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ADRIAN DENNIS/AFP/Getty Images
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Luka Modric, storia della vera star di Russia 2018

Da bambino ha vissuto sulla pelle gli orrori della guerra in Jugoslavia, oggi è diventato eroe nazionale nonostante critiche e guai giudiziari

La finale del Mondiale 2018 ha premiato la Francia, capace di battere 4-2 la Cenerentola croata. Il premio di miglior giocatore del torneo è invece andato a Luka Modric, numero 10 della squadra allenata da Zlatko Dalić e simbolo di una cavalcata senza precedenti nella storia del calcio croato. Il fenomeno del Real Madrid ha commosso il mondo con la delusione per un sogno solo sfiorato, epilogo di una storia iniziata negli anni '90 con il dolore della guerra e la paura della morte.

Nato a Zara, città della Dalmazia croata che si affaccia sul mare Adriatico, Luka è cresciuto a Modrici, piccolo paesino montuoso che ha lo stesso cognome della sua famiglia e che si trova al confine con la Bosnia. Qui il piccolo Modric ha vissuto in prima persona i raid serbi seguiti all'indipendenza croata. Nelle ultime settimane è anche circolato un video, estratto da un documentario del filmaker Pavle Balenovic, dove un bimbo di 5 anni viene ripreso nel 1990 tra le pecore della croazia rurale. Quel bimbo sarebbe proprio Luka Modric.

Dopo l'assassinio del nonno paterno mentre pascolava con il suo gregge nelle campagne di Zaton Obrovački, i soldati serbi diedero anche fuoco alla casa della famiglia Modric. Grazie a Dio il papà di Luka Stipe e la mamma Radojka erano partiti poco prima alla volta di Zara, accolti come rifiugiati dall'hotel Kolovare. Fu proprio qui che il direttore dell'albergo notò il talento precoce del piccolo Modric con il pallone, segnalandolo alla società locale dello Zadar.

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Quando finì la guerra il direttore delle giovanili dello Zadar, Tomislav Basic, aveva già capito di avere tra le mani un fenomeno. Modric ottenne un preparatore personale e pochi mesi dopo andò in prova all'Hajduk Spalato. Uno dei club più importanti di Croazia decise però di scartarlo: "troppo esile, non ha il fisico per giocare a calcio". Per Modric, da sempre tifoso dell'Hajduk, fu una forte delusione ma un'altra grande squadra croata, la Dinamo Zagabria, non fece lo stesso errore portandolo nella capitale per crescere nella migliore accademia di calcio del paese.

I primi anni da professionista Modric va in prestito allo Zrinjski Mostar, squadra che gioca nel durissimo campionato bosniaco, e poi all'Inter Zapresic. Tutti rimangono estasiati dal suo talento: vince il titolo di miglior giocatore di Bosnia e poi di miglior promessa del calcio croato. Il ritorno alla Dinamo lo rende un perno della squadra con Milan Badelj e Mario Mandzukic e nel 2016 guida la Dinamo alla vittoria dell'undicesimo titolo nazionale. Il resto è storia recente: acquisto più importante nella storia del Tottenham, rimane in Inghilterra per 4 anni prima di scrivere la leggenda più recente del Real Madrid insieme a CR7.

Prima del mondiale in Croazia Modric stava vivendo mesi difficili per il coinvolgimento nel processo a Zdravko Mamic, l'uomo che lo seguì alla Dinamo Zagabria e che secondo gli inquirenti sarebbe colpevole di evasione fiscale, estorsione, corruzione e furto dalla casse del club. Luka ha testimoniato al processo in diretta nazionale e dopo aver ritrattato le sue prime testimonianze il popolo croato aveva chiesto addirittuta che gli fosse tolta la fascia da capitano. Dopo il Mondiale di Russia 2018 tutto è cambiato, la Croazia ha raggiunto il punto più alto nella sua storia calcistica e Modric ha vinto il premio di miglior giocatore del Mondiale. Ora è il simbolo di un paese che chiede a gran voce il pallone d'oro per il suo numero 10. Lui ringrazia: «Siamo delusi ma fieri. Non ho mai dubitato di me stesso, ho sempre creduto di arrivare qui dove sono oggi.... Grazie a Dio tutto questo si è realizzato».

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Matteo Politanò