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Pitti Uomo: quello stile da esportazione

Pitti Uomo: quello stile da esportazione

La moda maschile italiana è cresciuta del 72 per cento all’estero. per questo l’evento Firenze è decisivo.

I maggiori compratori di moda maschile made in Italy sono i francesi. Gli uomini francesi. Lo dicono i dati del Centro studi di Sistema Moda Italia che, per il periodo gennaio-dicembre 2023, riportano un aumento del più 16,8 per cento delle esportazioni in Francia del nostro menswear, per un totale di 1,1 miliardi di euro, pari al 12,2 per cento del totale settoriale. A ruota, seguono i tedeschi, a quota 10,3 per cento e, al terzo posto, gli americani con uno share del 9,3 per cento.

Il dato sorprende un po’ perché, se storicamente Germania e Usa hanno sempre guardato, appreso e imitato lo stile maschile italiano, acquistandolo, lo stesso non si può dire della Francia. Dai tempi di Alain Delon e Jean-Paul Belmondo, agli uomini d’Oltralpe bastava quel je ne sais quoi, quel misto di fascino e seduzione per essere eleganti e quindi incuranti del vestire. E invece, a quanto pare ultimamente le cose sono cambiate e da Louis Garrel, sex symbol del momento, a Timothée Chalamet e Romain Duris, lo chef di Emily in Paris, per intenderci, è tutto una citazione di lifestyle italiano, una rincorsa a una ricercatezza della nostra eleganza fatta di nuove pose e diversi atteggiamenti della mascolinità.

Ora, al di là di ogni amena considerazione, rimane la concretezza delle cifre riportate da Confindustria Moda, sulla base di dati forniti da Istat, che raccontano come la moda maschile italiana abbia raggiunto nel 2023 un fatturato di 11,8 miliardi di euro, in aumento del 4,9 per cento sugli 11,3 miliardi del 2022, con una quota export, dato importantissimo, cresciuta del 72, 3 per cento. Numeri confortanti con quel piacevole peso specifico che basta a rinvigorire gli animi degli addetti ai lavori presenti a Pitti Immagine Uomo, nella sua 106esima edizione per la presentazione delle collezioni primavera-estate 2025. Una vetrina importante ricca di brand, 790 in tutto, di cui il 43 per cento esteri, non solo per capire le tendenze future dell’abbigliamento maschile, non solo per scoprire su cosa si stanno concentrando i marchi di ricerca e più sperimentali, ma anche per cogliere le nuove sensibilità dello stile, di quel modo di vivere che ormai ci accomuna a livello internazionale: non a caso sono in aumento le presenze di produttori di oggetti di design, di beauty maschile, di accessori che stigmatizzano un certo modo di vivere.

«Pitti Uomo prosegue nel suo percorso di crescita, rappresentando per una community sempre più ampia un momento di incontro, di business e di approfondimento dei temi che attraversano la cultura della moda contemporanea» commenta Raffaello Napoleone, amministratore delegato di Pitti Immagine. «Le aziende, anche per la prossima stagione, hanno scelto di concentrare risorse e investimenti su Firenze e su Pitti che a sua volta offre ai brand una visibilità internazionale e un contesto sempre in evoluzione per incontrare gli interlocutori giusti». A questo si aggiunga l’importante lavoro del ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale e Ice – Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane che promuovono il ruolo di Firenze nella strategia di internazionalizzazione della moda italiana attraverso il sostegno a Pitti Immagine.

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Stefano Ricci
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Luigi Bianchi Sartoria
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LBM 1911
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