Alla Fortezza da Basso di Firenze, la presentazione delle collezioni invernali 2024-2025 di 4.853 brand.
Puntuale come sempre, a ogni inzio d’anno, ai primi di gennaio arriva Pitti Immgine Uomo che inaugura nel 2024 la sua edizione n. 105, scegliendo finalmente un tema per nulla banale qual è quello del Tempo, soprattutto se visto in relazione con un’industria della moda così permeata di scansioni temporali, anticipazioni, previsioni. Pitti Time, quindi, si propone, in un certo senso, di riflettere non solo sui ritmi di produzione legati al mondo dell’abbigliamento, una delle questioni cruciali del settore post pandemia, ma anche sulla nostra epoca, cioè su una contemporaneità, in bilico tra accelerazioni virtuali e reali bisogni di dilatazioni. Questa dicotomia, oggetto di studio del fisico teorico Carlo Rovelli nel saggio L’ordine del tempo (Adelphi) titolo scelto anche dalla regista novantenne Liliana Cavani per il suo ultimo film presentato a Venezia, è un argomento molto sentito anche nell’ambito della moda. Che, da una parte, sforna collezioni Cruise e Capsule, mentre, dall’altra, introduce concetti come «stile timeless», «ricerca di heritage identitario» o addirittura «quite luxury», per parlare di capi che non passano di moda, che lasciano un segno di continuità negli armadi di padre/madre e figli/figlie. Una linea di corsi e ricorsi, un percorso che va avanti per tornare indietro attraverso citazioni, richiami e referenze. Il tutto in un clima che annulla le stagioni e i classici riferimenti geografici: campagna, città, montagna, nord, sud, Asia, Europa in un continuum condivisibile globalmente.Questo è ciò che avviene, a grandi linee, nella moda governata dalle grandi maison, ma è anche ciò che si evince dalle collezioni per l’Autunno/Inverno 2024-2025 presentate a Pitti Uomo dove i progetti sartoriali diventano anche etici e ecosostenibili, le linee heritage si arricchiscono di nuove performance grazie alla tecnologia, i capi in lana, di filiera certificata, sono perfetti per ogni stagione e clima, la quota innovazione si affianca a un lusso poco esibito, ma molto percepito da chi lo indossa. Insomma, sono tutti segnali del nostro tempo così come viene intuito, elaborato, culturalmente ritmato.
Sul versante, invece, della concretezza numerica e quindi del business, il Centro studi di Confindustria Moda fa sapere che: «Dopo il forte rimbalzo seguito all’emergenza pandemica, il 2023 si profila per la moda maschile italiana, così come per il Tessile-Abbigliamento nel suo complesso, come un anno di crescita decisamente più moderata».
Cosa comprensibile dato il contesto generale. Comunque, va evidenziato, che «nei primi nove mesi del 2023 le vendite di moda uomo risultano aver superato del +26,1 per cento (1,5 miliardi di euro in più in termini assoluti) il valore del medesimo periodo di quattro anni prima».










