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Paris Fashion Week: i voti a tutto quello che abbiamo visto in passerella

Paris Fashion Week: i voti a tutto quello che abbiamo visto in passerella

Sperimentazioni audaci e una ricerca di equilibrio tra femminilità e contemporaneità.

La Paris Fashion Week Autunno Inverno 2025 è un gioco di contrasti, con Maison che consolidano la propria identità e marchi che cercano nuove direzioni. Alcuni designer reinterpretano con freschezza i codici del brand, mentre altri sembrano smarrire la bussola senza le figure chiave che li hanno resi grandi.

Tra sperimentazioni audaci e omaggi al passato, silhouette scolpite e dettagli raffinati, la settimana della moda apre a riflessioni sull’evoluzione del lusso e sul dialogo costante tra moda e contemporaneità.

Off-White

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Off-White
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Paris Fashion Week: i voti a tutto quello che abbiamo visto in passerella
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Senza Virgil Abloh, Off-White sembra ormai aver smarrito parte della sua identità dirompente, quel fragile equilibrio tra streetwear e alta moda che ne aveva decretato il successo.

La nuova collezione Autunno Inverno 2025, intitolata State of Resistance, si propone di esplorare il concetto di comunità e resistenza attraverso il linguaggio delle uniformi, reinterpretandole con un’attitudine punk.

E se da un lato il lavoro sulle silhouette – spalle marcate, zip-up tailoring, contaminazioni tra jersey e denim – cerca di mantenere vivo lo spirito originario del brand, dall’altro il risultato appare più esercizio stilistico che rivoluzione autentica.

La palette neutra, interrotta da accenti di viola, rosso e acquamarina, e l’ibridazione di elementi sportivi e sartoriali mostrano una volontà di continuità, ma l’energia sovversiva che Abloh infondeva in ogni collezione sembra ora incanalata in un’estetica più controllata, meno spontanea.

Acne Studios

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Acne Studios
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Paris Fashion Week: i voti a tutto quello che abbiamo visto in passerella

La collezione Autunno Inverno 2025 di Acne Studios si sviluppa attorno a un concetto di dualismo — tema ricorrente nelle sfilate di questa edizione — un tentativo di conciliare il legame profondo con la natura nordica con l’energia frenetica della città. Jonny Johansson esplora la tensione tra questi due mondi, evocando l’illusione della loro possibile coesistenza. Il risultato è un’esercitazione sui contrasti, dal punto di vista delle silhouette, delle texture e delle stampe.

L’ambientazione della sfilata, con uno skyline futuristico contrapposto a sculture tessili ispirate alla natura svedese, cerca di trasmettere questa dicotomia, ancora una volta invitando paragoni con altre simili scenografie. Se da un lato la sartoria si apre a volumi più morbidi e arrotondati, con riferimenti agli anni Settanta nei drappeggi e nei body scultorei, dall’altro si ha la sensazione di una collezione che non riesce a imporsi con un’estetica realmente distintiva.

La palette cromatica segue le coordinate degli anni Settanta con tonalità calde di marrone, avena, miele e bordeaux, dove il nero interviene come una nota grafica. Al contempo, l’uso dei materiali si muove su una linea di contrasto tra leggerezza e opacità, con shearling e finiture floccate che evocano l’usura di un oggetto amato nel tempo. Coerente con il DNA del brand ma privo di un vero guizzo creativo che la renda memorabile.

Chloè

Paris Fashion Week: i voti a tutto quello che abbiamo visto in passerella
Chloè
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Paris Fashion Week: i voti a tutto quello che abbiamo visto in passerella
Paris Fashion Week: i voti a tutto quello che abbiamo visto in passerella

Chloé continua il suo dialogo tra passato e presente, attingendo all’eredità della Maison con un nuovo sguardo. La collezione riflette un’evoluzione dell’estetica che ha reso il brand un’icona di femminilità disinvolta, romantica e reale. Tra riferimenti storici e dettagli moderni, emerge la volontà di bilanciare opulenza e semplicità, leggerezza e carattere.

In passerella, il richiamo alla «Chloé woman» delle epoche passate è evidente, ma senza nostalgia sterile: ogni look è un tassello di una storia che si rinnova, fatta di pezzi che sembrano tramandati e reinterpretati per il presente. La pluralità della femminilità è il fulcro della collezione, espressa attraverso silhouette morbide, tessuti fluidi e stratificazioni di emozioni più che di stili.

A dare un tocco speciale allo show, l’apparizione di Alexa Chung, perfetta incarnazione di quell’eleganza rilassata e sofisticata che ha reso Chloé un simbolo per generazioni di donne.

Vivienne Westwood

Paris Fashion Week: i voti a tutto quello che abbiamo visto in passerella
Vivienne Westwood
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Paris Fashion Week: i voti a tutto quello che abbiamo visto in passerella
Paris Fashion Week: i voti a tutto quello che abbiamo visto in passerella

La sfilata di Vivienne Westwood si è trasformata in un vero e proprio manifesto di energia, espansione e nuovi inizi, come suggerisce il simbolismo del numero 19. In un momento in cui i pianeti sono allineati in modo irripetibile, il brand ha colto l’occasione per ridefinire la propria identità, mescolando tradizione e modernità con una narrazione potente e ispirazionale.

Se Vivienne Westwood è sempre stata sinonimo di ribellione ed eleganza sovversiva, questa collezione ha voluto elevarla a una nuova dimensione, fondendo sartorialità e libertà di espressione. L’influenza dell’estetica britannica, con riferimenti chiari a Londra e ai suoi simboli di stile, ha aggiunto un tocco sofisticato e audace alla sfilata. I tessuti iconici come l’Harris Tweed e il tartan scozzese sono stati reinterpretati con un’attitudine moderna, dimostrando che l’eleganza può coesistere perfettamente con la provocazione.

Il legame con la tradizione sartoriale inglese e il mix tra la mainline Vivienne Westwood e la linea Andreas Kronthaler hanno così riportato alla mente gli anni Novanta, epoca d’oro della moda ribelle e senza compromessi.

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