La nuova collezione Prada parte da una domanda. Miuccia Prada e Raf Simons si interrogano così sul concetto di femminilità nel mondo contemporaneo attraverso un gioco di dislocamenti, ricontestualizzazioni e contestualizzazioni.
Il duo creativo sfida le convenzioni tradizionali, ponendo domande sulla percezione collettiva della bellezza e sul mutamento costante delle sue definizioni.
Il linguaggio sartoriale di Prada si fa sperimentale, decostruendo e riconfigurando gli abiti attraverso un processo di riduzione e ridefinizione delle proporzioni.
Frammenti di capi si muovono liberamente sul corpo, privati della loro funzione originaria, trasformandosi in elementi fluidi e imprevedibili. Le silhouette emergono come il risultato di interazioni dinamiche tra strutture rigide e morbide, tra tessuti grezzi e dettagli raffinati.
L’assenza di rifiniture diventa un elemento distintivo della collezione, mettendo in evidenza la costruzione sartoriale con cuciture lasciate a vista e materiali atipici.
A contrastare questa estetica quasi brutalista, troviamo dettagli di un’eleganza più classica: gioielli, fiocchi, borse e decorazioni glamour che creano una tensione visiva tra il grezzo e il sofisticato.
Una dualità che riflette la molteplicità della femminilità, sfidando le definizioni univoche e suggerendo una visione più inclusiva e fluida.
L’allestimento della sfilata, ospitata nel Deposito della Fondazione Prada, amplifica ulteriormente il messaggio della collezione. Un’impalcatura metallica domina lo spazio, unendo elementi industriali a un raffinato tappeto firmato da Catherine Martin.
Il dialogo tra struttura e decorazione diventa metafora delle dicotomie che attraversano l’intera collezione, enfatizzando la complessità e la stratificazione del concetto di femminilità proposto da Prada.





