano la perfezione formale, lasciando intravedere una sensualità sottile, quasi segreta.

Antonio Marras

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Antonio Marras
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Milano Fashion Week: il meglio dalle passerelle

Antonio Marras, con la sua poetica inconfondibile, trasforma la passerella in un palcoscenico carico di emozione e storia, dove moda e melodramma si intrecciano in una narrazione visiva densa di significati. Per la sua ultima collezione, il designer sardo attinge all’affascinante scoperta del melodramma La Bella d’Alghero, un’opera dimenticata del 1892, per restituirle vita attraverso il tessuto, il colore e la stratificazione concettuale.

La sfilata si sviluppa come un’opera lirica tessile, dove i personaggi e le atmosfere della storia riaffiorano nei dettagli sartoriali, nei volumi e nelle lavorazioni meticolose. L’ambientazione attinge al fascino senza tempo di Alghero e delle sue radici catalane, rievocando il mare e le pietre antiche della città attraverso una palette cromatica profonda e suggestiva.

La rosa, simbolo ricorrente, fiorisce in stampe, jacquard e flock, diventando un emblema visivo che unisce la passione per la bellezza effimera al senso di nostalgia. Il risultato è una collezione che celebra la moda come linguaggio espressivo, capace di rievocare e reinterpretare il passato con sensibilità contemporanea.

Marni

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Marni
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Un viaggio ipnotico nel mondo della moda, che unisce la sontuosa artigianalità di Marni con la freschezza irriverente della cultura underground. Il direttore creativo Francesco Risso, insieme agli artisti Olaolu Slawn e Soldier Boyfriend, ha dato vita a un’esperienza immersiva che va oltre la semplice presentazione di una collezione, trasformandola in un’opera d’arte vivente.

The Pink Sun, residenza artistica di un mese in cui il trio si è riunito in uno studio condiviso, si è tradotta in una collezione che fonde il passato, il presente e il futuro di Marni con un’estetica onirica e stratificata. Qui, il processo creativo non è solo esposto, ma diventa protagonista, tra giochi di luci soffuse e il profumo avvolgente dello spritz al vermouth.

La collezione stessa è un’esplorazione audace della trasformazione. I capi mutano in elementi fiabeschi, come se appartenessero a un universo incantato ma perfettamente radicato nella realtà. Un lupo diventa un abito finemente sartoriale, i fiori sbocciano dai tessuti di raso, la pelliccia sembra cadere a cascata dagli abiti come un’emanazione di pura fantasia. Il contrasto tra la ricchezza delle influenze storiche e l’energia spontanea della cultura underground crea un equilibrio precario, ma irresistibile.

Marco Rambaldi

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Marco Rambaldi
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Milano Fashion Week: il meglio dalle passerelle

La collezione Autunno Inverno 2025 firmata da Marco Rambaldi è un viaggio emotivo e profondamente personale, un inno alla memoria collettiva e alla tradizione reinterpretata. La passerella non ha solo presentato abiti, ma ha raccontato storie, intrecciando passato e presente in un abbraccio avvolgente, celebrando il concetto di famiglia.

Rambaldi costruisce una collezione che si nutre della tradizione e la reinventa con mano sapiente, come un uncinetto che, tra errori e correzioni, dà forma a un’opera unica e irripetibile. I pezzi vintage di ricerca emergono dagli armadi di famiglia per risplendere in una nuova luce, portando con sé non solo il peso del tempo, ma anche il valore affettivo della memoria. Il magico equilibrio tra il vecchio e il nuovo si manifesta in maglierie ricercate, motivi geometrici e dettagli che richiamano l’arte dell’uncinetto e del ricamo tramandata da generazioni. La collaborazione con Isa Seta per la lavorazione jacquard fil coupé e l’uso di mesh stampato a effetto trompe-l’oeil dimostrano come il brand sia capace di innovare pur mantenendo radici profonde nella tradizione.

La collezione appare così come un tributo alla fatica e alla bellezza della creazione, all’importanza di conservare e reinterpretare il passato per costruire il futuro.

Sette look della collezione hanno visto protagonista la ballerina Bata 130, reinventata attraverso un’estetica contemporanea e innovativa. Il modello iconico dell’azienda, che quest’anno celebra il suo 130esimo anniversario, è stato customizzato con nuove texture e dettagli inaspettati, mantenendo però il legame con la tradizione artigianale di Bata. Un dialogo tra heritage e modernità, tra comfort e sperimentazione, che esprime il desiderio di evolversi senza perdere la propria identità.

Max Mara

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Max Mara
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Sofisticata ed elegante, l’eroina di Max Mara attraversa la vita con una sicurezza invidiabile, ma non ignora la forza delle passioni che la animano. La maison si ispira così alle atmosfere gotiche e selvagge delle sorelle Brontë per la sua collezione Autunno Inverno 2025.

La silhouette si fa avvolgente e imponente, dominata da cappotti strutturati ispirati al mondo militare, redingote che scolpiscono la figura con tagli impeccabili e dettagli sartoriali che evocano il fascino dei gentiluomini di campagna. La rigidità delle linee trova il suo contrappunto nella morbidezza delle lane pettinate, nel puro cashmere e nei tessuti mouliné, che conferiscono una sensazione di calore e protezione, come un rifugio nelle brume dello Yorkshire.

Il tweed, simbolo della tradizione britannica, viene reinterpretato in una palette che richiama i colori della brughiera: le bacche rosse, le felci dorate, i verdi muschiati. Un’apparente ruvidità che cela una morbidezza sorprendente, segno distintivo della maestria artigianale di Max Mara. La collezione gioca con le stratificazioni e le proporzioni: i gilet, accorciati e dalle linee moderne, si sovrappongono a giacche strutturate, mentre i pantaloni alla zuava, reinventati con morbide pieghe, aggiungono un tocco di audace contemporaneità.

Quando cala la notte, l’eroina di Max Mara si abbandona a un’eleganza drammatica: il velluto nero avvolge la figura in abiti scenografici, mentre corpetti steccati reinterpretano la femminilità vittoriana con un tocco moderno. Il contrasto tra austerità e sensualità si esprime attraverso il gioco di texture e volumi, confermando la capacità della maison di creare capi che trascendono il tempo e le tendenze effimere.

Milano Fashion Week: il meglio dalle passerelle
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La sfilata di Etro per questa stagione si configura come un viaggio mistico tra mito, materia e metamorfosi, un intreccio di simbolismi che affonda le radici nella storia dell’umanità e nella sua incessante ricerca delle origini. Marco De Vincenzo si addentra in una narrazione densa e primordiale, dove l’atto stesso di vestire diventa un rito, un contatto con la materia che si stratifica, si fonde e si trasforma.

Il punto di partenza concettuale della collezione si rifà ai miti della creazione, dalle lacrime del dio Ra che generano api e miele, ai linguaggi virali di Burroughs e alle teorie che suggeriscono origini extraterrestri per la nostra specie. È da questo crocevia di narrazioni che prende forma la passerella di Etro: una cortina quasi onirica, un’opera del collettivo Numero Cromatico, su cui si proietta un bestiario senza confini temporali né tassonomici. Creature mitiche, animali reali ed estinti si intrecciano in un continuum simbolico che si riflette nelle scelte stilistiche e nei dettagli sartoriali.

Le silhouette si sviluppano con fluidità attorno al corpo, sottolineandone le forme per poi aprirsi in svasature leggere, asimmetrie dinamiche e frange in movimento. La stratificazione è il cuore pulsante della collezione: stampe sovrapposte, ricami tridimensionali, intarsi geometrici di paillettes, gommature che emergono come velature di un racconto antico e al tempo stesso futuristico. Le pieghe strutturano la vita, mentre su denim e velluto a coste si espande una flora fantastica, un universo visivo che brulica di vita e significati nascosti.

MM6 Margiela

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MM6 Margiela
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MM6 Maison Margiela continua il suo percorso di decostruzione e ridefinizione del guardaroba, presentando una collezione che gioca con il concetto di trasformazione e adattabilità. La sfilata è un esercizio di equilibrio tra la razionalità sartoriale e l’inaspettato, un’indagine sulla forma che si esprime attraverso contrasti tra ingrandimento e riduzione, espansione e compressione.

L’approccio di MM6 è sempre stato quello di rivelare il processo, mettendo in evidenza l’artigianalità dietro ogni capo. Questa stagione non fa eccezione, lavorando su silhouette archetipiche — il trench, il cappotto sartoriale, il completo, il polo, l’abito a colonna — e sottoponendole a un gioco di manipolazione volumetrica. Pannelli posteriori ampliano le proporzioni, creando una nuova fisicità, mentre cuciture esposte e drappeggi forzati suggeriscono un’idea di riduzione brutale, quasi una compressione della materia. Gli abiti aderiscono come una seconda pelle, dando l’impressione di essere stati schiacciati, mentre strutture rimovibili sulle spalle scolpiscono sagome affilate e drammatiche.

La palette cromatica è essenziale, dominata da toni neutri come marrone, grigio e nero, spezzati da accenti di rosso e turchese. La scelta dei materiali rafforza il carattere pragmatico della collezione: lane sartoriali maschili, pelli lisce, cotoni utilitari. Ogni elemento è pensato per enfatizzare la purezza della forma, senza distrazioni.

Milano Fashion Week: il meglio dalle passerelle
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Essere sé stessi. Credere in sé stessi. Infrangere le regole. Con la collezione Versace Autunno Inverno 2025, Donatella Versace riafferma l’essenza più autentica della Maison, una dichiarazione di libertà e individualità che si nutre del passato per riscrivere il futuro. In un gioco di citazioni e metamorfosi, il patrimonio iconografico della casa di moda non si limita a riemergere, ma si trasforma, si reinventa, trovando nuovi codici in un equilibrio perfetto tra rigore e sensualità, tra struttura e leggerezza, tra opulenza e istinto.

L’heritage di Versace Home diventa parte integrante della collezione: le stampe, le texture, le lavorazioni prendono vita sugli abiti, sfumando il confine tra moda e design, tra l’indossare e l’abitare, tra l’essere e il diventare. Il dialogo tra neoclassico e contemporaneo si traduce in silhouette scolpite e teatrali, gonne bustier iper-strutturate, giacche Spencer abbinate a volumi ampi e fluidi, cappotti sartoriali che evocano la grandiosità dell’architettura classica. Il pizzo della lingerie incontra la decostruzione punk, mentre le trapuntature ispirate alle tappezzerie si trasformano in abiti da sera scenici. L’uomo Versace sfoggia completi statuari che sembrano scolpiti nel marmo, con blazer dalle spalle decentrate, camicie in seta fluida e trench dall’eleganza monolitica.

I materiali raccontano una storia di eredità e innovazione. Il velluto, evocazione dell’infanzia di Gianni Versace e del savoir-faire sartoriale, si ritrova negli abiti da sera, impreziosito da dettagli scultorei in crystal mesh. Le tasche e i colletti borchiati della collezione Autunno Inverno 1991 ritornano sui capi sartoriali e nei denim giapponesi, mentre la pelle si impone come segno distintivo, in un contrasto materico con la morbidezza della seta stampata. Il risultato è un’estetica potente, che sovverte le regole della couture senza rinnegarne il rigore.

Ferrari

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Ferrari
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Nella nuova collezione Autunno Inverno 2025, Ferrari esplora il concetto di Officina come spazio di creazione, fusione tra tradizione e innovazione. Rocco Iannone ridefinisce il guardaroba attraverso un dialogo tra estetica e funzionalità, materia e forma, rendendo la sartorialità un tributo all’artigianalità e alla ricerca tecnologica.

La collezione si distingue per la ricchezza materica e la raffinata complessità dei trattamenti applicati ai tessuti. Le superfici sono lavorate per acquisire nuove identità: i pellami, ingrassati e spazzolati, evocano la patina del tempo; il denim si fa trompe l’oeil, mutando tra sfumature e illusioni cromatiche; i panni di cashmere, zibellinati, acquisiscono una morbidezza inedita.

Le silhouette sono scolpite, costruite con tagli sartoriali decisi, ma sempre bilanciate da una leggerezza dinamica. La maglieria segue due strade parallele: una linea aderente e lucida, dall’allure futurista, e una più tradizionale, caratterizzata da intrecci di trecce e coste che richiamano gli stucchi ornamentali. Gli impunture e le cuciture diventano segni grafici distintivi, trasformandosi in elementi decorativi che esaltano il design.

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